5. Non penso proprio.

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Non penso proprio.

TOM'S POV

La nostra facoltà, quella di economia, pullula di studenti benestanti. Il parcheggio universitario è sempre affollato da auto di lusso di un certo calibro, i loro spocchiosi proprietari li riconosci dalle mille griffe che sempre indossano e i vari docenti sembra che indossino i guanti quando hanno a che fare con loro.
La parte divertente però è che sono stato in grado di portarmi a letto quasi tutte le loro fidanzate, nonostante io sia un mister nessuno qualunque con un conto in banca decisamente più triste e smilzo del loro.

Che palloni gonfiati.

E mentre mi siedo su una delle tante panchine che popolano il viale alberato che si fa strada nel campus, aspettando che Harrison si palesi, mi torna in mente a come Arizona non mi abbia respinto ieri sera o almeno, non subito.

Affondo le dita nei capelli, scompigliandoli appena ed uno sbuffo abbandona le mie labbra. Perché mi è sempre piaciuto spassarmela con le donne senza impegnarmi seriamente, ma la mia vicina di casa si sta facendo strada nel mio cervello con la forza di un caterpillar e questo non va affatto bene, dato che sta lentamente diventando il centro dei miei pensieri. No.

«Ehi, testa tra le nubi!» la voce del mio amico lo precede, ma non faccio in tempo a voltarmi che un suo palmo aderisce alla mia nuca con una forza inaudita e mi porto una mano sulla zona dolorante.

«E questo a cosa lo devo?»

«Al fatto che stavi pensando di scoparti tu sai chi, nonostante il tuo fidanzamento.»

«Ma spiegami, da quand'è che t'interessa dei miei tradimenti?» chiedo, stupendomi di come mi abbia letto nel pensiero.

«Da quando vedo Mia più innamorata che mai e sei un grande bastardo a prenderla in giro in un modo così meschino.» ammette. «Lasciala.»

«Ma ha davvero un bel culo..» scrollo le spalle sapendo che ha pienamente ragione, ma non potrei dargliela vinta nemmeno per sbaglio.

«Sei un caso perso..» è sconsolato, ma Jacob non mi da il tempo di rispondere ad Harrison che entra nel mio campo visivo.

«Eccomi!»
Lui è uno dei nostri compagni di corso con cui abbiamo stretto amicizia, lo stesso che definirei l'asso, ovvero l'amico sfigato strategicamente osceno della situazione, che però è anche un fottuto genio della matematica. «Sei in ritardo»

«Si, lo so.. però ho le soluzioni di statistica.»

Bingo.

*

La sessione di studio intenso con i miei amici è appena giunta al termine e sto tornando a casa da solo visto che Harrison ha di meglio da fare che cenare con il sottoscritto.
E dopo aver attraversato mezza Londra ed aver posteggiato l'auto nel garage del palazzo in cui abito entro nella stretta cabina dell'ascensore, mentre mi balena in testa la peggior idea che potesse venirmi, così sorrido nel vedere il mio riflesso nello specchio che copre una delle tre pareti metalliche presenti e mi congratulo con me stesso per essere sempre lo stesso cretino.

Faccio poi aderire le mie nocche contro la superficie in legno di una porta che non è la mia, mentre mi passo un palmo sul viso e constato che molto probabilmente sono impazzito.

La serratura scatta ed un rumore meccanico riverbera nella tromba delle scale, mentre le mie iridi si piantano sulla figura davanti a me ed un ghigno mi fa tendere le labbra al cielo.

«Disturbo?» domando, divertito dalla reazione che ottengo.

«Tu disturbi sempre.»

«Ma che carina, che sei.» anzi, terribilmente attraente. Il pigiama che l'avvolge è oversize e la chioma bionda è stretta in una coda alta di cavallo. «Hai già mangiato, Arizona Cox

ThunderWhere stories live. Discover now