CAPITOLO 4

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ALISHA EDWARDS' POV

"Ali!" strilla Courtney correndo verso di me e fiondandosi tra le mie braccia.

Ignoro la figura di Tobias alle sue spalle e mi costringo a ricambiare l'abbraccio della mia amica che, dopo aver baciato con passione Ronn, era corsa verso di me.

Dopo esserci staccate non degno di uno sguardo suo fratello e dedico un sorriso forzato alla coppia.

"Allora, che piani abbiamo per stasera?" domando.

"So che Alyssa Bahen fa una festa, propongo di farci un salto"

La sua ragazza, nell'udire queste parole, strilla battendo le mani allegra.

"È fantastico! Ho proprio voglia di bere"

Ronn l'ammonisce con lo sguardo di non esagerare e lei gli dedica un sorriso rassicurante che sembra funzionare sempre.

"Ma ad Alisha non piacciono le feste"

Mi giro di scatto verso Tobias e lo guardo male.

È la prima volta che sento la sua voce dopo tanto tempo, ma avrei preferito non sentirla affatto.

Come osa parlare di me? Mi fa infuriare la cosa.

"Tu cosa ne sai? Non sono più quella di un tempo" lo avverto bruscamente.

Lui apre la bocca per ribattere, ma ci ripensa e distoglie lo sguardo scacciando ciottoli con il piede.

"Okay. Allora va bene per tutti?"

Annuiamo alla domanda di Courtney.

"Che festa sia"

***

Anche se mi infastidisce, Tobias ha ragione: odio dannatamente tanto le feste.

Questo mi ricorda perché quasi tutti i sabati passo la serata a leggere o guardare Netflix con tanto di pop - corn accompagnati da qualche altra schifezza.

Invece, oggi, mi ritrovo in una casa enorme piena di ventenni che si strusciano tra di loro, insomma una tipica festa da college. Ma qualcosa mi dice che non tutti hanno vent'anni.

E qualcos'altro mi dice, o meglio mi implora, che la vista mi sta giocando brutti scherzi e che quello che balla in modo volgare con una rossa ossigenata non è Brett il coglione, ma sopratutto che quello che sento nel petto non è quello che penso.

Guardo altrove in cerca di un bancone dove vendano degli alcolici forti e quando lo trovo faccio un sospiro di sollievo. Mi avvicino e quando, quello che dovrebbe essere un barista, si scopre essere un mio compagno di economia aziendale quasi non scoppio a ridere.

"Cosa fai dietro il bancone, Edward?" gli chiedo stranita.

"Alyssa mi ha promesso una bella cifra se mi fossi offerto di 'esibire i miei numeri da barman mentre vendo cocktail e avessi mostrato i miei addominali' , parole sue eh"

Solo adesso faccio caso alla sua camicia bianca aperta proprio per mostrare i suoi pettorali che avrà ottenuto con i continui allenamenti di football.

"Allora d'accordo. Potresti farmi un Manhattan?"

"Subito, Ali" dice sorridendomi e facendomi l'occhiolino.

Mi guardo intorno, ignorando appositamente la pista da ballo dove c'è gente spiacevole.

Tento di intercettare Ronn e di trovare la testa rosa di Courtney, ma ci sono troppe persone e... fumo.

Finalmente ho il mio cocktail tra le mani pochi minuti dopo e subito lo bevo.

"Alisha Edwards"

Alyssa Bohen si siede al mio fianco sorridendomi, ma in modo strano.

Le faccio un cenno "Bella festa, Alyssa"

Inclina la testa di lato e il suo sorriso si trasforma in un ghigno.

"Già. Come mai qui? Hai terminato le serie TV?" mi deride.

Sghignazzo e decido di non rispondere alle sue provocazioni.

"Quando l'ignoranza parla, l'intelligenza tace"

Le parole di mio padre mi rimbombano in testa ed io seguo il suo consiglio: sono intelligente? Allora taccerò davanti alle provocazioni di Bohen.

"Rispondi, Edwards"

Continuo a stare in silenzio, sorseggiando il mio Manhattan finchè non mi viene strappato dalle mani e gettato a terra, frantumando il bicchiere di vetro.

Sbuffo.

"Alisha Edwards, famosa per mettersi nei guai sempre non è così?" mi domanda arrogante.

"E con questo?" dico io.

"Sappiamo tutti che sei andata molte volte nell'ufficio del rettore di tutti noi"

"Ripeto: e con questo?"

"Mi stavo domandando se ti fossi messa realmente nei guai oppure andassi a fare qualche sevizietto a pagamento"

Alzo un sopracciglio incredula delle parole di Alyssa.

La rabbia cresce sempre di più finché non la spingo, facendola cadere all'indietro dallo sgabello.

A quel punto abbiamo l'attenzione della maggior parte delle persone, compresa quella di Brett il coglione e della sua partner di danza.

"Ma cosa fai?" strilla la ragazza a terra con la gonna talmente alzata che le si vede il perizoma, ma non sembra imbarazzata per questo dettaglio.

"Come ti permetti di insinuare cose del genere?" le urlo io.

Senza darle il tempo di rispondere le tiro un pugno in faccia.

Me ne vado, ignorando le occhiate dei presenti e, sopratutto, quella più pungente di tutti: quella di Brett.

***

"Sei stata grande, Ali!"

"Batti il cinque, Edwards"

"Alisha la combina casini"

Cammino avanti non facendo caso a tutte queste voci.

Non sarei dovuta venire oggi, penso mentre mi siedo su una delle sedie dell'aula di sociologia.

Lancio un'occhiata fulminante a coloro che osano guardarmi e funziona perchè si girano all'istante.

Desidero solo che questa giornata svolga al termine.

D'un tratto un moto di stanchezza mi investe e mi accompagna per il resto dell'ora che, quando finisce, sembra esser passata un'eternità.

Ho bisogno di distrazioni e la faccia di Brett Warren non aiuta la sera, tantomeno il suo braccio che si posa sulle mie spalle quando attraverso il corridoio per andare in mensa.

"Cosa diavolo vuoi?" gli domando, liberandomi bruscamente dalla sua presa.

Scosto il suo arto pieno di tatuaggi, facendolo ricadere a penzoloni lungo il suo fianco.

"Brutta giornata, piccola Alisha?" mi domanda sghignazzando.

Incrocia le braccia al petto e si para di fronte a me.

"Lo è ancora di più guardando la tua faccia. Sparisci, Warren" ringhio.

"Avrai questo atteggiamento anche oggi a lavoro?"

Spalanco gli occhi.

Oggi è lunedì ovvero il mio primo giorno da Margeret's.

Me ne ero completamente dimenticata.

Brett sembra capire il tutto e scoppia a ridere.

"Sei una rimbambita, Edwards" sentenzia.

Lo spintono dal petto per poi fargli il dito medio, lasciandomi alle mie spalle le sue risate arroganti e tremendamente fastidiose.

Odio Brett il coglione e odio ancora di più che il mio corpo non sia d'accordo con il mio cervello.

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