37. La consegna.

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La consegna.

ARIZONA'S POV

Harrison e Grace si congedano una volta usciti dal ristorante, mentre Thomas mi stringe a se e li osserva sorridente.

«Io mi fermo da lei, stanotte.» ci informa, prima di lasciarle un tenero bacio a fior di labbra e noi li salutiamo con, rispettivamente, due abbracci.
«Fate i bravi, non voglio diventare zio prima del previsto!» scherza Thomas, battendo un palmo sulla spalla del suo migliore amico e tutti ridiamo alla sua battuta, soprattutto Grace, che dice un:«Non scherzare, nemmeno per sbaglio!» ilare.

Io, invece, ho lo stomaco in subbuglio. Devo in qualche modo trovare una scusa per lasciare che Tom non mi segua una volta a casa, quindi opto di fare l'ultima cosa che avrei voluto: mentirgli.

«Andiamo a casa anche noi, oppure vuoi ancora andare a bere qualcosa?» mi chiede, guardando la coppia salire in auto e mi stringo nel cappotto che indosso, sospirando con il cuore pesante.

«A proposito, Bonnie mi ha chiesto di andare da lei...» le luci ad intermittenza dell'insegna del locale alle nostre spalle creano un gioco di luci e ombre sul volto di Tom, quando si volta verso di me per potermi guardare. «...è un problema?»

«No, certo. Andiamo.» mi prende per mano e nel momento in cui inizia a camminare verso l'auto il cuore mi precipita nello stomaco.
Non può venire e mi sento dolorosamente in colpa, perché non sto veramente andando dalla mia amica.
«No, fermati. - lo trattengo e lui arresta i suoi passi. - Serata tra donne.» sorrido colpevole, ma lui non si scompone. L'aria fredda mi fa librare in aria diverse ciocche di capelli bionde, sento che le guance si stanno arrosando e questa volta non a causa del freddo. «Mi accompagni a casa? Così mi posso cambiare e mettere più comoda...» non guardarmi così amore mio, ti supplico.

«Oh, si. - si gratta distrattamente il mento. - Ti porto a casa, allora. Pensavo di portarti da lei.»
annuisce e mi ritorna alla mente, in modo quasi morboso, l'ultimo messaggio di Oliver, che recitava: Forse non ci sarò, ma posso fidarmi di te. Hai fatto un'ottima scelta, biondina.

Saliamo in auto e controllo l'orario, sono già in ritardo. L'auto di Thomas sfreccia per le strade di una Londra assopita, non ci sono passanti sulle strade e il traffico diurno sembra essersi dissolto in una nuvola di vapore. Sono poche le auto che incontriamo durante il tragitto e nel momento in cui posteggia l'auto in garage, lo saluto. «Grazie amore, ci vediamo domani. Sono in ritardo, devo scappare.» parlo velocemente e senza lasciargli il tempo di rispondermi corro nel palazzo, entro in casa e mi spoglio dall'abito elegante.

Il ritardo aumenta a dismisura. Indosso la prima tuta sportiva che mi capita in mano, racchiudo i capelli in una coda di cavallo e agguanto lo zaino che mi ha dato Oliver, l'ultima volta che ci siamo visti.
Controllo che all'interno ci sia ancora il pacco e quando mi rendo conto che è ancora lì, sospiro.
Ora non posso più tirarmi indietro. Non adesso.

Nel frattempo, sento la porta di casa di Thomas chiudersi e capisco che ho via libera.
Non voglio che mi veda, altrimenti rischierei di ricevere domande molto scomode, a cui però non potrei dare una risposta.

L'orologio segna mezzanotte in punto. Il ritardo ammonta a venti minuti: sono nei guai. Perché la puntualità è davvero importante e io sto giocando con il fuoco, Noah mi aveva avvisata, a riguardo.

*

Dopo aver impostato il navigatore e aver seguito le indicazioni accosto l'auto, rendendomi conto che sono a pochi isolati dal campus di economia.
Come se la situazione non fosse già complicata di suo, il tempo ha deciso di non collaborare e inizia a piovere a dirotto.
I tergicristalli dell'auto corrono sul parabrezza e non riesco a scorgere altro che una calma piatta.

ThunderWhere stories live. Discover now