CAPITOLO 32

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BRETT WARREN'S POV

Guardo Alisha mordendomi il labbro inferiore, incerto sul da farsi.

Il suo viso è apparentemente tranquillo, ma so benissimo che sta pensando per l'ennesima volta a quel giorno. Le sue unghie sono affondate nel palmo della mano e sono certo non se ne sia nemmeno accorta. La sua postura è rigida, paragonabile ad una quercia. Gli occhi vuoti, ma allo stesso tempo pieni di sofferenza che prontamente si insinua anche sotto la mia pelle, bruciandomi come un ferro incandescente e facendomi impazzire di dolore.

Persino i suoi capelli, dopo l'accaduto, appaiono spenti. Il suo corpo sciupato dalle ore trascorse a digiuno. Beh, su quest'ultimo punto ci sta lavorando. E' un passo avanti, no?

Lo spero.

Il capo poggiato sul bracciolo del divano, le sue ginocchia portate al petto e le dita dei piedi piegate, indicano la sua posizione da riccio.

E' splendida, maledizione!

E' tornata al college ormai da tre giorni. Si guarda intorno ansiosa e quando una persona la sfiora anche solo per sbaglio strizza gli occhi, corre da me, affonda la faccia nell'incavo del mio collo e scoppia a piangere.

Ho dovuto saltare un paio di lezioni per rimanere con lei a tranquillizzarla.

Il mio telefono vibra, strappandomi malamente dai miei pensieri e riportandomi alla realtà.

Alisha continua a far finta di guardare la televisione.

Sospiro pesantemente, estraendo il mio cellulare dalla tasca dei jeans e leggendo il messaggi che ho appena ricevuto.

Messaggio da Angie:
Certamente. Sono disponibile lunedì mattina. Mi troverete nel mio studio.

Lancio un'occhiata al messaggio che le avevo mandato, richiedendo un appuntamento alla mia ragazza la quale si è mostrata d'accordo per quanto riguarda un percorso di 'reinserimento'.

Angie è la psicologa che mi ha seguito durante il mio di reinserimento.

Quando Kinsley è morta ho preso a bere esageratamente, così i miei genitori, spaventati, hanno preso subito provvedimenti. Dopo aver superato la mia dipendenza dall'alcool, sono andato in Francia dai miei zii per staccare per un pò la spina e allontanarmi da Los Angeles.

Srasburgo è una città davvero magnifica, ma la città degli angeli è un pezzo di me.

Mi mancano i miei zii, ma qui ho la mia famiglia e i miei amici. Inoltre, quest'anno, ho un motivo in più per restare.

Getto lo sguardo sul mio motivo, notando che ha gli occhi chiusi ed il respiro pesante.

Sospiro.

Blocco il telefono, poggiandolo sul mio stomaco mentre le mie braccia s'incrociano dietro la testa sorreggiendola e osservando la ragazza più bella che io abbia mai visto.

Le labbra rosee socchiuse, la pelle diafana e le sopracciglia aggrottate non rilassate persino durante il sonno.

E attendo. Attendo che quel nome orribile esca per l'ennesima volta dalla sua bocca, di vederla contorcere mentre gli incubi la divorano, di vederla svegliarsi di soprassalto, di vedere le sue lacrime e di sentire le sue urla squarciare il silenzio come quel bastardo ha fatto con la sua intimità.

MI alzo lentamente, lasciando scivolare il telefono sul divano. Mi avvicino a lei per poi sedermi sul pavimento e accosto il mio viso al suo che pare rilassarsi, probabilmente percependo la mia presenza.

Ti amo!

Urla ogni parte di me; lo fanno gli occhi che restano costantemente incollati su di lei, le mie mani che vogliono toccare solo il suo corpo ed il mio cuore che non perde tempo ad aumentare il battito in sua presenza.

Le bacio la punta del naso e lei lo arriccia automaticamente, mugolando infastidita.

Probabilmente l'ho svegliata, ma anche salvata. L'ho salvata di nuovo da quel giorno che minacciava di andare a bussare nella sua mente addormentata, facendo irruzione per farla morire..ancora una volta.

Le sue ciglia si alzano, rivelando il mio riflesso nelle sue pupille. E anche attraverso esso si può notare il mio amore per lei, il mio amore immenso...

"Tutto bene, piccola?"

"Perchè, Brett?" la sua voce trasmette della frustrazione.

"A cosa ti riferisci?" chiedo continuando a compiere movimenti lenti e rilassanti con il polpastrello del pollice, seguito subito dopo da quello dell'indice. 

Un piccolo cerchietto per entrambi. Si susseguono in una danza tutta loro sulla sua pelle, constatando la sua morbidezza e la sua purezza, ricordandomi quante volte io l'abbia baciata e che nelle ultime settimane mi è stato proibito, come la libertà del mio più grande amore di dire no a quel figlio di puttana.

"Lui..." deglutisce come se la sua gola fosse attraversata da una lama affilata.

La guardo negli occhi, leggendone la sofferenza.

Soffro con lei. E va bene così..è giusto così.

Io non l'ho protetta.

"Lui...ha detto di ringraziare te per questo. Di ringraziare te.. come se fossi tu la causa..di tutto" sussurra per poi afferrare il labbro tra i denti come se non avesse mai voluto pronunciare tali parole.

Faccio un respiro a pieni polmoni.

"So chi è stato"

I suoi occhi da cerbiatto si spalancano, rivelando la lucidità di cui si sono appropriati nel momento stesso in cui le ho detto di conoscere il suo aggressore.

Lucidità negativa che rivela tanta delusione.. per me.

"Chi..?" chiede timorosa.

"Tony Harrison"

Ha un sussulto che le scuote il petto, che la fa tremare.

Il suo busto si alza, e le mie dita cadono quasi arrese quando il suo viso si scosta dal loro tocco. Il loro tocco che amarla voleva, che farla sentire di nuovo viva in qualche modo nonostante l'avessero praticamente uccisa dentro, che far intendere il mio malessere causato dal suo. Perchè cazzo se impazzisco quando la vedo piangere o guardarmi con occhi che non desiderano altro di morire! E muoio anche io. Piano. Lentamente. Sempre di più. Merda, se ferisce!

Il suo capo prende a muoversi a destra e sinistra impercettibilmente, ripetute volte. Le mie parole rieccheggiano nell'aria, il suo nome...

"Lui è.."

So cosa vuole dire. So che l'ha capito. So che fa dannatamente male.

Ma la vita non fa questo? Ferire?

Non ti mette davanti una serie di prove pronta a ridersela quando ti vedrà cedere? Ti indicherà, urlando quanto lei sia forte e quanto tu sia un fottuto fallito. Un ennesimo fallito che l'ha lasciata vincere proprio sulle tue debolezze più grandi, sui tuoi scheletri dell'armadio.

E i miei hanno praticamente vinto.

Ed è proprio così che mi sento quando mi faccio coraggio e la guardo nuovamente negli occhi, facendole intendere di aver azzeccato.

Annuisco debolmente, stringendo le labbra l'uno con l'altro.

"Sì, è il fratello di Tobias"

***

#SpazioAutrice
Non sono sparita, lo giuro! *alza le mani in segno di difesa*.
Mi serviva solo qualche giorno per fare chiarezza sull'ennesime questioni importanti che riguardano la storia. Mi dispiace annunciarvi che siamo quasi arrivati alla fine, ma purtroppo, per il momento, non saprei dirvi quanti capitoli manchino.
Mi auguro che questo capitolo vi sia piaciuto come è piaciuto a me scriverlo!
Vi ricordo di seguirmi su instagram  @allyson_thecoldgirl29.

-Allyson.

SeductionWhere stories live. Discover now