CAPITOLO 18

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ALISHA EDWARDS' POV

UN MESE DOPO

I peggiori scenari si susseguono nella mia testa come una tromba d'aria che vortica fino a distruggere il mio autocontrollo il quale lascia spazio alla paura che subito s'impossessa del mio corpo. Il mio cuore batte furiosamente contro la mia gabbia toracica e mi provoca una fitta al petto.

Afferro la prima cosa che vedo e quando si rivela essere una delle mie converse, mi sbatto una mano in fronte capendo all'istante che quella non potrà mai difendermi realmente da un possibile aggressore.

Ma il tonfo che sento più forte di quello precedente mi fa sobbalzare e, con ancora la converse nera nella mano sinistra, mi dirigo alla porta del mio appartamento lentamente.

Mi avvicino ancora di più fino ad accostare l'occhio allo spioncino che ho fatto mettere da Joe.

Non vedo granchè, solo un giubbotto nero e delle spalle possenti che lo indossano.

Un giubbotto e delle spalle dannatamente familiari.

Oh, cazzo.

Getto la scarpa per terra malamente e, con la postura rigida ed il sollievo che mi investe allo stesso tempo, apro la porta.

Quando incontro gli occhi di Brett realizzo davvero che è un coglione.

"Ma quanto ci hai messo?"

"E tu che ci fai qui?" domando io di rimando, mettendomi le mani sui fianchi e assumendo la miglior espressione da incazzata che riesco a fare in questo momento, tentando di ignorare la felicità che mi investe vedendolo sulla soglia di casa mia.

"Dobbiamo chiarire"

La sua voce. Dio, come mi è mancata la sua voce! Così roca che mi porta a perdere la testa sentendola. La sua mascella squadrata pare supplicarmi di toccarla, come starà facendo il mio corpo in sua presenza.

In questi trenta giorni di silenzio tra noi, sono sempre stata consapevole che Brett mi mancasse, ma non pensavo di averne disperatamente bisogno. Un groppo improvviso mi porta a deglutire e di desiderare un bicchiere d'acqua che allievi un pò la tensione incastrata nelle mia gola.

Margaret ha inteso subito che qualcosa non andava a lavoro, ma non ha commentato nè accennato al discorso. A differenza di Shannon che non smetteva un attimo di fare domande sia a me che lui.

"Posso entrare?"

Improvvisamente realizzo che Brett è ancora fuori la porta e che attende solo un mio permesso per accedere all'appartamento. Per un attimo sono tentata di dirgli di no, che non può affatto entrare perchè ho paura mi facia soffrire di nuovo, ma la colpa della situazione che si è creata tra noi è soprattutto mia.

Io sono quella che ha iniziato a spogliarlo quella sera, io sono quella che gli permetteva di farmi ciò che voleva e sono sempre io quella che lo sta facendo entrare in casa mia, abbassando le difese che mi permettevano di ripararmi in caso decidesse di attaccarmi con uno dei suoi lanci mitici da stronzo approfittatore che non sbagliano un colpo e che prontamente vanno a finire nel mio cuore. Sempre.

Mi volto verso di lui e noto che sta ispezionando attentamente con lo sguardo il mio appartamento.

"Carino" commenta dopo secondi che mi sembavano infiniti.

"Ehm, già" affondo le unghie nei miei palmi "Vuoi.. vuoi qualcosa da bere?"

Scuote la testa e finalmente i suoi occhi incontrano i miei.

La disperazione si fa largo nel mio petto e nel mio stomaco.

Lo voglio dannatamente tanto che sono disposta a perdonarlo, che sto valutando l'idea di dirgli che non m'importa, che le sue parole non avevano significato perchè sono più importanti i momenti passati insieme, i litigi affrontati in passato, l'odio superato e lasciato alle spalle, il mio periodo buio mandato a fanculo nello stesso istante in cui lui ha fatto irruzione nella mia vita e il suo superato con successo come sa fare solo lui.

Perchè l'unica cosa di cui ho bisogno è del suo respiro che si fonde con il mio, delle sue labbra che disegnano sul mio corpo macchiandomi delle sue opere d'arte. Ho bisogno di lui.

"Mi dispiace per quello che ti ho detto. Quelle parole... sono state dettate da un momento di rabbia, non penso nulla del genere. So che non sei una ragazza facile, so che non apri le gambe con chiunque ed io sono stato un emerito stronzo ad averti detto tutto questo" ammette con sguardo mortificato.

Abbasso lo sguardo non avendo il coraggio di guardarlo ulteriormente. Sono così stanca di combattere contro i miei sentimenti per lui, contro me stessa. La vera me vorrebbe solo stare con Brett, vorrebbe solo lui accanto e magari dire a Liam la verità: tutto quello che c'è tra di noi è solo una distrazione, una distrazione per nascondermi dai pensieri e quello che provo nei confronti del coglione di fronte a me.

Tacio perchè non so cosa dire, sto zitta perchè le parole in questo momento non so quanto possano servire, le mie labbra restano chiuse perchè so perfettamente che se le aprissi uscirebbero da esse parole di cui mi pentirei successivamente semplicemente perchè mi renderei ridicola nel pronunciarle, mi umilierei e darei a lui l'ennesima occasione per ferirmi.

"Mi perdoni?" sussurra.

Improvvisamente le punte delle sue scarpe sono più vicine alle mie di quanto mi ricordassi e le sue dita hanno afferrato il mio mento per alzarmi il viso.

"Mi sei mancato" mi sfugge prima che me ne accorga dalla bocca, ma non provo a rimangiarlo nè a negarlo.

E' la verità: mi è mancato da morire.

"Anche tu" mormora, poggiando la fronte sulla mia.

Non resisto più e lo afferro per il giubbotto, attaccando le nostre labbra.

Geme sorpreso dal mio gesto, ma capisco che era quello che aspettava poiché prende a picchiettare la sua lingua contro la mia bocca chiedendo l'accesso. Glielo concedo senza pensarci due volte e quando il nostro bacio diventa più profondo e meno casto, i miei polmoni sembrano riempirsi della giusta quantità di ossigeno che basta per tenermi in vita.

Le mie dita lo liberano del giubbotto e subito dopo della t-shirt che vola via.

Mi afferra le spalle e mi spinge indietro, attaccandomi al muro.

Gli sfioro il collo con le labbra e lui trema. Sorrido inebriata dal potere che ho.

Brett mi sfila rapidamente e con poca delicatezza la maglietta, per poi sganciare il mio reggiseno e permettere ai miei seni di sgusciare fuori. Li preme contro il suo petto e subito dopo prende a stuzzicare i capezzoli con i pollici, portandomi a gemere e bagnarmi sempre di più.

E mentre lui mi priva dei miei vestiti, mi spoglia anche delle mie paure ed incertezze le quali smettono di avere importanza o potere su di me e svaniscono come granelli di polvere, si sciolgono come neve al sole.

L'unica persona a cui penso, l'unico in grado di catturarmi realmente e di far uscire la vera me: Brett Warren.


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