.CAPITOLO 2.

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Sobbalzo svegliandomi dal mio sonno con un infarto, uno di quelli che ti rimangono e che ti tolgono anni interi a causa del rumore assordante che proviene dal mio orecchio sinistro. Con ancora il cuore che batte veloce nel petto e un mal di testa che si dissolve solo dopo svariati secondi, mi alzo e prendo il mio telefono per poi trascinare il dito sullo schermo e quindi spegnere la sveglia.

Attirata dal calore che la coperta mi forniva, mi rimetto giù e richiudo gli occhi, beandomi del silenzio che regna sovrano e della luce fioca che arriva dalla cucina. Gli incubi ogni tanto mi impediscono di avere dei sogni puliti e che prendano tutta la notte. Quindi quando riesco a trovare un po' di pace la mattina, non ci penso due volte e a rimanere a letto. Con un gesto involontario, mentre cerco di addormentarmi di nuovo, giro la testa aprendo gli occhi e incontrando l'orologio appeso alla parte. A prima occhiata non ci faccio caso ma poi, aprendo di più gli occhi mi rendo conto dell'orario e per poco non cado a terra con una schienata.

Mi alzo ancora intontita e cercando di metabolizzare il chi, il dove e il quando. Ma la visione che mi si offre davanti è quella della bionda stravaccata sul divano e i capelli arruffati sparsi per tutto lo schienale.
Ci risiamo, bene, che lo spettacolo abbia inizio.
-"Sammy!" urlo e intanto prendo il lavoro svolto ieri sera dal divano su cui ero sdraiata prima, è un po' stropicciato ma lo infilo prontamente nel libro e inizio a sistemare la coperta e i cuscini appoggiandoli allo schienale.

Se la situazione non fosse ancora chiara, mi occuperò io stessa di precisare, ci siamo addormentate sul divano e come se non bastasse siamo tremendamente in ritardo. Non che sia una novità per me, come ho accennato la mattina se trovo un po' di pace, sono solita di rimanere a letto. Ma quando siamo entrambe in ritardo non possiamo contare sul sostegno reciproco a campanella suonata. Quindi meglio sbrigarsi.

-"Cosa c'è da urlare?" sbuffa e si stropicciata gli occhi, rimane ancora stesa con la coperta avvolta intorno alla gambe. Gliela tiro via e scommetto che una miriade di brividi si sono impossessati delle sue gambe, deduco di avere ragione quando fa una faccia contrariata e si stringe le ginocchia al petto.

-"Siamo in ritardo, bella addormentata. Alzati!" vado al piano di sopra e apro di poco la stanza di mia mamma, forze non dovevo urlare. Spero non si sia svegliata, volevo controllare se fosse tutto apposto e solo quando me ne assicuro sono pronta a continuare a fare quello che stavo facendo.

È li che dorme sul suo letto, sospiro e richiudo la porta. Avete visto? Non è vero che non mi importa di lei, certo sono cinica e alcune volte davvero stronza nei suoi confronti ma infondo è pur sempre mia madre. Vado in camera con l'intento di vestirmi e dopo aver infilato jeans e felpa, mi preoccupo di prendere dei vestiti anche per la ragazza al piano di sotto. Appena scendo, dall'ultimo scalino la vedo e con mia grande sorpresa è già in piedi, mentre si sta truccando guardandosi allo specchio dell'ingresso. Non esce mai senza almeno un po' di mascara, non che non sia bella, solo che non ne fa mai a meno, sinceramente non ho mai capito se questo rapporto con il trucco fosse solo di piacere o di stretto bisogno.

-"Sammy ti ho preso un'altra felpa." gliela lascio sul divano, e lei mi ringrazia con un mugolio mentre è impegnata a mettersi il mascara attenta a non infilarsi lo scovolino nell'occhio. Mentre infilo uno stivaletto vado in cucina e mi verso un po' di caffè, stando attenta a non inzuppare i capelli, nel termos che ormai porto con me di consuetudine.

-"Grazie Cam. Dobbiamo comunque passare da casa mia due secondi che devo prendere lo zaino. Non avevo preventivato di dormire da te" continuala la frase con sarcasmo e io ridacchio alzando gli occhi al cielo. Afferro il mio di zaino e senza l'assoluta delicatezza la spingo fuori da casa mentre si sta infilando una scarpa, rischiando quasi di farla cadere.

-"Ok, si va bene, dai dai." siamo arrivate quasi al cancello e subito mi rendo conto del freddo che sento a contatto con le braccia, sbuffo e mentre Sam continua verso casa sua io torno indietro, apro la porta e afferro il cappotto dall'attaccapanni, rischiando addirittura di farlo cadere, ma questi sono dettagli.

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