15. La gita.

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La gita.

ARIZONA'S POV

La musica rimbomba prepotente tra le mura del mio appartamento e dato che oggi abbiamo svolto l'ultimo esame della sessione abbiamo deciso di festeggiare.

Perché ormai è risaputo, che ogni occasione è buona per fare festa.

I presenti si divertono sorseggiando le loro bevande, mentre li osservo con la bassa schiena adagiata alla ringhiera del balcone e sorrido nel vedere Bonnie e William baciarsi come se non ci fosse un domani.
Tra le mani stringo il mio bicchiere in plastica rossa completamente assorta nei miei pensieri, ma scuoto il capo quando Oliver mi affianca.

«È tutto okay?» domanda, porgendomi la sua sigaretta e nel momento in cui l'afferro e me la porto alle labbra annuisco.

«Certo, e tu? ..stai bene?»
L'alcol che ora ho in corpo non mi permette di parlare fluidamente, tanto che il mio amico se ne accorge e ride sottilmente.

«Mai stato meglio.» asserisce guardandomi ed anche Ethan si unisce a noi, circondandomi il busto con un braccio bofonchiando un saluto che a stento capisco. Nella mano ha stretto un bicchiere, il cui contenuto lo rende fin troppo euforico e sorrido quando mi dedica un sorriso sbilenco.

«Non si offre?» con un cenno del capo Ethan incoraggia Oliver a passargli lo spinello che si è appena acceso e lui lo ascolta, tendendo poi il braccio nella sua direzione.
Mi perdo ad osservare le sue mani, così grandi che potrebbero avvolgere un pallone da basket senza alcun tipo di difficoltà e mi concentro poi sull'anello che gli decora il mignolo.

Nel quadrante in oro sono incise le iniziali della sua famiglia e non posso fare altro che pensare a quanto possa essere pacchiano tale oggetto.

Aspiro del fumo dalla mia sigaretta, sentendo la testa leggera e mi lascio andare contro alla figura di Ethan, sollevando il capo per poterlo guardare meglio.
I lineamenti del viso sono spigolosi, lo sguardo penetrante e le movenze fluide; tendo le labbra quando rammento che ho da sempre avuto una cotta per lui e nel momento in cui abbassa il capo per lasciarmi un casto bacio sulla tempia, sento le mie guance andare a fuoco.

Perché Thomas, al mio quesito dell'altra sera riguardante la nostra situazione mi ha risposto con un misero e sghembo non so, pertanto non devo piangermi addosso, ma continuare la mia vita al meglio e se questo vuole significare dare un'opportunità ad Ethan, ben venga.
Perché io e Thomas siamo i poli opposti, come due facce di una medaglia che non potranno mai essere sulla stessa lunghezza d'onda; siamo il sole e la luna, il caldo e il freddo, il nord e il sud e come due rette parallele, non troveremo mai un punto d'incontro.

Ma forse è solo l'alcol che parla al posto mio.
O forse no.

«Posso parlarti un attimo?» le sue labbra mi solleticano l'orecchio e sussurra per non farsi sentire da Oliver, che adesso ride con un nostro compagno di corso a qualche passo da noi.

«Certo, andiamo dentro.»
Getto il mozzicone ormai finito in strada, oltre alla balaustra del balcone e lui fa lo stesso poco prima di poggiarmi un palmo sulla schiena ed incoraggiarmi a fare strada dentro casa, così lo seguo quando mi oltrepassa.

«Ti stai divertendo?»
Vengo bloccata da una mano che mi stringe un polso e nel momento in cui mi volto scorgo la mia migliore amica seduta sulle ginocchia di William, che molto presumibilmente ride della mia attuale espressione facciale.

Ma Ethan interviene, intrecciando le sue dita alle mie. «Ehi amico. » si rivolge a William, il quale lo guarda divertito. «Vedo che hai ancora la faccia attaccata alla testa..»

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