Capitolo 5

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Nathan's pov

La prima settimana di college vola. Passo le mie giornate a frequentare la mattina lezioni e a passare del tempo con i miei amici il pomeriggio, quando non studio.
Svolto all'angolo a destra, diretto non so dove nell'atrio del college. Mia sorella è con Kyle in questo momento e Luis con Jasper; non voglio fare il terzo incomodo di nessuno, così mentre loro si vedono io mi faccio le passeggiate per il college.
Un passatempo noioso, me ne rendo conto, ma almeno perdo un po' di ore.
L'anno scorso ho legato con alcune persone, insieme a Luis, ma quelli con cui avevo passato più tempo hanno cambiato college. Chi è andato più lontano, chi ha abbandonato, chi è andato in uno più prestigioso; e così adesso mi ritrovo da solo, in un certo senso. Solo in queste situazioni.

Mentre svolto nell'altro corridoio, vado addosso a qualcuno. Come per istinto allungo le mani e afferro il corpo esile che stava per cadere. Ha i capelli ricci spettinati, alcuni le coprono il volto e gli occhi. Sorrido; è la ragazza che ho visto il primo giorno di college dal direttore e la fidanzata di Thomas. Alza i suoi occhi blu nei miei e sembra riconoscermi. Il suo nome, nonostante Thomas me l'abbia presentata, mi sfugge. Era qualcosa come... «Hey. Summer, giusto?»

Spalanca gli occhi e si morde il labbro, prima di schiarirsi la voce e rispondermi. «In realtà è Autumn, Nathan.»

Le lascio la vita, che avevo preso prontamente per non farla andare con la faccia al suolo. Nessuno mi chiama mai Nathan, se non è per qualcosa di serio. Ogni singola persona con cui faccio amicizia mi inizia a chiamare Nate seduta stante. Ma non lei. Lei è educata, riservata e maledettamente bella. «Scusami.» Mi passo una mano tra i capelli come faccio ogni volta che sono imbarazzato e cerco quella poca sicurezza che mi rimane. «Sono una frana con i nomi.»

Autumn fa spallucce. Non sembra infastidita, né scocciata. Ha solo due occhiaie profonde sotto gli occhi e gli angoli della bocca rivolti verso il giù. «Non importa. Capita a tutti.» Fa per superarmi, quando noto un piccolo livido intorno il suo polso. È abbastanza grande da essere notato, ma non è quello ciò che mi mette in allarme. È la forma.
La forma di polpastrelli e dita, se vogliamo essere precisi.

Mi si chiude improvvisamente la gola e la riafferro per la vita. «Stai bene?»
Porto lentamente di nuovo lo sguardo sul suo livido, cercando di farglielo capire con gli occhi. È di un colore scuro, come quello di una prugna, quindi non è di oggi. Ma è sicuramente di ieri o dell'altro ieri. I suoi occhi seguono il mio sguardo e appena si rende conto si allontana di scatto da me. Lascio che le braccia mi cadano lungo i fianchi. Che diavolo le prende?

«Sí.» Mi risponde, levandosi le ciocche di capelli da davanti al viso. «Non è niente.» Sposta lo sguardo verso il corridoio, forse cercando qualcuno con cui allontanarsi da me, però ci siamo solo noi due. «Tu stai bene?»

Mi sembra stupido chiedermi come sto io, dopo aver visto il suo livido. Gliel'ha fatto Thomas? O qualche teppista? Forse il direttore per cui lavora? «Ovvio.» Però le rispondo lo stesso, perché mi sembra scortese non farlo. Autumn si dondola sui talloni e ripete che non è niente. So che sta mentendo: è una fottuta mano impressa sul suo polso. Chiunque gliel'ha fatto è perché lei si è ribellata di fare qualcosa e questa persona l'ha costretta. Ho solo paura di cosa. L'ho vista due volte, ma non merita di essere maltrattata. Mi preoccuperei anche per una persona appena vista. «Ti credo, Summer.»

«Il mio nome è-» «Io credo che ti si addica di più Summer di Autumn.» La interrompo sorridendo. «Summer mi ricorda l'estate e l'estate è mare. I tuoi occhi sono blu mare.»

Lei corruga la fronte, ma sembra anche un po' divertita. «Beh, mi dispiace di dirti che all'anagrafe mi hanno segnato Autumn. Adesso, se non ti dispiace...» Guarda dietro di lei, infine punta i suoi occhi nei miei. «Ciao, Nathan.»
La saluto con un segno del capo, poi lei continua con la sua strada e io con la mia. Per tutto il tempo, però, non faccio che pensare a chi possa aver fatto del male ad Autumn. Non ho idea di che cosa dovrei fare, come comportarmi, o se parlarne con Thomas, che è il suo ragazzo. Ma se poi fosse stato lui ad averle lasciato quel segno? Magari si incavolerebbe ancora di più con lei e farebbe di peggio.

Chiudo gli occhi e mi appoggio alla parete. Che cazzo devo fare adesso?
Magari parlarne con Luis, Morgan, Kyle e Jasper mi aiuterà, ma non voglio rovinare i loro momenti di coppia. A parte che Kyle sarebbe capace di darmi un pugno, ma a parte questo, mi sentirei in colpa e basta. Meglio aspettare domani, sperando che ad Autumn non succeda niente.

Respiro profondamente, apro gli occhi e metto le mani in tasca. Non posso farci nulla, al momento. Inizio di nuovo a camminare, fino ad arrivare alla caffetteria del college. Ci sono alcuni studenti di un gruppo, concentrati in una ricerca, una coppia di fidanzati e un gruppo di amiche che ridono a voce fin troppo alta. Mi mordo il labbro e ordino un caffè, non sapendo che altro fare.
Vedere Autumn in quello stato mi ha turbato più del dovuto. Nessuna ragazza dovrebbe essere toccata in quel modo, neanche se è un livido. Magari oggi lo è, ma cosa succederà quando alla persona che gliel'ha procurato scapperà un pugno? Non credo di volerlo sapere.
«Il tuo caffè.» Risponde il ragazzo al bancone del bar, porgendomi la bevanda. Mi pare che Luis, l'anno scorso, aveva una cotta per lui, ma non ne sono sicuro. In questo posto lavorano sia lui sia suo fratello, ma non ho mai capito chi è chi.

«Grazie.» Gli dò qualche dollaro di mancia e poi me ne vado, ignorando le occhiatine che mi rivolgono le ragazze del tavolo vicino al bancone.

~ Angolo autrice ~
Spero che il capitolo vi piaccia. Vi prego di lasciare un voto, mi renderebbe felicissima. Grazie ❤️

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