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13 ottobre 2018

Intorno a me è tutto buio, non so che ora è ma so solo che se continuo a stare seduta qui fuori domani avrò la febbre a 39, ma non riesco, sono bloccata nei miei pensieri e dal forte dolore al petto che non vuole andare via. Le mie lacrime si mischiano alla pioggia che ricade su Torino che ormai mi ha bagnata completamente, ho freddo ma non tremo solo per questo, chiudo gli occhi cercando di placare il mio respiro, devo calmarmi ma ogni volta che me lo impongo va sempre peggio, sussulto quando un tuono riempie il silenzio che mi circonda e per istinto porto la mano dentro la tasca della felpa che indosso per prendere il cellulare. È ormai l'una di notte e spero che Filippo sia ancora sveglio studiando, di solito fa le ore piccole, clicco più volte il suo nome sullo schermo del cellulare visto che per colpa dell'acqua che ormai lo ha bagnato non funziona bene il touch e mentre lo faccio controllo cosa succede intorno a me, non c'è nessuno per fortuna ma non si sa mai.
Finalmente dopo due squilli risponde ma la voce che sento dall'altra parte del telefono non è quella del mio amico <<Empi...>> cazzo cazzo cazzo.
Faccio un respiro profondo cercando di calmarmi per apparire normale al telefono e nel frattempo Paulo pronuncia di nuovo il mio nome <<Paulo..>> dico sforzandomi ma la mia voce mi tradisce perché quasi non riesco a pronunciare il suo nome <<Chiara tutto okay? È l'una e mezza..è successo qualcosa?>>
<<N..no..ho sbagliato scusa>> Chiara respira, devi apparire calma, è ciò che mi ripeto nella mia testa e quando per un secondo rimane in silenzio sussulto per il tuono che sembra essere ancora più vicino del precedente.
<<Ma sei sotto la pioggia?>> mi chiede, come lo ha capito? <<Io...si>> ormai è inutile mentire, si sarà reso conto dal suono che era impossibile che io fossi dentro casa perché si sarebbe sentito più basso. <<Come? Sei impazzita? Ti viene la febbre>>
<<Ora..ora torno a casa>> spero che il rumore della pioggia sovrasti il tono spezzato della mia voce perché di parlare normalmente non riesco proprio <<Dove sei?>> mi chiede con tono più deciso e mi guardo di nuovo alle spalle, ho come la sensazione che ci sia qualcuno dietro di me ma non vedo nessuno ma sono sicura sia dovuto dal ricordo di quella sera. Nonostante siano passati undici anni ogni volta che piove di notte a Torino la mia mente torna a quella sera, in quel vicolo dove il mio peggior incubo è avvenuto.
<<Chiara, dove sei?>> la voce preoccupata di Paulo spezza il mio ricordo e senza pensarci due volte glielo dico e subito dopo sento dal telefono il rumore di una porta chiudersi e poi lui scendere le scale <<Paulo, non venire>> dico subito, non voglio che mi veda in questo stato, non ho bisogno di nessuno, sono forte, riesco a superarlo da sola, d'altronde lo faccio da quando ho dieci anni.
<<Arrivo in cinque minuti, mettiti sotto qualcosa>> dice per poi chiudere la telefonata immagino perché stia guidando, ormai il danno è fatto e sarei stupida se me ne andassi.
Odio la pioggia, odio la pioggia per avermi fatto sbagliare cliccando il nome prima sul cellulare, odio la pioggia, odio la pioggia di notte perché c'era lei quando è successo quel che è successo, non si può vivere in un mondo dove esiste solo la notte serena?
Porto le gambe al petto e le abbraccio appoggiando la guancia sulle ginocchia, non riesco a respirare e sento che l'intera città mi crolli addosso, cercando di pensare a cose belle per non riportare la mia mente a quella notte ma il rumore dell'acqua che colpisce la strada e il buio intorno a me non aiutano.
Resto in questa posizione per qualche minuto, intrappolata nei miei pensieri, nei miei incubi finché una luce più forte mi illumina tanto da farmi strizzare gli occhi e subito dopo la figura di Paulo con un ombrello sulla testa viene verso di me e quando si siede al mio fianco per coprirmi con l'ombrello giro lo sguardo dall'altra parte per non farmi vedere da lui in questo stato.
<<Tremi come una foglia, vieni in macchina>> posa una mano sul mio braccio e con fermezza ma senza farmi male mi solleva ma appena vede il mio viso noto subito la preoccupazione sul suo aumentare ancora di più, dovrò essere orribile.
Sento qualcosa allo stomaco, è una sensazione strana che non ho mai provato prima, non capisco però se si tratta di congestione dovuta dal freddo o dagli occhi di Paulo che hanno incrociato i miei <<Chiara cazzo...che è successo?>> abbasso lo sguardo per cercare di fermare le lacrime ma invano e così faccio l'unica cosa che potrebbe darmi un po' di sollievo, appoggiarmi al suo petto portando le braccia attorno alle sue spalle, resta un attimo immobile forse preso dalla sprovvista e subito mi pento di questo gesto sentendomi una stupida ma prima che io possa staccarmi mi avvolge la vita con il braccio sinistro stringendomi di più a lui mentre con la mano destra tiene l'ombrello che ci ripara dalla pioggia ma non dal freddo della notte.
Il calore del suo corpo fa contrasto con la me versione ghiacciolo e il dolore al petto sembra cessare <<Andiamo in macchina>> mi sussurra all'orecchio continuando a stare abbracciato a me e quando mi stacco mi mette un braccio attorno alle spalle per avvicinarmi di più a lui in modo tale da starci entrambi sotto l'ombrello, non appena saliamo in macchina accende il riscaldamento ma in realtà si sta bene già così, adesso tutto appare più caldo rispetto al mio corpo. Sta in silenzio proprio come la sera delle giostre ma mentre guida posa la sua mano sulla mia che invece sta sulla mia coscia e la sposta solo quando deve cambiare la marcia, so che non stiamo andando a casa mia ma a casa sua, riconosco la strada ma non ho alcuna forza di obiettare quindi mi lascio semplicemente andare sul sedile godendomi il caldo della macchina e la sua stretta di mano consapevole però che questo silenzio non durerà a lungo ma che giustamente vorrà delle risposte, stupido cellulare e stupida pioggia se non fosse stato per lei avrei cliccato il nome giusto.
Appena entriamo nel suo appartamento la valigia con il borsone da allenamento sono in mezzo alla stanza <<Quando mi hai chiamato ero a casa da cinque minuti per questo sono qui in mezzo>> mi spiega interrompendo il silenzio e annuisco <<Ti devi fare un bagno caldo, se no domani hai la febbre>> annuisco di nuovo e lo seguo in bagno e apre l'acqua della vasca che piano piano si riempie e mentre aspetto lui va nella sua cabina armadio per prendere dei vestiti puliti. Avrei dovuto dirgli di portarmi a casa, e non qui, anche se stare di nuovo sola è l'ultima cosa che voglio e forse è per questo che non l'ho fatto.
Quando il mio corpo entra a contatto con l'acqua bollente quasi mi viene voglia di alzarmi perché brucia, ma invece mi rilasso appoggiando il collo al bordo della vasca e chiudo gli occhi lasciando che il dolore tormenti il mio corpo così che possa sostituire quello che provo dentro di me. La pioggia fuori sembra essersi calmata rispetto a venti minuti fa ma ormai il vuoto che ha lasciato dentro di me rimane.

Quando esco dal bagno con i vestiti di Paulo lo trovo seduto sul suo letto con addosso anche lui una tuta e non appena nota la mia presenza alza lo sguardo verso di me e allunga la sua mano che afferro e cammino per poi sedermi al suo fianco <<Ti va di parlare?>> mi chiede con incertezza, ormai avrà capito che non mi piace esprimere a voce alta i miei sentimenti ma questa volta non è così perché per sua sorpresa annuisco. Mentre ero immersa nell'acqua ho pensato alla sensazione di prima, non appena ho incrociato lo sguardo con il suo, quella sensazione che ho provato allo stomaco non era congestione ma fiducia e gratitudine perché nonostante gli avessi detto che avevo sbagliato, nonostante non ci conosciamo da troppo tempo lui è venuto lì da me e stare al suo fianco mi ha fatto sentire bene.
Sul suo comodino c'è una tazza fumante che mi porge <<È the caldo, niente camomilla>> nonostante la situazione accenno un sorriso perché si è ricordato di quando gli ho raccontato che detesto il sapore della camomilla. Ne sorseggio un po' ripensando ancora alle parole che gli dirò e lui in silenzio aspetta, non sono sicura di raccontargli tutta la storia ma il giusto per spiegargli questa serata.
<<Non sono pazza..non ero sotto la pioggia perché sono pazza>>inizio il mio discorso con una precisazione, non vorrei che lo pensasse <<Mai pensato>> mi sorride e gli sorrido anche io. Prendo un respiro <<Sono uscita a fare due passi perché non riuscivo a dormire e ne sono finita lì al parco dietro casa ma dopo un po' ha iniziato a piovere>> in realtà non la si poteva neanche chiamare pioggia quella, sembrava che da un momento all'altro arrivasse la fine del mondo. Lui annuisce stando in silenzio e dopo che bevo un altro sorso di the alzo lo sguardo sui suoi occhi che mi trasmettono sicurezza <<Ho paura della pioggia..della pioggia di notte, soprattutto come quelle di stanotte sai vento forte e tuoni..>> sospiro e inizio a giocare con il laccio dei pantaloni della tuta con la mano libera per rilassarmi <<Perchè..perché mi riporta a un momento che ho vissuto in passato...>> riesco solo a dire prima che la mia voce si spezzi di nuovo proprio come è successo in chiamata. La mia mano viene ricoperta dalla sua e intreccia le sue dita con le mie e accarezza con il pollice la superficie della mia mano lasciandomi riprendere fiato e aspettando che io fossi calma per parlargliene <<E nonostante siano passati undici anni quando piove di notte così ritorna come se fosse un flashback di un libro e vado nel panico, ecco perché mi hai trovata così>> tengo lo sguardo basso e quando lo alzo i suoi occhi mi fissano ma non come temevo, non mostra pietà, non voglio che nessuno provi pietà per me ma noto la preoccupazione ed è come se riuscisse a capirmi e quando penso che dica "mi dispiace" o chieda qualcosa in più fa un respiro profondo e gira lo sguardo su una cornice che è poggiata su una mensola <<È dura superare alcuni momenti che hanno segnato la propria vita, anche se passano anni>> guardo anche io la foto che ritrae lui con un pallone da calcio in mano da piccola e il padre al suo fianco che lo guarda sorridendo.
<<Grazie per aver condiviso questo momento con me>> mi dice poi girandosi di nuovo al mio fianco <<So che ti viene difficile, l ho capito fin da subito che fai fatica ad aprirti con le persone ma quando hai bisogno di un amico e di un paio di orecchie in più io ci sono, avvolte condividere il dolore con qualcuno aiuta invece che tenertelo tutto per te>> accenno un sorrido e mi stringe in un abbraccio. Chiudo gli occhi godendomi il contatto con il suo corpo, le sue braccia strette sulla mia vita e il suo respiro sul mio collo, sento sicurezza, sento che posso fidarmi di lui.
<<Grazie..>> sussurro prima di staccarmi e lui allunga il braccio sul letto e porta Patrick in mezzo a noi e sorrido prendendo il pupazzo e sederlo sulle mie ginocchia <<Mettiti comoda che ti faccio vedere il film più bello della storia>> si alza <<Ma...non hai gli allenamenti domani?>> chiedo e scuote la testa <<No, riposo perché sono tornato oggi quindi non hai via di scampo signorina possiamo fare le ore piccole guardando film come due quindicenni >> sorrido e mentre lui prende l'iPad dal comodino io mi stendo alzando leggermente i cuscini per stare mezzo seduti ma quando fa partire Spongebob scoppio a ridere <<Ah i poteri di spongebob>> dice lui e sorrido.
Grazie alla sua compagnia, alla sua voce, e semplicemente alla sua presenza al mio fianco riesco a stare meglio, a non pensare alla pioggia che cade fuori...

——
Ecco a voi il capitolo, è molto importante perché piano piano si inizia a sapere qualcosa di più sul misterioso passato di Chiara che tanto la tormenta, spero vi sia piaciuto e come sempre se volete lasciarmi una vostra opinione sapete che la leggo molto volentieri😘
-Chiara❣️

Mi número diez - Paulo DybalaWhere stories live. Discover now