17. Sei il migliore.

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Sei il migliore.

TOM'S POV

L'inizio di una nuova settimana viene scandita dal docente Downey che, in tutta la sua forma, ci comunica l'inizio della sua sessione esami, la quale si concluderà tra meno di un mese.

E prenderei anche un sospiro di sollievo se il suo fosse l'unico da affrontare, ma purtroppo non è così.

«Eccomi, amici..» Jake prende posto accanto a me, tentando di non dare nell'occhio. «Cosa mi sono perso?» domanda poi, con il volto ancora troppo assonnato per essere tarda mattinata.

«Hai fatto serata, ieri?» chiedo sornione ed a stento trattengo una risata nel momento in cui lo vedo sbadigliare. «Sembri stanco.»

«Già, quanti Cubalibre ti sei bevuto?»
Anche Jacob interviene, seduto a pochi banchi di distanza da noi, ma Harrison ci zittisce con un cenno della mano. «Fate silenzio, cazzo.»

E noi lo ascoltiamo prima che il professore si accorga di noi, che non stiamo ascoltando una singola parola di quello che sta dicendo.

«Laggiù in fondo, avete domande?» tuona il docente, come se mi avesse letto nel pensiero e strizzo le palpebre, infastidito.

O forse se n'era già accorto da tempo e stava solo aspettando il momento giusto per farcelo notare.

«No, prof. Nessuna domanda.»
Harrison gli risponde cordialmente, mentre i suoi occhi ci fulminano e Jacob scrolla poi le spalle, quasi come se non avesse colpe.

«Eppure ero così sicuro.» ci indica. «Non avete fatto altro che chiacchiere per tutto il tempo.»

Esagerato.

«Ci scusi, non volevamo..» che lecca culo che sei, Harrison Osterfield.

«Possiamo andare, adesso?» intervengo, senza più pazienza in corpo e lui annuisce, dopo aver osservato l'orologio alle sue spalle ed aver visto che ci sta intrattenendo più del dovuto.

«Andate. Abbiamo finito.»
Raccoglie tutti i suoi effetti personali e sparisce dal nostro campo visivo, vestito di tutto punto.
E soltanto quando nell'aula rimaniamo soli che Jake mi colpisce la nuca con una mano.

«Ma che cazzo fai, amico!» lo rimprovero, con un palmo poggiato sulla zona dolorante e lui scuote il capo e solleva le braccia in aria.

«Possiamo andare, adesso? ..ti sembra mai il caso?!» mi canzona scimmiottando la sentenza che pronunciai al professore e sbuffo, nervoso quanto prima se non di più. «Lo sai che è un rompicoglioni astrale quando si mette e tu che rincari anche la dose!»

«Ma doveva davvero finire di parlare e poi-»
Jacob cerca di prendermi le parti, ma anche lui si guadagna una pacca sulla schiena e veniamo interrotti dal biondo, che batte le mani l'una contro l'altra per attirare la nostra attenzione.

«Avete rotto il cazzo, voi altri.» Harrison poi si carica lo zaino in spalla e s'incammina verso la porta dell'aula, con l'intenzione d'uscire senza nemmeno aspettarci e lo seguo con lo sguardo.
«Io vado.»

«Aspettaci!» farfuglia Jacob, impacciato e in tutta fretta termina di riporre i libri nello zaino, seguendolo quando sparisce nei meandri del campus e noi lo imitiamo poco più tardi.

Li raggiungo compiendo delle ampie falcate accompagnato da Jake, il quale accelera poi il passo ed affianca gli altri, lasciandomi a pochi metri di distanza da loro con il mio zaino sulla schiena ed un libro stretto al petto.

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