.CAPITOLO 39.

146 8 0
                                    

P.o.v. Camille

-"Giuro che se non la smetti di agitarti ti cavo gli occhi." Sammy si mette composta sulla sedia e mi guarda con il sorriso più malizioso che sia mai potuto posare sul suo viso, sembra che abbia una carica di adrenalina in corpo tale da poter correre una maratona, non sembra avere nemmeno i postumi di una sbronza.

-"Mi hai appena detto che gli hai fatto una sega. Come posso mantenere la calma, dio hai tipo sverginato un ragazzo." io le tappo la bocca prima che possa dire altro di imbarazzante.

-"Sei oscena." la sento ridere sotto alla mia mano e alla fine mi unisco anche io.

***

Altre due settimane sono passate dal primo 'contatto davvero intimo' con Harry abbiamo continuato a uscire e a comportarci come coppia, anche se in verità non c'è niente di ufficiale, almeno per ora, negli ultimi giorni si sta allontanando e nelle uscite in gruppo non è mai spigliato e se stesso come di recente.

Stasera dovremmo vederci in centro anche con gli altri e spero di poter chiarire la situazione perché continuare così non fa bene ne a me e ne a lui, non capisco quale sia il problema, visto che stava andando tutto bene anche se credo che, se il problema fosse la nostra relazione non definita sarei disposta a mettere un punto. Solo per lui, mi sono sul serio affezionata al ragazzo dolce e cordiale che sto frequentando. Scendo di casa una mezz'ora prima dell'appuntamento in modo da poter fare la strada a piedi, cammino lungo il marciapiede sistemando di tanto in tanto la tracolla della borsa che mi cade dalla spalla, continuo a camminare fino a quando non mi sembra di riconoscere qualcuno.

Mi avvicino sempre di più alla ragazza che aspetta l'autobus accanto alla panetteria, visto la mia notevole vicinanza, anche lei si accorge di me e per un minuto che sembra un'eternità continuiamo a guardarci negli occhi, sento la bile iniziare a salirmi per la gola e nel petto un peso mi fa venire la nausea.

-"Non ci credo..."sussurra e io vengo come investita, un treno mi passa sopra e mi impedisce di respirare regolarmente, continuo a guardarla in uno stato quasi catatonico e non è cambiata di una virgola se non per i capelli decisamente più corti, mi fa male lo stomaco a vederla qui davanti a me, con quel sorriso beffardo e senza rimorso.

-"Camille ti trovo bene." mi schernisce per posare il borsone che aveva prima in mano accanto ai suoi piedi, incrocia le braccia al petto, sotto al seno squadrandomi dalla testa ai piedi.

-"Avevi promesso che non saresti tornata." non ho la minima intenzione di mostrarmi debole, non dopo tutto quello che ho passato per fortificarmi.

-"Non sono qui per te. Non ritenerti tanto importante, sono solo passata per prendere le ultime cose e perché no, fare una vacanza a casa." il modo in cui pronuncia la parola 'casa' non fa altro che aumentare la mia nausea. Sono una foglia, nonostante lo sguardo fermo tremo tanto da sentirmi venire meno le ginocchia.

-"Bene, allora vedi di non farti vedere tanto in giro." faccio per allontanarmi non sopportando il suo sguardo, sto tremando, le mani stringono la tracolla della mia borsa come se fosse l'unico appiglio al momento.

-"Hai tirato fuori le palle adesso? Non hai più paura appena senti il mio nome?" mi afferra per un polso e mi gira verso la sua figura, risucchio l'aria e non la lascio andare fino a quando non mi lascia. Ho lo sguardo terrificato che saetta sul mio polso, stretto dalle sue unghie laccate di nero.

-"Eccola. Questa è la Camille che conosco, femminuccia." ha il viso a due centimetri dal mio e mi sento svenire, mi sfarfallano le palpebre tanto il male alla testa.

-"Non credi di aver fatto abbastanza in quattro anni? Lasciami in pace Carly. Eravamo amiche, un minimo di pietà." una lacrima abbandona il mio occhio ma non me ne preoccupo, lo squarcio che si era risarcito da poco nel mio cuore è appena stato riaperto, rivederla è stato come mettere il sale su una ferita appena aperta.

.Moments.Where stories live. Discover now