Capitolo 14

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Nathan's pov

Autumn è una delle persone più calme che io conosca. Non ha mai alzato la voce, non si è mai arrabbiata sul serio, non ha mai risposto male. Eppure ha appena finito di dare una ginocchiata ai gioielli di famiglia di Thomas. Che diavolo ti ha fatto?, le avevo mimato, ma ha scosso la testa ed è andata via. Non ha corso, non è fuggita. È andata a passo normale, leggero, come se dovesse elaborare ancora il tutto. Ma proprio perché Autumn è calma, so che quel pezzo di merda le ha fatto qualcosa.
Le mie gambe decidono per me, ignorano i richiami di Luis e mi ritrovo ben presto davanti all'idiota. Ha ancora la faccia dolorante. «Che le hai fatto?»

«Io?» Thomas inarca un sopracciglio, anche se continua a fare smorfie di dolore. «È Autumn che mi ha colpito, Nathan, credo che questo sia abbastanza evidente.» Crede pure di essere furbo. Sento Morgan affiancarmi, con le braccia incrociate e lo sguardo impassibile. So che sta fingendo, in realtà è arrabbiata. Come me.

Prendo Thomas per la camicia e lo avvicino a me con fare minaccioso. «Te l'ho chiedo un'altra volta. Cosa le hai fatto?» Le persone ci guardano, bisbigliano tra loro, la musica si è fermata, ma non mi interessa. Autumn è la mia priorità, in questo momento. Suo padre potrà anche cacciarmi, i ragazzi di qui potranno smettere di parlarmi, e non me ne importerebbe assolutamente nulla. Non voglio che qualcuno le faccia male. Chiedo troppo, se vorrei che al suo fianco avesse qualcuno di premuroso e che l'amasse sul serio?

Thomas non sembra intimidito. Di fatto, mi scoppia a ridere in faccia. «Non ci credo, Nathan. Tu hai una cotta per lei.» Dato che rimango in silenzio a guardarlo male, lui piega un po' la testa verso destra. Lascio la presa, lui si aggiusta piano la camicia, forse per irritarmi. Come se non fossi al limite di scoppiare già di mio. «Autumn è off limits. Né tu, né altri potrete mai averla.»

«Non è un oggetto, razza di rifiuto umano.» Sbotta Morgan, facendo cadere la maschera di indifferenza che si era messa. «Spero che ti lasci presto, idiota.»
La sua mano si chiude velocemente in un pugno, che va dritto in contatto con il naso di Thomas. Sento un crack, ma evito di pensarci. Lo stronzo numero 1 urla qualcosa sul suo naso, probabilmente Morgan glielo ha rotto. Sorrido, soddisfatto. Bene, se lo merita.
Merita anche di più, in realtà. Tipo essere investito da un furgone.

«Ah che bella sensazione.» Mia sorella si gira a guardarmi. Ha un accenno di sorriso, ma è un sorriso di circostanza. Lo riconosco quando lo fa. In realtà è preoccupata pure lei. «Va' da lei, fratellone. Credo proprio che abbia bisogno di te.» Annuisco e esco dalla sala dove si stava svolgendo la festa. Non credo che riprenderà. Ci sono troppi pettegolezzi, adesso, troppi pensieri per ritornare a ballare come nulla fosse.
Mi fermo in mezzo ad un corridoio. Non ho la più pallida idea di dove sia andata e se é tornata a casa sua non so dove abita. Morgan dove andrebbe, in una situazione del genere? Io dove andrei? Di certo vorrei stare da solo, andarmene da qualche parte all'aria aperta appena ne ho la possibilità. Trovo un'uscita di sicurezza qualche metro più avanti di me, così mi affretto a raggiungerla. L'aria fredda mi investe appena esco, ma mi sento meglio quando intravedo i ricci di Autumn da lontano. Avevo ragione.
Cerco di evitare la morsa nel mio stomaco quando mi rendo conto che sta piangendo e mi avvicino.

«Summer.» La chiamo, appena sono vicino. Non ho la più pallida idea di che cosa dirle. Dovrei già dirle che Morgan ha rotto il naso di quell'idiota? «Stai bene?» Così me ne esco con la cosa più stupida che potessi dirle. Cerco di rincuorarmi pensando che non è colpa mia, che non ho colpe sul fatto che quando lei è vicino fatico a dire la cosa giusta, o fare la cosa giusta.

Autumn annuisce, e non me ne sorprendo. Si asciuga velocemente le lacrime che scorrono ancora sulle sue guance e cerca di sorridere. «Sì. Solo... non avevo mai dato un calcio lì, dove non batte il sole, a qualcuno.»

Lo dice con così tanta innocenza che mi viene da ridere. «Per essere la prima volta sei stata davvero brava. Complimenti, Summer.» Dovresti colpirlo così più spesso, penso, ma evito di dirlo. Non sembra divertita quanto me, di fatti alza gli occhi al cielo. Poi mi chiede se secondo me a Thomas passerà la rabbia. Non so come dirle che non passerà, non con lui. Non so come dirle la rabbia che ho visto negli occhi di quel ragazzo, la voglia di farle male. La voglia di fare male a me. Così le dico che Morgan gli ha rotto il naso. E lei sembra stare meglio. Ma di fatto, continua ad essere triste. Ha ancora le lacrime agli angoli degli occhi e io vorrei disperatamente fare qualcosa per farla stare meglio. Le prendo una mano. «Vieni, ti porto in un bel posto.»

«Dove?» Le nasce un sorriso spontaneo sul viso. Mi chiedo se sia questo il vero senso della vita. Incontrare una persona, rassicurarla quando sta male fin quando non sorride di nuovo. E poi basta, perché finalmente ti senti completo. Le bacio il palmo della mano mentre camminiamo verso la mia auto. So che non dovrei, che è sbagliato, ma non mi interessa. Ho così tanta voglia di farlo, così poco autocontrollo quando siamo così vicini, che non m'importa neanche un po'. «Nate...» Sospira lei, quando le mie labbra sono ancora sulla sua pelle. La lascio a malincuore, con lentezza, come se ogni centimetro che metto tra noi fosse una coltellata al petto.

«Scusa.» Bisbiglio piano, senza lasciarle però la mano. Il mio autocontrollo è andato a puttane, ma almeno c'è lei. Lei che potrebbe mandare a quel paese il suo ragazzo, invece ci rimane e continua a rimanergli fedele. Non ho idea del perché lo fa, non ho idea del perché non lo lascia, ma capisco che se tra noi succedesse qualcosa, qualsiasi cosa, Thomas lo scoprirebbe. E per lei sarebbero un bel problema.

Scuote piano la testa, avvicinandosi così tanto a me che quando camminiamo le nostre spalle si toccano. «Non ti stavo chiedendo di smettere.» Per poco non inciampo suoi miei stessi piedi. Però mi tornano in mente le parole di Thomas. Lei è off limits, Nathan. Chi diavolo è lui per dirlo? Summer non è un oggetto. È unicamente di se stessa, è di chi ama. Di certo non è di quella testa di rapa. Quella ginocchiata se l'è proprio meritata.

«Allora dovresti proprio specificare cosa vuoi, Summer.» Mi giro a guardarla, lei ha le guance arrossate. Se lei mi desidera tanto quanto la desidero io, non manca molto prima che anche il suo autocontrollo vada a farsi benedire. Ed io non mi opporrò di certo. L'unica cosa che farò sarà innamorarmi di lei fino a farmi male e proteggerla da quei due mostri. Forse era lei quello che cercavo qualche mese fa. Stavo male perché non avevo lei, non avevo un motivo per sorridere sul serio. Per sentirmi amato in ogni mia sfaccettatura. Ma quando lei mi guarda così, con le guance arrossate e gli occhi che brillano di felicità, quando lei mi stringe più forte la mano e si avvicina, quando lei mi guarda con premura, come faccio a non sentirmi amato?

~Angolo autrice~
Lo so, avevo detto che avrei cercato di scrivere questo capitolo in modo più lungo, ma non volevo forzare troppo questa situazione. Il prossimo sarà molto più lungo, Summer finalmente si aprirà di più con Nathan e magari chissà... i due ammetteranno finalmente che non sono semplici amici? 🤔
Ps. Il prossimo aggiornamento non dovrebbe essere tra molto. Grazie per essere ancora qui ❤️

Off limitsWhere stories live. Discover now