.CAPITOLO 13.

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P.o.v. camille

Se dio vuole oggi la scuola finisce e iniziano le vacanze di Pasqua, due settimane in cui non devo fare niente se non pochi compiti dati dalla scuola, due settimane che avrei dovuto passare con Sam ma a quando pare, le carte in tavola sono cambiate. Dalla litigata non abbiamo ancora chiarito, la vedevo a scuola, le passavo accanto e la sua indifferenza faceva sempre più male bloccando la mia voglia di chiarire, di trovare un punto di incontro. Mi faccio prendere dal panico, pensando che magari è davvero finita tra di noi, pensando che davvero ho perso l'unica persona che mi teneva in piedi, ad ogni sguardo carico d'odio rivedevo lo sguardo di Carly, ogni occhiataccia mi riportava verso il basso.

Sono di nuovo sola e in questo periodo la mancanza di mamma si fa sentire sempre di più, passo i pomeriggi incollata al computer a vedere serie tv. E' venerdì e appena uscita da scuola mi sono fiondata a casa per farmi una doccia e adesso sono alla fermata dell'autobus per andare poi al centro commerciale. Ho decido di andare a fare del buono e sano shopping senza pensare a nulla se non a me. Aspetto dondolandomi sui talloni e la canzona che ho nelle orecchie si stoppa, facendo stoppare anche me e prima che possa prenderlo dalla borsetta la mia suoneria inizia a suonare sia nelle cuffie che dal dispositivo stesso. Un numero non salvato in rubrica lampeggia sullo schermo e mille possibilità si fanno spazio davanti agli occhi, alla fine decido di rispondere.

-"Pronto?" mentre rispondo tolgo le cuffie per poi appoggiare il telefono tra l'orecchio e la spalla mentre con le mani cerco di infilare d nuovo il filo degli auricolari in borsa.
-"Camille! Sono Cheryl." sorrido sentendo la voce di mia cugina che risuona dolce nell' autoparlante del telefono.

-"Cheryl, che bello sentirti come stai?" chiudo di nuovo la borsetta e mi siedo.

-"Sto bene, tu come va lì?" la sua voce è squillante e mi mette un sacco di allegria, ha sempre avuto questo dono, la sua chiamata era proprio quello di cui avevo bisogno.

-"Bene diciamo, è tutto un po' incasinato." Emetto uno sbuffo impercettibile che scommetto la bionda abbia comunque sentito.

-"Tua mamma mi ha detto che non ci sarà per pasqua e quindi ti volevo fare una proposta." l'autobus arriva e io mi affretto a salire prendendo un posto vicino al finestrino, cercando di prestare comunque attenzione alla ragazza all'altro capo del telefono.

-"Dimmi ti ascolto." Faccio passare due dita tra i capelli portandoli poi appena dietro l'orecchio.
-"Che ne dici se faccio passare Matt e ti faccio venire a prendere? Passi la Pasqua con noi e poi ti riportiamo lì in tempo per la scuola." sorrido elettrizzata, non vedendo effettivamente l'ora di riabbracciare sia lei che Matt.

-"Per me sarebbe fantastico sicura che io non rechi disturbo?" non voglio comunque approfittarne.
-"Ma figurati ci fa solo piacere e poi mia mamma è d'accordo. Lunedi Matt sarà lì da te. Ci vediamo Koala" la saluto ringraziandola un'ultima volta e non mi rendo conto che l'autobus è arrivato a destinazione. Entro nel centro non troppo affollato e dopo aver passato un'ora abbondante tra negozi vari, esco con un'aria sconfitta e nervosa visto che non ho preso niente, è così difficile trovare qualcosa che si adatti al mio corpo come piace a me. Io sono dannatamente difficile.
Decido di prendere un caffè da Starbucks, non che io ci vada a braccetto ma la fila al bar normale era troppo lunga e di aspettare in piedi per mezz'ora non è quello che avevo in programma entro e ordino. Mentre prendo posto a sedere sento la cameriera urlare un nome che riconosco, o meglio che mi sembra di riconoscere.

-"Harreh" sorrido per il modo in cui pronuncia il suo nome e quando lo vedo alzarsi da un altro tavolo sbuffando, sorrido ancora di più. Il riccio prende il suo ordine, paga ed esce senza dare troppo nell'occhio. Per un momento mi passa per la testa di andare a parlargli ma mi riprendo quasi subito, sono sicura che ancora mi odi per quello che è successo quindi evito.

.Moments.Where stories live. Discover now