2- Il teschio con la rosa.

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Sono passate due settimane dal giorno del trasloco.
Finalmente abbiamo finito di riordinare tutte le cose ancora rimaste negli scatoloni e abbiamo cambiato un po' anche la disposizione dei mobili all'interno delle stanze.
Mio padre ha iniziato il suo nuovo lavoro e tutte le sere rientra col sorriso, come un bambino di prima elementare che va per la prima volta a scuola.

Le scuole elementari.
In un certo senso mi manca il periodo di quando ero bambino.
La mia infanzia è stata abbastanza normale, ero un bambino spensierato che diceva tutto quello che gli passava per la testa, spesso anche quando non avrei dovuto, ed ero allo stesso tempo anche molto ingenuo.

Ricordo ancora quando mio cugino, più grande di me di 5 anni, mi aveva fatto credere che piantando un'alga, presa dal mare, nel mio giardino, sarebbe cresciuta una pianta enorme, verde e puzzolente e, chiaramente, da bambino ingenuo e credulone quale ero, gli avevo dato retta.
Avevo aspettato giorni e giorni che la pianta crescesse, inutilmente, fin quando non fu mio padre a svelarmi la verità sulla pianta immaginaria e dello scherzo di mio cugino.
Ricordo che ne rimasi abbastanza deluso ed arrabbiato per essermi fatto ingannare in quel modo ma nonostante questo continuavo a voler bene a mio cugino.
Quando ero piccolo, giocavamo spesso insieme e lui ovviamente continuò per anni a farmi scherzi di ogni genere e io, continuavo a cascarci con tutte le scarpe.

In generale, da bambino sono sempre stato un credulone, credevo a qualsiasi cosa mi dicessero senza neanche pensarci troppo.
Il periodo delle elementari fu l'unico in cui non cambiai scuola per 5 anni consecutivi, ancora mio padre non aveva avuto problemi con il suo lavoro e non avevamo il bisogno di viaggiare.
In quel momento mi torna in mente ciò che aveva detto mio padre quando siamo arrivati qui in città.

Rimarremo qua...
Sul serio?
Ancora mi fa strano a pensare a quelle parole...
Sarà davvero così?
Non lo so...

«Cosa stai facendo? Arriverai tardi.»
Mio padre interrompe di botto i miei pensieri.

Giusto...
Devo andare a scuola.

Ho finito in anticipo di prepararmi e mi sono perso spontaneamente nei miei pensieri mentre aspettavo che si facesse l'ora di uscire, seduto sul mio letto.

Guardo l'ora sul telefono: 8:20.

«Cazzo!» l'imprecazione mi esce spontanea dalla bocca e mi alzo velocemente dal letto.

«Vuoi un passaggio?» mio padre mi guarda con le braccia conserte davanti alla porta della mia stanza.

La scuola si trova a circa 20 minuti a piedi da casa mia.
Forse se corro dovrei arrivare lo stesso. Non voglio farmi accompagnare da mio padre e subirmi l'interrogatorio che cerca di farmi tutte le sere sulla scuola, sulla mia classe ecc...
Per il momento sono riuscito a evitarlo portando l'argomento sul suo lavoro.
E poi... c'è una cosa che devo fare...

«No, lascia stare. Se corro dovrei arrivare giusto in tempo.»

Prendo lo zaino che avevo lasciato sul letto e il mio cellulare dal comodino e mi dirigo con uno scatto verso la porta.
Mio padre indietreggia leggermente spostandosi di lato per farmi passare e mentre passo davanti a lui mi da una pacca sulla spalla.

«Va bene, divertiti.»

Divertiti?
Sei serio?!

Io lo supero senza dire nulla, scendo le scale, apro il portone dell'ingresso ed esco fuori da casa mia.

«Lascia la porta aperta, io sto per scendere.» si sente la voce di mio padre dal piano di sopra. Faccio come dice e vado avanti sul marciapiede, lasciandomi dietro la porta aperta.

Vorrei solo starti accanto. (In Revisione) Where stories live. Discover now