Capitolo 12 - Hotel

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«Dobbiamo decidere le camere» ci informò Jessica che teneva ben stretta la mano del suo ragazzo, nemmeno le potesse scappare.

Non so per quale motivo, ma quasi tutti avevano deciso che forse era meglio passare una serata in un hotel piuttosto che fuori, chiunque lo avesse deciso aveva problemi, seri. Non c'era cosa migliore di passare un notte in spiaggia, sotto lo stelle. Magari gare anche un bagno vero notte fonde.

«Io e Marco ne prendiamo una» dichiarò la mia migliore amica, trascinando il suo ragazzo dietro di se, verso la loro camera.

La maledissi mentalmente per avermi lasciata in quella situazione. Rimanevamo solo più io, Taylor, Alesha e suo fratello Trent.

«Ho una proposta» proferì Taylor attirando l'attenzione di tutti su di lui. «Dato che siamo rimasti solo noi» indicò me e lui, Alesha e Trent «E siamo abituati a vivere insieme, penso che dovremmo dividere le camere fra fratelli» concluse evitando lo sguardo di Alesha che lo stava folgorando.

Per quanto riguardava me ero più sorpresa che altro, ero convinta lui avrebbe scelto Alesha e che di conseguenza io sarei finita in camera con Trent.

«Bene, io vado in camera» gli avvisai dileguandomi nei corridoi dell'hotel. Ero esausta dopo le diverse ore passate in macchina.

Armeggiai con la chiave elettronica della porta della camera, mentre due mani si posarono sui miei fianchi.

Sussultai visibilmente, accorgendomi poco dopo che il ragazzo dietro di me era Taylor.

«Come mai così di fretta?» domandò strappandomi di mano la chiave e aprendo la porta. Erano complicati quegli aggeggi elettronici.

Sopirai pesantemente posando a terra il borsone e buttandomi a peso morto sul letto.

«Ho fretta di riposarmi» risposi «E questo materasso sembra essere dannatamente comodo» aggiunsi molleggiandoci con il sedere. «Gesù» gemetti non appena Taylor si stese sopra di me.

«Qualcosa di simile alla perfezione di Dio, ma non lui» dichiarò posizionandosi sui gomiti, al lato della mia testa, così da reggersi e non pensarmi sopra.

I suo occhi verdi-azzurri si incastrarono nei miei ed ebbi la netta sensazione di affogarci dentro.

Erano questi i momenti che più mi confondevano e spaventavano. I suoi occhi mi trasmettevano una calma quasi irreale, ma allo stesso tempo sembravano mandarmi il cervello a puttane.

«Taylor» sussurrai quando le sue labbra si posarono sul mio collo, cominciando una lenta, ma piacevole tortura.

«Si?» rispose con voce tremendamente roca.

«P-penso di dover..» le sue labbra si posarono sopra le mie prima che potessi finire la mia frase a senso incompiuto. Le sue mani si intrufolarono in pochi secondi sotto la mia maglietta, alzandola drasticamente.

«Pensi cosa?» chiese sul procinto di slacciarmi i pantaloni.

«Taylor ci sei?» una voce stridula proveniente da dietro la porta bloccò le sue azioni e il bussare alla porta lo portò ad alzarsi da sopra di me o almeno pensavo lo facesse, tuttavia mi sorprese ributtandosi a capofitto sulle mie labbra, cercando di ignorare la voce di Alesha. «Andiamo Tay, se non c'è la tua odiata sorellina ci divertiamo? Mi sto annoiando» continuò. Quelle parole fecero scattare qualcosa dentro di me e prima che potessi accorgermene mi ritrovai in bagno aggiustandomi furiosamente i vestiti.

Uscii pochi secondi dopo non degnando di uno sguardo Taylor e aprendo la porta della camera di scatto, facendo cadere a terra Alesha, che prima era comodamente appoggiata ad essa.

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