Capitolo 5 - The party

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«Mi permetti solo una domanda?» domandai, indipendente da quello che avrebbe detto, gli avrei posto lo stesso la domanda.

«Si, dimmi» rispose mentre nel frattempo si dirigeva verso le ceste dei palloni. Ne afferrò una a basket e un'altra da pallavolo.

«Cosa ti ha fatto quella ragazza che ti sei fatto sta mattina nel bagno? Perché se questo è l'effetto che ti fa, fattela più spesso» dichiarai incrociando le braccia sotto il seno aspettando che mi raggiungesse per allenarsi.

«Oh lei niente, più che altro mio padre mi ha chiamato e ha detto che si sarebbero fermati più del previsto a Londra» urlò dall'interno del piccolo stanziano dove giaceva la maggior parte degli attrezzi sportivi. Tuttavia se ne uscì solo con i due palloni che aveva già prima.

«Ed ecco a te un pallone da pallavolo» Con un lancio forte e rude me lo lasciò facendolo arrivare all'altezza dello stomaco. Imprecai in tutte le lingue del modo e ringrazi mentalmente dio per essere riuscita a bloccarlo prima che potesse distruggermi lo stomaco.

«Stronzo» sibilai schiacciando il pallone addosso a lui, cercando di metterci tutta la potenza a me possibile per lanciarlo.

«Stronza» ribatté avvicinandosi pericolosamente a me, lasciandomi un veloce bacio a stampo.

Sbuffai rumorosamente non appena si allontanò. Mi era impossibili capire le sue intenzioni, si muoveva con troppa rapidità e furbizia, ingannandomi.

Passammo minuti o forse ore a buttare la palla dentro il canestro e a discutere ogni qual volta fosse possibile.

Era strano dirlo, ma nonostante avessimo litigato parecchie volte, mi ero divertita.

Una ragazza entrò in palestra mentre nel frattempo io e Taylor ci insultavamo a vicenda, di nuovo. Eravamo estremamente vicini e la cosa mi faceva infuriare ancora di più.

«Scusate non volevo disturbare, ma pensavo si tenessero qui le selezioni, quelle per le cheerleader» parlò arrossendo lievemente.

In quel momento mi accorsi di quanto veloce fosse passato il tempo. Feci scattare lo sguardo sull'orologio appeso alla fine della palestra e sgranai gli occhi non appena vidi che eravamo in ritardo di ben mezz'ora per le selezioni.

«Si sono qui. Il tempo di cambiarmi e incominciamo. Fai qualche esercizio di riscaldamento nel frattempo» spiegai afferrando il pallone per poi ributtarlo nella cesta apposita.

Dopo essermi cambiata raggiunsi il mio posto dietro il piccolo banco, affianco a quello di Taylor, e cominciammo a selezionare i giocatori della squadra e le cheerleader.

«Non ce la faccio più» sbuffai esausta appoggiandomi allo schienale della sedia. Era stressante e stancante stare seduta per ore su quella sedia per vedere ragazze e ragazzi fare acrobazie oppure lanciare la palla contro il canestro.

«Non è male vedere nuove ragazze, sto facendo la lista di quelle che scoperò» disse sorridendo maliziosamente. Lo guardai schifata lasciandomi sfuggire un gemito di frustrazione. Quel ragazzo era malato, malato di sesso, e quella lista lo provava.

«IL PROSSIMO» urlai in modo che i ragazzi fuori mi sentissero.

Fece la sua entrata un ragazzo alto, fisico tonico fasciato da una tuta ed una canottiera, capelli biondo cenere e occhi nocciola scuri. Non era niente male.

Ne rimasi incantata e senza farci caso mi morsi il labbro inferiore.

«Allora basket o cheerleading?» domandò il ragazzo affianco a me usando un tono piuttosto distaccato e freddo, tutto il contrario di quello che aveva usato con le ragazze. Mi girai verso di lui e lo incenerii con lo sguardo, ma non se ne accorse nemmeno dato che era troppo concentrato a lanciare occhiate di disapprovazione al ragazzo biondo.

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