25. Aveva ragione.

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Aveva ragione.

ARIZONA'S POV

Oliver mi porge la sua sigaretta dal contenuto speciale e l'afferro portandomela alle labbra, sotto allo sguardo neutrale di Bonnie e quello più incuriosito di Harry, il quale mi scruta come se non mi avesse mai vista in situazioni simili, tanto che cerco d'ignorarlo e aspiro del denso fumo.
Siamo nascosti in un'ala appartata del giardino del campus, non vogliamo essere esposti ad occhi indiscreti e questo anfratto sembra perfetto.

«Sei sempre la stessa.» esala Harry, aggrottando un sopracciglio mentre incrocia entrambe le braccia al petto ed io porgo la sigaretta a Bonnie.
«Non l'hai certo perso quel vizio.»

«Nemmeno tu hai perso il tuo.» osservo la mia amica portarsela alla bocca, prima di inalare a sua volta un tiro più lungo del solito e far uscire dalle labbra il fumo superfluo.
«Il mio?» Harry si punta un dito contro, così con il capo annuisco. «Quale sarebbe?» continua poi.

«Farti gli affari miei.»

Oliver c'interrompe. «Harry, non ci hai ancora detto il vero motivo per il quale sei tornato. Hai già trovato te stesso?» lo guarda sornione, con l'accenno di un ampio sorriso sul viso sbarbato.

«Nessun vero motivo, ho già trovato tutto.» ride anche il riccio, come se avesse appena ascoltato una battuta; Bonnie invece sembra essere assorta nei suoi pensieri, come la maggior parte delle volte e quindi non la distraggo.

«In così poco tempo? — chiede Oliver. — Pensavo avresti impiegato almeno un anno!»

«E poi mi mancava Londra.» ammette infine, ma le sue iridi verde giada mi schiacciano al suolo in men che non si dica, facendomi sentire in difetto malgrado non siano autorizzate.
Non più, almeno.
Fluidamente estrae un pacchetto di sigarette dalla tasca del jeans che indossa, sdrucito in diversi punti sulle ginocchia e ne agguanta una.

«Ecco dove vi siete nascosti!» Noah entra nel mio campo visivo insieme a William, che gli intima di fare silenzio.

«Stai zitto, o ci beccheranno.» dopodiché tende un braccio e saluta tutti, mentre Noah mi affianca e mi circonda le spalle con un braccio, sempre con la sua amata sigaretta pizzicata tra le labbra.
«Posso abbracciarti oppure il fidanzato geloso picchierà anche me?» nella sua voce roca capto un'aria di sfida tutt'altro che piacevole, che però non assecondo e roteo semplicemente gli occhi al cielo, cercando di non farmi notare dal ragazzo.

«Ah... quindi sei fidanzata?» interviene Harry e le mie iridi si posano su di lui.

E mentre lo sto guardando mi torna in mente il motivo per il quale avevo perso la testa per lui.
Le sue fossette, le sue labbra vermiglie, la postura rigida che trasuda sicurezza, la sfacciataggine che lo caratterizza; sono tutte caratteristiche che lo hanno da sempre reso, e rendono, dannatamente sexy ai miei occhi.

«Così dicono.» rispondo, scrollando le spalle ed Harry mi osserva da sotto le folte ciglia.
«È un si?» domanda ancora, mentre quella lieve fossetta compare di nuovo sulla sua guancia.
«È un sì.» confermo; gli altri si incamminano in direzione del parcheggio senza avvisarci, tanto che resto indietro con Harry.

«Non sembri convinta.» azzarda poi.
«Lo sono e non fingere di essermi amico, perché non attacca.» e senza prestare davvero attenzione alle mie movenze raggiungo la mia auto, mentre la voce di Harry mi raggiunge ancora una volta prima che possa rinchiudermi all'interno dell'abitacolo e scappare da quella situazione, senza nemmeno poter salutare gli altri come mio solito fare.

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