45- Vuoto.

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Era da un po' di tempo, che non dormivo così tanto.
Ormai è mezzogiorno inoltrato, ma sento ancora il mio corpo molto stanco e pesante.
Nella mia camera, illuminata dalla luce del sole proveniente dalla mia finestra, regna il solito silenzio.

Io rimango avvolto dalla quiete della mia camera, seduto sul mio letto e con le coperte che mi coprono della vita in giù, fissando un punto non definito della stanza; il mio cervello non si è ancora risvegliato del tutto e sento i miei occhi bruciare terribilmente.

Ho dormito veramente tanto...

Emetto un sonoro sbadiglio e mi stiracchio alzando le braccia verso l'alto.

Nonostante abbia dormito molto...
Mi sento ancora così stanco...
Dormirei volentieri un altro po'...

Mi porto una mano davanti agli occhi doloranti e me li stropiccio, massaggiandoli delicatamente con le dita.

I miei occhi stanno chiedendo pietà...
Ma d'altronde...
Che cosa mi aspettavo dopo una nottata come quella di ieri passata a piangere come uno scemo...

Dopo la visita di Francesco, credevo di essermi un po' ripreso, di essermi distratto, d'altronde, sono rimasto abbastanza tranquillo fino all'ora di cena, nonostante abbia comunque mangiato molto poco, ma purtroppo, una volta essermi trovato da solo nella mia camera, i pensieri riguardo a Riccardo sono tornati a galla nella mia mente; la sensazione di vuoto, la tristezza e la solitudine hanno logorato nuovamente il mio cuore.
Inutile dire che è stato inutile cercare di distrarmi, anche quando ho preso il mio telefono per pensare a qualcos'altro, sono finito invece per rileggere tutte le mie conversazioni con Riccardo su whatsapp e, ovviamente, mi sono sentito ancora più triste e solo.
Non so esattamente quanto tempo ho passato a piangere sotto le coperte del mio letto, so solo che ora i miei occhi ne stanno pagando le conseguenze.

«Daniel?» mio padre, chiama il mio nome da dietro la porta della stanza.
«Sei sveglio?»

«Sì, papà...» emetto con la voce ancora impastata dal sonno.

Mio padre, una volta sentita la mia voce, apre lentamente la porta della mia camera e si affaccia su quest'ultima senza entrare all'interno e rimanendo sulla porta.
«Ho preparato il pranzo...» pronuncia poi con tono calmo.
«Dovresti mangiare qualcosa...»

Abbasso leggermente lo sguardo e rimango in silenzio.

«Daniel...» mio padre fa una pausa ed entra nella mia stanza.
«Non puoi continuare a saltare i pasti... Ti sentirai male...»

Non che possa stare peggio di così, papà...

Emetto un sonoro sospiro e rimango nuovamente in silenzio, mentre mio padre avanza per la stanza, per poi sedersi sul mio letto in corrispondenza dei miei piedi.
«Ieri... hai saltato il pranzo... e a cena praticamente non hai toccato cibo...»

«Non ho fame...» emetto poi con tono basso.

«Lo sai anche tu che non puoi continuare così...» mio padre si sporge in avanti verso di me, allungando una mano verso il mio viso e accarezzandomi con affetto.
«Hai anche gli occhi tutti rossi...»

«Papà...» faccio una pausa e riprendo poco dopo.
«Mi dispiace...»

«Per cosa?» chiede papà con tono confuso.

«So che... ti sto facendo preoccupare... mi dispiace...»

Mio padre, rimane in silenzio per qualche minuto, per poi alzarsi dal mio letto.
«Se lo sai... sforzati almeno un po' e vieni a mangiare qualcosa...» pronuncia poi avanzando per la mia camera e arrivando alla porta.

Vorrei solo starti accanto. (In Revisione) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora