Capitolo 26

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Era ormai passato un mese e mezzo dal mio 'trasloco' temporaneo a casa di mio padre e mi mancava parecchio New York e i ragazzi.
Io Trent ci eravamo lasciati dopo due settimane dalla mia partenza, aveva sostenuto che una relazione a distanza, anche se per poco, non avrebbe potuto funzionare a lungo.
Non sentivo mia madre dal giorno in cu atterrai qui a Los Angeles, l'aveva presa abbastanza male, ma tutto ciò era per cercare di facilitare le cose.
Continuavo a parlare con Alex ogni giorno e quel venerdì sera sarebbe venuto a trovarmi per poi passare il fine settimana insieme a me.
-Melissa è arrivato Logan- urlò mia sorella raggiungendomi in salotto.
-Ma se non ha suonat...-non ebbi tempo di finire la frase dato che il campanello di casa suonò.
-Te l'ho detto io- sorrise trionfante mentre io andai ad aprire la porta ritrovandomi difronte un ragazzo fin troppo sorridente che si protese a lasciarmi un lieve bacio sulle labbra.
-Come mai così raggiante oggi?- chiesi mentre lui mi guardava con sguardo indagatore.
-Hai qualcosa di strano....ma non capisco cosa- sussurrò passandosi il pollice sul labbro inferiore dov'era presente un piercing al late destro.
-Ho tint.....- non mi lasciò terminare.
-I capelli, hai tinto i capelli di nero- sorrise trionfante contagiando anche me.
-Allora mi vuoi dire cosa ti rende così entusiasta oggi?- domandai per la seconda volta senza ricevere una risposta dato che era intento a fare il solletico ad Alessia che continuava a ridere come una matta.
-Stasera dobbiamo andare a prendere Alex- cambiai argomento sperando mi ascoltasse e rivolgesse l'attenzione su di me.
-Lo so, mi hai straparlato di lui da quando sei arrivata qui- commentò mentre la mia sorellina si divertiva a delineare con l'indice i tatuaggi presenti sul braccio del mio ragazzo(?), se si poteva definire il mio ragazzo.
-Mi spieghi per quale motivo ti sei tinta i capelli di nero quando erano già scuri da sembrarlo?- chiese posando lo sguardo su di me.
-Uhm..boh mi andava, non c'è una vera motivazione- risposi giocando con una ciocca di capelli.
Come previsto Alessia si addormentò tra le sue braccia, era sempre entusiasta di trascorrere del tempo insieme a Logan e non si opponeva mai, la trattava come una principessa. Mi ricordo il primo giorno in cui lui si presentò a casa mia e lei ne fu intimidita diceva che tutti i tatuaggi che possedeva le mettevano paura è che le sembrava cattivo, e invece adesso i tatuaggi la rilassano e lei lo considera il suo principe delle tenebre.
-Dobbiamo andare o faremo tardi- disse adagiando Alessia sul divano.
-Guidi tu- affermò sorridendo e passandomi le chiavi della sua macchina.
-La tua piccola? Hai fumato roba pesante? Oppure hai la febbre?- dissi toccandogli la fronte per controllare i miei dubbi.
-Salta su e partiamo vah- disse soffocando una risata.
-Domenica sera c'è una gara, uno dei due deve correre non possiamo saltarla questa- affermò sempre con lo stesso sorriso stampato in volto.
-E come? Il mio gioiellino è sfasciato, lo sterzo è andato a farsi fottere e non parliamo del motore- replicai fermandomi al semaforo rosso.
-Luke ha detto di poter rimette a posto qualcosa, in caso non riuscisse in tempo useremo questa- indicò la macchina che stavo guidando.
-Speriamo in bene- sospirai accostando nel parcheggio dell'aeroporto.
-Non andrà come l'ultima volta- affermò convinto.
-Questa volta tu mi aspetterai al traguardo- dissi mentre i ricordi della settimana scorsa mi invaderlo la mente.
Erano cambiate tante cose qui a Los Angeles e con loro ero cambiata pure io, forse un po' troppo in un solo mese, ma non mi ero mai sentita così padrona della mia vinta come in quel momento.
-È stata colpa di quel cretino se abbiamo sbandato andando a finire contro un albero, non tua- mi ripeté per la millesima volta, ma nonostante questo sapevo che infondo era colpa mia, lo sapevo che ci avrebbe fatto sbandare ma io non mi ero data per vinta e avevo cercato di sfidarlo più del dovuto perdendo il controllo della macchina e andando a finire contro degli alberi, mi ero risvegliata in ospedale mentre Logan aveva avuto un trauma cranico a causa mia.
-Le cose stanno così, vuoi i soldi? Lasciami gareggiare da sola- sentenziai sedendomi su una delle sedie in metallo nell'attesa che il mio migliore amico sbucasse da qualche parte.
Il mio sguardo fu attirato da un ragazzo biondo girato di spalle che guardava a destra e a manca in cerca di qualcosa, i miei occhi si posarono sulla custodia della chitarra che portava sulle spalle.
Quella era la mia chitarra e quello era Alex.
Mi avvicinai a lui facendo cenno a Logan di seguirmi, e una volta arrivata dietro di lui mi schiarì la voce è esordì.
-Mi scusi signor Alexander, sta per caso cercando qualcuno?- lentamente si voltò verso di me e rimase a bocca aperta nel vedermi, beh forse il colore dei capelli più scuri del solito legati in una coda a cavallo che metteva in mostra i miei due dilatatori alle orecchi e gli altri piercings presenti su di esse, forse anche il trucco un po' più marcato di come la vecchia Melissa ostinava a truccarsi, oppure il mio abbigliamento caratterizzato da un jeans attillati che una volta non avrei messo per la troppa timidezza e una maglia abbastanza corta che mi arriva un po' più sopra dell'ombelico dove giaceva un'altro piercing, forse tutto questo lo portò a guardarmi in quel modo, nemmeno io avrei mai pensato di poter diventare così.
-Wow, sei sempre più bella- sussurrò mentre sul suo viso comparve un sorriso enorme del quale avevo avuto nostalgia in queste settimane.
-Sono sempre io, ma leggermente diversa- sussurrai al suo orecchio durante un abbraccio.
-Non ne avevo dubbi- rispose ridacchiando.
-Beh lui è Logan, Logan lui è Alex- dissi sorridendo insieme ai ragazzi.
-Piacere di conoscerti, Melissa mi ha parlato molto di te- commentò il ragazzo tatuato stringendogli la mano.
Stavamo per andarcene quando qualcuno menzionò il mio nome e quello di Logan.
-Ma guardate un po' chi si rivede pensavo foste morti fino a qualche minuto fa- disse il ragazzo dai capelli colorati.
-Mi dispiace per te, ma a quanto pare siamo vivi- risposi acida sotto lo sguardo interrogativo di Alex.
-Vorrei fare un'altra corsa, questa volta senza agevolazioni o vantaggi- schernì con il suo solito ghigno malefico.
-Che intendi dire?- domandò Logan perplesso.
-Credo che le macchine prima delle gare debbano essere revisionate e tenute al sicuro- beffeggiò.
-Lurido bastardo, hai manipolato la macchina- urlai attirando l'attenzione delle persone presenti nell'aeroporto
-Mi spiace bambolina- disse ridendo.
-Attento alle parole Clifford- ringhiai.
-Ci vediamo domenica sera- disse girandosi per andarsene ma non prima di aver aggiunto
-Che vinca il migliore-.
-Cazzo- imprecai sottovoce.
Durante il ritorno a casa lasciai l'onore a Logan di guidare in modo che io potessi riassumere il casino che si era creato dal mio arrivo a Los Angeles.
-Sono a casa- urlai sull'uscio della porta seguita dai due ragazzi.
-Sorellona- disse catapultandosi nelle mie braccia.
-Sei Alex vero?- chiese al biondo affianco a me.
-Si, tu invece sei Alessia non è così?- chiese piegandosi sulle ginocchia per arrivare alla sua altezza e sorriderle dolcemente.
-Esatto- dissi giocando con una ciocca di capelli probabilmente in imbarazzo.
Alex si stava per alzare quando la bambina difronte gli getto le braccia al collo per poi abbracciarlo calorosamente.

-Perché l'hai portata?- chiesi indicando la chitarra appoggiata al divano.
-L'avevi lasciata a casa e quando te ne sei andata l'ho presa io, la sala della musica ormai non c'è più, Jessica e Marco sono in crisi, Taylor e Alesha non si rivolgono parola, Trent non si è più fatto sentire, diciamo che tu te ne sei andata e nulla è rimasto come prima- sorrise, era un sorriso malinconico e tutto ciò mi faceva male, come sentire il suo nome che avevo rifiutato di dire o pensare, Logan non sapeva niente di Taylor, sapeva fosse il mio fratellastro ma niente di più e gli ne ero grata per non avermi chiesto di lui.
-Tu come stai?- chiesi guardando i suoi occhi color caramello.
-Come vuoi che stia? Lo sai che per me sei come una sorella e io senza te non riesco a stare. Tua madre mi chiama in continuazione per avere tue notizie, lui anche, lui continua chiedermi come stai pur essendo arrabbiato con te- disse distogliendo lo sguardo dal mio.
-Arrabbiato?- chiesi non capendo.
-Te ne sei andata così senza dire niente a nessuno ero arrabbiato pure io- ammise gettando la testa all'indietro frustrato.
-Credo tu sia stanco, ti accompagno nella stanza che ho preparato per te- dissi conducendolo nella camera degli ospiti.
-Se hai bisogno la stanza è quella infondo al corridoio- conclusi per poi scendere a bere un po' d'acqua.
Con molta lentezza mi diressi verso la chitarra che presi a suonare molto lentamente.

'You can say we'll be together
Someday
Nothing lasts forever
Nothing stays the same
So why can't I stop feeling this way'

Le parole uscirono involontariamente dalle mie labbra come le lacrime che mi rigarono il viso.
Erano successe così tante cose, ma nulla era riuscito a diminuire i sentimenti per quel ragazzo, niente e nessuno lo avrebbe fatto.
Tutte le notti rivivevo i momenti passati insieme a lui, ogni singolo dettaglio, ormai non sapevo quale fosse la soluzione migliore da fare, se dormire e sognarlo oppure non dormire e pensarlo.
Tra una settimana ci sarebbe stato il matrimonio, il 24 febbraio mia madre si sarebbe sposata.
Lo schermo del mio telefono si illuminò segno che c'era un messaggio.

Periferia Est, 3.00.
Che abbia inizio lo spettacolo.

La chiamata di Logan tardò d arrivare come solito.
-Prendi la tua macchina, ci vediamo alla fabbrica tra 15 minuti- schernì subito per poi andarmi a cambiare, non svegliai Alex tanto avrei fatto ritorno prima dell'alba come ogni volta.
Era ora ed io ero ferma davanti alla strisce sella partenza mentre il ragazzo tatuato continuava a dirmi di scendere.
-Promettimi di arrivare al traguardo- disse infine dandomi un bacio sulle labbra.

Rosso. Giallo. Verde.

Acellerai provocando una nube di polvere dietro di me, sapevo di dovermi preoccupare solo di Clifford, lui era quello da battere.
Opponendo un po' di resitenza prima di lasciarmi superare imboccai la scorciatoia assicurandomi che nessuno mi vedesse.
Ero ancora dietro di lui che a quanto pare aveva capito che avevo giocato d'astuzia.
Eravamo quasi al traguardo quando mi tagliò la strada facendomi perdere il controllo, ma a quanto pare non fui l'unica dato che finì fuori pista pure lui.
Ero a pochi centimetri dalla fine di un burrone, una sola mossa sbagliata e sarei morta. Il sangue scendeva dalla mia guancia destra e dalla tempia e mi facevano parecchio male anche le costole.
Con le ultime forze rimaste accelerai riuscendo a tagliare il traguardo per prima.
Aprì la portiera dell'auto ma un dolore allucinante mi rese la vista sfocata facendomi vedere solo più il buio.
Al traguardo ci ero arrivata.

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Sbaaam.
Che cosa succederà a Melissa?
Spero vi piaccia ❤️

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