La loro famiglia, sua madre, quella casa. Lo stesso Harry.

Perché a causa di suo padre, il ragazzo dagli occhi verdi era finito a vivere una vita non sua. A causa di suo padre, Harry era diventato un riflesso invisibile in uno specchio triste. A causa di suo padre, si era arreso ad una dipendenza che, anziché salvarlo, non aveva fatto che ucciderlo ogni giorno, sempre di più.

Solo in quel momento si rese conto di quanto stesse diventato esattamente come lui. Vuoto, triste, solo. Alla disperata ricerca di qualcosa in grado di lenire il dolore, trovando una soluzione nel posto peggiore, l'unico in grado annientare un cuore malandato ancora di più. E si odiò per questo. Si odiò per essere stato debole come suo padre, per essersi comportato esattamente come lui. Si odiò così tanto da desiderare di poter tornare indietro ed aggiustare le cose.

E fu questione di un attimo, davvero. Non dovette nemmeno pensarci eccessivamente.

Si alzò dal letto di scatto, scostando le lenzuola e lanciandole lontane, come volesse dimenticarsi del loro peso sul suo corpo stanco. Schiacciò i piedi nudi sul pavimento, camminando a passo svelto e dettando un ritmo deciso e continuo, esattamente come il battito del suo cuore, improvvisamente così forte, così sicuro. Non lo sentiva così da tempo. Probabilmente, non lo sentiva così dalla notte di fine anno, quando la ragione della sua emozione era stata Louis.

Il pensiero lo fece muovere ancora più velocemente.

Spalancò la porta della propria stanza con tale forza che temette di romperla definitivamente, ma non si preoccupò troppo. Si diresse verso le scale, cominciando a scendere al piano inferiore quasi freneticamente, stringendo il corrimano e concentrando lo sguardo sul movimento delle proprie gambe. Una volta nel salone, Harry osservò l'ambiente circostante, individuando le bottiglie abbandonate sul tavolino da caffè. Si affrettò in loro direzione, afferrandole una ad una ed incastrandone alcune sotto al braccio, altre fra le dita sottili. Aprì la porta d'ingresso e percorse il portico, scendendo i pochi scalini e raggiungendo la strada. Una volta lì, si guardò intorno prima di trovare un cassonetto. Si avvicinò, alzò il coperchio e gettò le bottiglie vuote al suo interno.

Poi tornò dentro casa, correndo in cucina e aprendo ogni cassetto, ogni sportello, il frigorifero e persino il forno – per accertarsi di star facendo le cose correttamente. Ogni volta che rinveniva una bottiglia contenente dell'alcol, Harry, semplicemente, svitava il tappo e rovesciava il contenuto nel lavabo, osservando come il liquido denso abbandonasse il vetro e scivolasse silenzioso lontano dal suo sguardo.

Lo fece sentire così bene.

Continuò finché le bottiglie non furono finite e l'alcol dimenticato. Finché non sentì un velo pesante sollevarsi dal proprio petto e volare via, oltre la finestra della propria stanza, fondendosi nel cielo e trasformandosi in polvere di stelle, illuminando una distesa di nero che Harry non avrebbe mai pensato di poter trovare così bella.

Pensò di essere ancora in tempo. Perché non importava più cosa fosse successo. Non importava quali mali avesse dovuto subire, quali ferite avesse dovuto guarire e quante notti avesse dovuto passare in bianco. Non importava perché Harry non era suo padre, e non lo sarebbe mai stato. Non importava perché aveva già perso ogni cosa, persino ciò in cui non aveva mai sperato, ma che era stato così fortunato da ottenere e che si era lasciato scivolare dalle mani, come uno stupido. Non importava perché aveva ferito l'unica persona che avesse mai amato, ma no. Harry non sarebbe comunque stato come suo padre.

Harry avrebbe reagito.

Quindi non esitò quando fece cadere lo sguardo sulle bustine che teneva fra le mani tremanti. Osservò quella contenente la polvere bianca, e tutte quelle piene di pillole dai mille colori, allegre ed invitanti, ma perfide e subdole. Non esitò quando chiuse gli occhi. Non esitò quando cominciò ad aprirle una ad una, facendo scivolare il contenuto lontano, gettandolo nel gabinetto di fronte a lui e beandosi della scena, che rendeva ora quella sua via di fuga così impotente, superficiale, priva di senso. Non esitò quando sospirò lentamente, sentendo il proprio petto farsi leggero, il suo cuore più vivo, le mani più soffici, le labbra più rosse. Non esitò quando gli parve di sentire le catene ai suoi polsi e alle sue caviglie sfumare come fossero sabbia trascinata via da un vento che, finalmente, tirava a suo favore. Non esitò quando tirò lo sciacquone, fissando il modo in cui il turbinio d'acqua spingeva lontana la droga di cui si era cibato fino ad uccidersi.

BITE [in revisione]Where stories live. Discover now