Capitolo 13

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Autumn's pov

Odio le feste. Le ho sempre odiate e credo che lo farò sempre. Quella musica assordante a farti male alle orecchie, la luce troppo bassa, i corpi sudaticci che si scontrano con il tuo. Un incubo. Quando mio padre organizzava feste del genere con i suoi amici, quando ero piccola, io e mia madre ci chiudevamo sempre in camera mia. Lei si metteva a leggermi le mie storie preferite, mentre io l'ascoltavo in silenzio. Lei ha fatto tanto per me, ed io l'ho ripagata con la morte.
«Muoviti, Autumn.» Thomas stringe con troppa forza le mie spalle, sorridendo per finta alle persone che ogni tanto si girano a guardarci. «Voglio andare dai miei amici e non posso se tu ti muovi come una lumaca.»

Cerco con tutta me stessa di non alzare gli occhi al cielo, di non sbuffare o fare qualunque altra cosa che potrebbe infastidirlo. Non ho voglia di sentirlo gridare, né tantomeno domani voglio una ramanzina da parte di mio padre. «Allora vacci, Thom.»

«Non senza la mia ragazza. Che figura ci faccio?» Fai la figura di uno stronzo, imbecille, penso. Nella realtà faccio spallucce e accelero il passo, guardandomi intorno. Non ho mai visto gli amici che Thomas sta frequentando, ma non ci vuole molto che io individui Morgan, Kyle, Nathan, Luis ed il suo ragazzo, di cui mi sfugge il nome. Purtroppo loro sono al bar, e Thomas si sta dirigendo da tutt'altra parte. Purtroppo, o menomale. Non vorrei mai che loro fossero amici di Thomas, già mi è preso il terrore quando mi ha presentato Nate e Luis come suoi amici. Per fortuna cambia amici come si cambia i boxer.

«La figura di un'idiota. Anche io voglio andare dai miei amici, possibilmente senza di te.» Mi accorgo che le parole sono scivolate fuori dalle mie labbra prima che io potessi fare qualcosa per fermarle. E mi accorgo anche, troppo tardi, di aver detto proprio quello che non dovevo. Sento la rabbia di Thomas nella sua stretta e ne vedo l'ombra nelle sue iridi. Sono nei guai. Guai belli seri per la mia incolumità, tra lui e mio padre non so chi sarà il primo a perdere la pazienza. Thomas mi lascia le spalle e mi gira bruscamente verso di lui. Le sue labbra si attaccano alle mie con prepotenza, con ira, con possesso. Mi viene da vomitare. È una delle persone che più odio al mondo. Prima me stessa, poi mio padre, infine lui.
Odio e ho odiato solo tre persone in tutta la mia vita. Quell'odio vero, quel rancore incontrollato e quella voglia matta di fuggire lontano da chi si detesta. Mi viene quasi da ridere: io non posso in nessuno dei tre casi.

«Non fare la puttana, Autumn.» Sussurra quando le nostre labbra sono ancora vicine. Ma quando è troppo, è troppo. Un istinto si irradia in tutto il mio corpo, fino a farlo diventare realtà. La mia ginocchiata colpisce la parte sensibile di Thomas, che si abbassa per il dolore lasciandomi. Tutti gli occhi sono puntati su di noi, anche di chi vorrei non mi vedesse così. Come Nathan, ad esempio. Mima qualcosa con le labbra, ma non riesco a comprendere cosa dice, così scuoto piano la testa e mi allontano. Ho bisogno d'aria. Ho bisogno di allontanarmi da quel mostro. Tutte le volte che mi ha lasciato lividi, che mi ha insultato, che ha voluto fare sesso quando io non volevo. E non mi sono mai ribellata, mai. Perché me lo merito per ciò che ho fatto alla mamma. Ma lei vorrebbe sul serio questo? La donna che mi rivolgeva sorrisi tristi quando papà aveva finito di picchiarla, la donna che mi ripeteva di essere forte, quella che mi asciugava le lacrime quando piangevo da bambina... la donna che dato la vita per la mia non approverebbe questo. Non dovrei sacrificare la mia vita, perché il suo gesto sarebbe invano.

Prima che possa anche solo capire, le lacrime stanno già scendendo sulle mie guance. Ho pianto una sola volta per la sua morte, quando ho capito che sul serio mia madre non c'era più. Ho pianto ininterrottamente da quel momento fino ai giorni del funerale, due giorni dopo. Poi ho smesso e non ho più ripreso. Ma adesso è diverso. Adesso sento la sua mancanza in ogni respiro tremolante che faccio, in ogni fibra del mio corpo. Darei così tanto per rivederla un'altra volta, solo un minuto, solo per dirle che le voglio bene, che mi manca, per vedere finalmente un sorriso vero sul suo viso.

Mi stringo le braccia al corpo, presa da un brivido improvviso. Almeno ho i suoi occhi. Almeno, ogni volta che mi guardò allo specchio posso impegnarmi per vedere lei. E alcune volte ci riesco. La vedo e sorrido, perché fisicamente siamo uguali. Stessi occhi, stessi capelli scuri, stesso sorriso finto. Eppure in me non c'è nulla del suo coraggio.

«Summer.» Nathan si avvicina piano, come se avesse paura che io possa scappare lontano, come un cervo spaventato. «Stai bene?» Una domanda stupida per una che è in lacrime, ma capisco che non sa cosa dire. Non è facile consolare qualcuno che piange.

Annuisco, cercando di cambiare discorso. Mi asciugo le guance umide con i palmi delle mani, costringendomi a non piangere. «Sí. Solo...non avevo mai dato un calcio lì, dove non batte il sole, a qualcuno.»

Nate scoppia a ridere. «Per essere la prima volta sei stata davvero brava. Complimenti, Summer.»

Alzo gli occhi al cielo. «Si riprenderà, secondo te?» So che non è grave, qualche dolore ed è finita, intendo dalla sua rabbia. Thomas sa essere calcolatore e sa aspettare. Potrebbe vendicarsi di questo anche tra un anno, se gli conviene. Ed io ho paura di quanto terrò ad alcune persone tra un anno. Ma Nate fa finta di non capire, probabilmente perché non vuole dirmi cosa ne pensa sul serio. Ovviamente. La rabbia non gli passerà. Non passa, non con i tipi come lui.

«Dal calcio sì, ma dal naso rotto ci vorrà un po'. E forse gli rimarrà storto.» Ignoro il sorriso sadico che ha. Guardo istintivamente le sue mani, ma non ha segni di aver dato un pugno a qualcuno. Che diavolo mi sono persa in cinque minuti?

«Nathan, io non ho fatto nulla al naso di Thomas.» E neanche tu. Che mio padre abbia avuto un attimo di umanità? Il pensiero è così assurdo che lo scarto subito. È di uno stronzo che stiamo parlando, infondo.

«Tu no, ma Morgan sì.» Istintivamente mi scappa un sorriso. Ha rotto il naso del mio ragazzo... per me. Solo ed esclusivamente per me. Nathan sembra fiero, ma sorride ancora di più quando mi prende per mano e dice: «Vieni, ti porto in un bel posto».

~Angolo autrice~
Avete tutti i motivi per uccidermi per metterci così tanto ad aggiornare, mi dispiace tanto. Spero che mi sia fatta perdonare (mi farò perdonare anche tra qualche capitolo, lo giuro). In realtà non volevo che il capitolo fosse così concentrato sulla madre di Autumn, ma poi mi sono resa che è molto necessario che lei ne parli, almeno per il momento nella sua testa.
Cosa pensate che sia accaduto alla mamma di Summer? E Nathan dove la sta portando?
Alla prossima,
-sil

Off limitsWhere stories live. Discover now