Capitolo 16 - Film

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«Ragazzi volete del tè?» domandò Sara, la madre di Alex.

Annuimmo entrambi concentrati a guardare un film.

Non ero riuscita a dirgli esattamente quello che era successo, ero scoppiata a piangere non appena mi ero seduta in macchina.

Dopo alcuni minuti Sara tornò con due tazze fumanti in mano.

«Stai meglio tesoro?» mi chiese.

Le sorrisi grata per tutto quello che aveva fatto. Lei per me era una seconda madre, la migliore amica di mia madre tant'è che ero sicura sapesse già cosa fosse successo. Tuttavia si era limitata ad ospitarmi a casa e ad abbracciarmi calorosamente.

«Si, grazie» riposi.

«Eh no amico, quella è una puttana. Non con quella. Gesù, ma sei cretino? Non vedi quello che prova quella povera ragazza?» Alex parlò pensando che la televisione potesse sentirlo.

Avevamo scelto, o meglio avevo scelto, un film romantico, ma non troppo.

Era bello vedere film con lui, guardava quello che volevo io senza fare polemiche.

«Gesù, quel tipo è stupido forte» disse passandosi una mano fra i capelli. Cercai di trattenermi dal ridere, ma era impossibile.

«Alex!» lo rimproverò la madre «Smettila di nominare il nome di dio invano e parla pulito» aggiunse «E smettila anche di parlare con la televisione, non ti sente è inutile» concluse e a quel punto mi fu impossibile trattenermi dal ridere

Alex si alzò in piedi applaudendo al ragazzo del film. «Bravo amico, adesso non fare più cazzate eh» disse continuando ad applaudire. Il film era appena finito.

Taylor ed io avevamo messaggiato per tutto il tempo, probabilmente era stata la conversazione più decente che avessimo mai avuto.

«Voglio la parte destra» affermai buttandomi sul letto matrimoniale del letto di Alex.

«Cosa? Hai davvero intenzione di occupare la parte preferita del MIO letto? Oh no, non ci pensare nemmeno» sottolineò la parola "mia" cercando nel suo armadio qualcosa da darmi come pigiama.

«Ti prego» piagnucolai come una bambina piccola.

«Dormiremo tutti e due nella parte destra allora, io non te la cederò di sicuro» affermò buttandosi anche lui sul letto. Afferrai i vestiti che mi aveva dato per poi andare in bagno, dove feci una veloce doccia.

«Non lamentarti quando domani mattina ti ritroverai a terra» lo avvisai accomodandomi sul letto acanto a lui ed addormentarmi pochi minuti dopo.



Un fastidioso e costante suono mi fece alzare. Il campanello continuava a suonare e non accennava a smettere.

Il braccio di Alex mi bloccava non dandomi la possibilità di muovermi. Lo chiamai scuotendolo leggermente, ma no accennava ad alzarsi.

«Alex» lo richiami. Gesù aveva il sonno pesante.

«ALEXANDER BUTLER SVEGLIATI» urlò sua madre. Sobbalzai per lo spavento mentre Alex cadde a terra trascinando anche me.

«Gesù, ti sembra il modo di svegliare le persone?» si rivolse a sua madre mentre io ridevo.

«Alexander, ti ho detto di non nominare il nome invano...» urlò dal corridoio.

«Sì, sì lo so, scusa» disse il mio migliore amico tappandosi le orecchie.

Io risi ancora più forte e lui sembrò offendersi.

«Cattiva bambina, non si ride a queste cose» affermò buttandomi a terra per poi cominciare a farmi il solletico. Chiunque si sarebbe innamorato di quel ragazzo dai capelli castani scompigliati, la voce ancora impastata dal sonno e la sua dolcezza, ma probabilmente io ero la più fortunata di qualunque altra ragazza.

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