21.

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Lo sguardo di Zoe viaggiò per la stanza, dal viso preoccupato di Dastan, a quello concentrato di James al computer, suo padre invece passeggiava nervosamente per la camera, da lì a poco avrebbe fatto un solco nel pavimento finendo dritto al piano di sotto.
Zoe respirò rumorosa attirando su di se lo sguardo dei tre uomini. E meno male che non aveva urlato. Il suo istinto le aveva suggerito di rompere qualcosa e di fare a pezzi il mondo intero. A stento era riuscita a stare ferma e fintamnete calma, quando tutto il suo corpo bruciava. Il marchio sul braccio la faceva impazzire, all'inizio le era sembrata una grossa fiamma, non aveva forma regolare e adesso sembrava un grosso uovo di struzzo. Una voglia rossa che le percorreva l'intero braccio, dal polso fino all'incavo del gomito.
-Cosa sono esattamente?-
Dastan scosse la testa, con occhi bassi. Lui sembrava essere finito in un altro mondo. Aveva sorriso per la sua traformazione in essere mortale, ma poi si era chiuso in se stesso pensieroso, lontano da lei...e ciò la feriva.
-Personalmente pensavo fossi una piccola fata o un piccolo elfo. James, hai trovato qualcosa?-disse Dastan, sorridendo e cercando di alleggerire l'atmosfera, ma tra loro sembrava che l'armonia si fosse dissipata in una nuvola di fumo. Le si strinse il petto in una morsa.
Il biondo scrollò le spalle attirando il suo sguardo, Zoe deglutì a stento mentre si sollevava dal divano e si metteva alle spalle di James. Sullo schermo comparivano appunti e altri file: c'eranoi risultati di campioni di sangue, farmaci e un sacco di schifezze che venivano usati contro gli immortali.
-Ci sono pochissime informazioni. Su Zoe non viene menzionata la sua natura. Sembra che neanche loro ne fossero informati e in caso contrario non penso che l'avrebbero scritto qui...-
Dastan strinse i pugni, la sua espressione si fece dura, come sempre quando nominavano quei farabutti. Non solo avevano tentato di uccidere lui e la sua squadra, molte volte, ma avevano tenuto prigioniera la sua compagna per anni, e la cosa lo faceva infuriare ancora di più.
-James ti prego di approfondire più che puoi...- mormorò stando seduto, il suo sguardo perso verso la finestra.
Il biondo annuì con fare teso. Aveva per caso sentito anche lui quella freddezza che li circondava?
-Cercherò insieme agli altri, porterò con me Jacob o Smitz. Ti aggiornerò.- disse uscendo dell'appartamento. Il pade di Zoe rimase teso per alcuni minuti accanto alla figlia poi , senza dire una parola, uscì a grandi passi dalla stanza.

-Cosa è succcesso?- sussurrò lei, era quasi suull'orlo di una crisi di nervi e ci sarebbe mancato davvero poco alle lacrime. -Sono io la causa della tua freddezza? Per quello che sono? O per meglio dire, quello che non sono?-

La testa di Dastan scattò verso l'alto come se le sue parole lo avessero appena riportato alla realtà.

-Cosa? Pensi questo?-

-Cosa dovrei pensare? Mi avevi promesso che qualunque creatura io fossi diventata non ti sarebbe importato. Eppure, dopo aver scoperto che non sono come te, ti sei chiuso in te stesso e ti sei allontanato!- Zoe si alzò dal divano e percorse pochi passi verso la finestra al lato opposto del suo compagno. Fuori aveva ripreso a piovere, con nubi grosse e scure, una tempesta come dentro di lei. -Se...Se non vuoi che rimanga qui, basta dirlo.-

I secondi passarono lenti, come ore. Il ticchettio dell'orologio sembrava  un lontano sussurro. Era finita, pensava lei. Il cuore improvvisamente agonizzante nel petto.

-Quando ero piccolo mi veniva raccontata spesso questa storia, era la preferita di mia madre.- mormorò lui a capo basso.
-Nella storia si parla di un Lupo forte, coraggioso, capo di un grande branco, adorato e amato da tutti, ma era soprattutto triste. Triste con un intensità tale da lasciare chi lo osservava completamente col rimorso. Aveva combattuto grandi guerre, conosciuto le grida, il fumo e il sangue della battaglia.  Per secoli aveva sperato di trovare la sua compagna, ma invano.
Il Lupo non era stato tanto fortunato da incontrare il vero amore.
E poi c'era una Volpe, bellissima e coraggiosa, con gli occhi grandi  e speranzosi da bambino, la coscienza bianca come i petali di un fiore e la forza di un immortale. Il suo promesso sposo era stato assassinato brutalmente e lei aveva perso tutto una notte di Luna piena.
La storia non racconta delle loro vite solitarie, ma del loro incontro. Il loro dolore era simile, profondo e lacerante. La Dea luna si struggeva per loro... Due immortali, suoi figli appartenenti a due razze diverse.
Comparve loro in sogno, una notte d'estate, chiese loro di seguire l'istinto.
I due immortali seguirono il suggerimento della Dea Madre, si immersero nella foresta fatta di pini e felci verdi, seguendo un sentiero che non esisteva, richiamati l'un l'altro. Si persero in un bosco oscuro e si ritrovarono innamorati. E le loro anime si completarono così bene che l'intensità del loro amore sembra vivere sino ai giorni nostri.-
-Dastan...-

-Questa non è solo una storia, amore mio.- Dastan, le si avvicinò e con dolcezza la strinse contro il proprio petto. -Se fai parte di quella discendenza saresti la donna più forte del mondo, con grandi poteri e capace di affrontare qualsiasi cosa...-

-E questo cosa ha a che fare con noi?-

-Non capisci? Non avresti più bisogno di me...-

Con un singhiozzo, Zoe si voltò fra le sue braccia tese. Le sue spalle sussultavano al suono dei suoi profondi singhiozzi. Il vollto pallido e umido di lacrime.

-Sembra assurdo! Perchè ho bisogno di te come l'aria e tu sei pronto a lasciarmi!-

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