21. Basta!

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Basta!

ARIZONA'S POV

«Ricordati di passare in biblioteca, è arrivato il libro.»
La voce di Bonnie mi desta dal flusso di pensieri, così le annuisco distrattamente e scrivo a bordo pagina una parola chiave, la stessa che ha appena pronunciato il professor Taylor e la mano della mia migliore amica entra nel mio campo visivo, per stringere saldamente la mia.

«Ne vuoi parlare?» bofonchia, incerta e nel momento in cui sposto lo sguardo sulla sua figura la trovo con le sopracciglia aggrottate ed un'espressione piuttosto triste ad incresparle i lineamenti.

Perché sono trascorsi due giorni, da quella sera ed ancora nessuno ha mai avuto il coraggio di aprire quel preciso argomento, non in mia presenza almeno.

«Sto bene.» mento sapendo di mentire e lei se ne accorge, nonostante le stia sorridendo e mi stia davvero impegnando per farlo.

«No, non stai bene e si vede da lontano un miglio.»

Sono quarantotto ore che non parlo con nessuno dei miei amici, eccetto che con Bonnie e sospiro nel constatare che effettivamente mi sento uno straccio, nel vero senso della parola.

In lontananza riesco persino a scorgere William chiacchierare con Ethan, mentre posizionati nei banchi alle loro spalle ci sono sia Noah che Oliver e stanno facendo di tutto, fuorché ascoltare la lezione di dermatologia.

Il cigolio della porta che si apre infondo all'aula mi distrae, ma non ho il tempo di voltarmi che le parole di Bonnie precedono quello che sto per vedere.
«Oh no, questa proprio non ci voleva.»

Dopodiché il caos più totale.

Roteo il busto fino ad avere un buon campo visivo ed il cuore mi cade nell'intestino nel momento in cui metto a fuoco la persona che ha appena fatto il suo ingresso, avvolta ad una maglietta a maniche corte abbinata ad un jeans aderente, strappato all'altezza delle ginocchia.

Perché Harry Styles è tornato ed io non sono pronta, emotivamente e fisicamente ad avere a che fare con quello che un tempo definivo il miglior fidanzato sulla faccia della Terra.
La chioma riccia gli ricade sulle spalle con una grazia impressionante e quando si accorge della mia presenza mi dedica un occhiolino, tanto veloce che forse solamente io riesco a vederlo, però mi volto prima che possa compiere azioni di cui mi pentirei amaramente, in un secondo momento.

Prende posto cercando di non disturbare gli studenti che stanno seguendo la lezione ed io ruoto il capo in direzione di Bonnie, che tortura una penna con i denti dal nervosismo e sento la risata di Noah echeggiare nell'aula, sicuramente divertito nel vedere Harry qui e roteo gli occhi al cielo.

«Cosa ci fai qui?» chiedo, poggiando un gomito sul banco e la fronte sul palmo della mano. «Non doveva restare a Boston per sempre?»

La mia migliore amica ignora le mie domande, destinate a rimanere senza risposta e chiude il pesante libro di testo davanti a se, lasciandosi cadere contro lo schienale della sedia sulla quale è adagiata e contraggo il viso nel notare la sua espressione facciale, ma se mi dovessi guardare adesso mi renderei conto che è esattamente come la mia.

E mentre la lezione del docente Taylor ritorna a perforarmi i timpani con prepotenza, non riesco a non pensare al fatto che se non fossi costretta a restare in Inghilterra per laurearmi, probabilmente sarai già sul primo volo diretto in America, seguita dalla mia dignità ormai a pezzi ed un piccolo bagaglio a mano contenete lo stretto necessario per poter vivere lontano dalla civiltà.

*

«Possiamo parlare?»
La sua voce lo precede, ma so già che nel momento in cui mi volterò troverò Oliver ad osservarmi come se mi fossero appena spuntate un paio di ali sulla schiena e sospiro voltandomi, constatando che avevo ragione.

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