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Non aveva mai pensato che sarebbe arrivata una fine, e che tutto ciò che aveva vissuto con Dastan fosse d'un tratto diventato un sogno, un ricordo. Una piccola parentesi che poteva tenerla ancorata alla vita.

 La prima volta che lo aveva visto si era sentita in salvo, i suoi problemi erano sfumati quando i suoi occhi ski erano incrociati e l'aveva presa tra le braccia. Lì era iniziato il suo sogno...La vita non le era sembrata solo sofferenza e dolore, ma c'era anche luce e colore. Aveva ripreso a vivere accanto a quell'uomo bisbetico, che in realtà aveva un cuore enorme. L'aveva fatto sbirciare all'interno del suo animo mostrandole cos'era davvero l'amore.

Rimorsi? Ne aveva molti...Il futuro lesembrava così cupo, ora. Così solitario. Le domande erano molte. Sarebbe riuscita a sopravvivere? Sarebbe riuscita a ritornare da lui?...

Non aveva nessuna idea di come affrontare tutto ciò. La sua mente era confusa e si appigliava solamente ai bei ricordi, mentre il continuo gocciolio delle pareti umide le arrivava alle orecchie. Non vedeva nulla, a parte il buio pesto della cella non c'era molto a cui appigliarsi per rimanere cosciente. Non sapeva quante ore erano passate. C'era per caso qualcosa che avrebbe potuto fare?




Quanto tempo era passato? Si era di nuovo indebolita e addormentata per via dell'argento? Zoe cercò di sollevare la testa, ma il collo era indolenzito, così come le spalle. Il bavaglio era zuppo di saliva, ma l'interno della sua bocca era asciutto come il deserto. Aveva sete....




Quando la porta della cella si aprì, Zoe la sentì indistintamente. Aveva già capito che avevano usato quella tecnica di isolamento per torturarla e indebolirla. Lo avevano fatto spesso negli anni passati, lasciandola senza  cibo...ma mai senza vedere.

-Bene bene, la nosta principessina è sveglia!! Come ti sembra il soggiorno qui, nella nostra principale suite?- L'uomo accese la luce, ridacchiando mentre Zoe sbatteva le palpebre doloranti sugli occhi doloranti. -Mmmm....- borbottò fintamente pensieroso avvicinandosi a lei, guardandole il viso. -Non hai una bella cera...-con una smorfia le scostò una ciocca di capelli dal viso, mentre Zoe sussultava e tirava indietro la testa sul collo dolorante. -Ma per quello a cui servi non devi avere una bella cera!- rise l'uomo. Un'attimo dopo gli era stato portato un vecchio carrello medico, che Zoe conosceva molto bene. Il suo braccio venne tenuto fermo e bloccato contro la sedia, mostrando l'interno del gomito. Bloccata in quel modo Zoe sapeva già cosa l'aspettava.

Afferrando la siringa già pronta il dottore Hebert le sorrise,-Questo sai già cos'è. Ti consiglio vivamente di rimanere ferma se non vuoi che l'argento ti uccida rapidamente.-

Puntando l'ago sul suo gomito, Hebert sorrise. L'ago tuttavia si bloccò sulla pelle, d'un tratto diventata di acciaio. L'uomo sollevò lo sguardo su Zoe, un secondo prima che il suo viso fosse illluminato da un sorriso sbilenco e fosse scaraventato in aria come un sacchetto di carta e sbattesse furiosamente contro la parete. -I tuoi occhi!- Borbottò, mentre si piegava contro la parete cercando di sfuggire da quella creatura. La sua parte animale era stat risvegliata, adesso nulla avrebbe potuto impedirle di avere vendetta. Il sangue gli colava riempiendogli il viso di sangue ciò rendeva ancora più furiosa Zoe. Con un ringhio felino a passo sicuro si accucciò accanto all'uomo. -Sai che cos'è questa...-ripetè mostrandogli la mano. Lo schernì come poco rima aveva fatto lui. -Ti consiglierei di non muoverti se non vuoi soffrire.-

Herbert ebbe tempo di sbarrare gli occhi, ma un attimo dopo giaceva morto sul pavimento di quella cella. La testa di Zoe siollevò lo sguardo verso l'angolo della cella dove un piccolo luccichio rivelava la presenza di una telecamera. Avvicinandosi ad essa, mostrò i suoi occhi dalle iridi color oro. La sua forma animale si era mostrata. Aesso erano loro a dover avere paura di lei. Chinò la testa di lato, osservando attentamente l'oggetto... Poco dopo non arrivava nessun segnale ai cacciatori, l'oggetto era stato distrutto e Zoe era a piede libero.


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