33. condizioni di esistenza

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Federico schiuse gli occhi quando sentì la porta della camera aprirsi e qualcuno che continuava a dire "Shh". Fece finta di dormire mentre dei passi leggeri si avvicinavano al letto dov'era steso lui. Percepì delle manine che si appoggiavano sulla sua spalla nuda e lo scuotevano un po', era chiaro che si trattasse di Delilah. Aprì un poco gli occhi, battendo le ciglia velocemente per abituarsi alla luce del Sole che entrava nella stanza.

«Buongiorno!» esclamò la bambina, sorridendo a trentadue denti, o almeno tutti quelli che aveva lei. Alessia, qualche passo indietro alla bimba, aveva in mano una tazza e li osservava sorridente. Il biondino si mise seduto, facendo scivolare le coperte dal suo busto e rivelando tutta la parte superiore del suo corpo possente alle due. La biondina aprì la bocca per dire qualcosa, guardò la sorella e poi osservò di nuovo le braccia di lui, il suo costato, il suo addome, tutti sporchi di inchiostro. Alzò le braccia verso di lui, il ragazzo la prese per la vita e la sistemò sul letto accanto a sé. La castana si avvicinò e si sedette sul copriletto, porgendogli la tazza piena di caffè.

«Buongiorno» la salutò lui, con un sorriso tenero in volto e la voce ancora roca a causa del fatto che si era appena svegliato. Si scambiarono un dolce e semplice bacio sulle labbra, poi lui prese la tazza e se la portò al viso, cominciando a bere il liquido bollente. Gli occhi della bambina percorsero tutto il suo braccio sinistro, osservando i visi tatuati e tutte le linee nere curiosamente, quasi perplessa dal fatto che ci fossero così tante persone sopra quella pelle. Arrivò alla spalla e vide che quei disegni continuavano anche sulla schiena, ma non si sporse abbastanza da vederli.

«Ti siamo venute a svegliare per fare matematica, ci stai?» lo informò la ragazza, osservando senza alcuna vergogna prima le parole in latino scritte sul suo costato e sul suo fianco e poi il suo viso. Sembrava che avesse ancora il segno del cuscino e sicuramente, oltre a quello, sulla sua schiena si potevano intravedere i segni della notte appena passata, ma per fortuna lui l'aveva appoggiata alla testiera, nonostante sarebbe stato interessante osservare il contrasto tra il nero dell'inchiostro, il bianco della sua pelle e i colori dei graffi.

«Certo, ve l'avevo promesso» rispose lui, per poi schiarirsi la voce ed eliminare completamente quell'effetto di rauco che a lei in realtà piaceva tanto. Si guardarono negli occhi mentre Delilah si era già girata dall'altra parte e stava osservando i libri sul comodino.

«Okay, allora Lila vai a prendere quello che ti serve e di' anche a Gio di prepararsi, io e Fede arriviamo subito» Alessia le indicò la porta e lei eseguì, uscendo e lasciandola socchiusa come le aveva insegnato lei, per poi dirigersi dall'altra parte del corridoio per cercare suo fratello. Il ragazzo terminò il suo caffè e poi posò la tazza sul comodino, mentre lei guardava il mare dalla finestra.

«Dormito bene?» gli chiese la castana dopo un attimo. Aveva indosso una felpa larga di un colore azzurro chiaro, molto simile a quello dei suoi occhi, e dei pantaloni felpati, i capelli lunghi sciolti scendevano in onde disordinate lungo la sua schiena. Federico allungò una mano verso il suo viso e accarezzò la sua guancia, facendola voltare verso di lui e godersi quel tocco leggero, tenero e caldo.

«Benissimo» rispose il biondino, con un sorriso furbo in viso. La sera prima si erano sfiniti a vicenda, tappandosi la bocca con dei baci umidi per evitare che i gemiti lasciassero il loro corpo o, al limite, fossero troppo forti da lasciare la stanza. Quando poi erano troppo stanchi, lui aveva appoggiato la testa sul suo petto e aveva ascoltato il suo cuore battere all'impazzata e, lentamente, tornare alla frequenza normale, osservando il suo seno alzarsi e abbassarsi mentre lei respirava e gli accarezzava i capelli, abbracciando la sua vita stretta e godendosi la sensazione gli davano le gambe di lei strette intorno al suo bacino. Alessia, quella mattina, si era svegliata presto come al solito e si era presa qualche minuto per osservare quell'immagine incredibile che si trovava davanti: il ragazzo era ancora disteso sopra di lei, la sua testa era appoggiata poco sotto la sua clavicola, il suo respiro caldo andava a finire proprio sopra il suo seno e alcune ciocche dei suoi capelli biondi le solleticavano il collo. Le sue labbra piene erano schiuse e il suo petto muscoloso premeva contro il busto della ragazza ogni volta che inspirava e, sotto le coperte, la sua schiena compiva lo stesso movimento. Era bellissimo poterlo vedere così, forte come sempre ma completamente inerme. Avrebbe voluto scattargli una foto, ma sapeva che sarebbe stato impossibile racchiudere tutte quelle sensazioni in digitale, tutte quelle cose che sentiva direttamente sulla pelle quando stava con lui.

complici, federico bernardeschiWhere stories live. Discover now