"Sì, è normale," disse lei riponendo gli oggetti nella tasca del camice. "Ha bisogno di riposare. Ma non deve preoccuparsi," sorrise di nuovo. "Vedrà che si sveglierà presto," concluse, e Louis annuì debolmente.

"La ringrazio."

"Non deve," mormorò lei. Si voltò in direzione del comodino, afferrando lo scatolone e facendo il giro del lettino per avvicinarsi al castano. "Questi sono i suoi oggetti. I vestiti, la giacca e quello che aveva nelle tasche quando è arrivato al pronto soccorso," disse. "Abbiamo dovuto tagliare tutto, quindi le consiglio di portargli un cambio di indumenti per quando riprenderà conoscenza."

"Certo," rispose Louis prendendo la scatola e appoggiandola sulle proprie gambe. "Lo dirò ai ragazzi. Sono ancora qui fuori?" domandò inarcando un sopracciglio. L'infermiera annuì.

"Sì, se n'è andato solo uno," rispose. La sua espressione si fece morbida e soffice nel momento in cui si voltò in direzione della figura addormentata di Harry, sorridendo di un sorriso triste e battendo lentamente le palpebre. "È il suo fidanzato?" domandò poi. Le sopracciglia di Louis schizzarono in aria e distolse lo sguardo, chinando il capo e mordendosi il labbro.

"No," mormorò. "Non esattamente."

"Ma è una persona importante," continuò lei lisciando le lenzuola e aggiustandole leggermente. Louis sorrise debolmente, annuendo tra sé e sé.

"Sì," sussurrò. "Molto importante," pensò a voce alta, e la donna si voltò in sua direzione. Nascose le mani nella tasca del camice e inclinò dolcemente il capo.

"Sono sicura che gli faccia piacere la sua presenza," disse senza distogliere lo sguardo. Quando Louis la guardò, incrociando le sue iridi castane, non riuscì a trattenere un sorriso.

"Lo spero," fu ciò che rispose. Poi, dopo averlo salutato con un cenno della mano, l'infermiera si allontanò, aprendo la porta e sparendo dalla stanza, lasciando Louis ed Harry soli insieme ad uno scatolone pieno di ricordi che il castano non era sicuro di voler ripercorrere.

Sospirò pesantemente, facendo cadere lo sguardo sugli oggetti riposti ordinatamente all'interno delle pareti di cartone. La prima cosa che trovò furono le scarpe, all'interno di un sacchetto di plastica. Le estrasse e le mise ai piedi del letto. Prese poi la giacca di Harry, che aprì stendendola accuratamente, per poi alzarsi dalla sedia per appenderla al gancio sulla porta. Trovò anche la maglietta ed i suoi pantaloni, sgualciti e rovinati. Erano stati tagliati non appena era entrato in sala operatoria, ed ora non erano altro se non un paio di stracci ricoperti di sangue secco. Rabbrividì al pensiero e li lanciò nel cestino, nascondendolo in un angolo per evitare di vedere quel disastro una volta di troppo. In fondo allo scatolone, poi, Louis trovò il cellulare, il portafogli, il pacchetto di sigarette, l'accendino e la collana con l'aeroplanino di carta, arrotolata alla rinfusa e riposta in una seconda bustina più piccola.

Appoggiò la scatola in terra, sfilando la catenina dall'involucro e facendola cadere nel palmo della propria mano. Per un solo istante gli parve bollente, quasi incandescente, come avesse potuto sciogliere la sua pelle e cadere al suolo con un tonfo. Quando sfiorò il ciondolo con la punta delle dita, però, si fece improvvisamente gelida, al punto che pensò istintivamente di lanciarla lontana, per evitare che lo ferisse.

Non riuscì a distogliere lo sguardo, osservando l'aeroplanino d'argento in ogni suo particolare, avvicinandolo al proprio viso e respirando lentamente. Fece correre le iridi blu sul viso del ragazzo dai capelli ricci, stanco, ma sereno.

Harry era proprio un aeroplanino di carta, non è così?

Era pallido e leggero, morbido al tocco, e scivolava sotto le dita del mondo, così soffice e rilassante. Era semplice, come un foglio, ma allo stesso tempo elaborato, come i movimenti delle mani e dei polsi che piegano la carta e le danno una forma complessa. Era studiato ed era misurato, come l'inclinazione perfetta necessaria per fare in modo che l'aeroplanino potesse volare. Era silenzioso come il sibilo della carta che taglia il vento e sfreccia nell'aria, sereno come il momento in cui precipita, morbido come le mani che lo afferrano prima che si incrini al suolo. Era speciale, perché sapeva volare, nonostante nessuno si aspettasse che un semplice foglio potesse essere così tanto di più.

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