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Zoe camminava a testa dritta fra la gente, tenendo stretto lo zainetto in cui aveva infilato tutta la sua vita e le cose importanti. O almeno quei pochi contanti e una pistola. Non si era mai ritenuta una ragazza fragile, ma non aveva mai immaginato di poter tenere un'arma nella borsa. Un'altra piccola sacca dove erano contenuti i suoi vestiti era stata posata nel motel della piccola cittadina di Brighton. Aveva pagato in contanti senza lasciare alcuna traccia. Scansò alcuni passanti prima di fermarsi alla sua meta: il parrucchiere. I suoi occhi vagarono sulla strada attenti ad ogni piccolo particolare. Sembrava fredda e padrona di sè, ma era chiaro che era spaventata. Si dette un'occhiata alle spalle nuovamente, come aveva imparato a fare da un pezzo: un posto che poteva sembrare tranquillo, poteva essere invece pericoloso. Entrò nel locale trasandato e vecchio frequentato da pochissimi clienti, che non potevano permettersi un granché. Il negozio sembrava infatti reduce da una battaglia fra il vintage degli anni 80 e della spazzatura.

Chiuse la porta di vetro su cui erano fissate alcune tapparelle, che cigolò sotto la sua spinta. Fu accolta dalla donna del personale, parecchio eccentrica. I capelli neri ricci erano raccolti in una nuvola vaporosa, che mettevano in risalto gli occhi scuri della donna.

-Ciao, tesoro. Che cosa ti faccio?- le domandò, masticando a bocca aperta una chewgum. Le sorrise dolcemente invitandola a sedersi davanti allo specchio macchiato, con una mensola strapiena di prodotti.

-Il colore. Voglio tingerli.- la risposta le uscì atona, mentre la parrucchiera dal camice sgualcito sollevava le ciocche alla luce fiebile del neon.

-Questo colore é davvero splendido sicura di non volerlo tenere?-chiese la donna scettica.

Zoe annuì con vigore. Voleva apparire il meno possibile, mischiarsi fra la gente ed essere irriconoscibile. Il colore rosso dei suoi capelli non le avrebbe permesso di muoversi come voleva, ne tantomeno di risultare "normale".

-Contenta tu...di che colore li facciamo?-

-Neri o castani,bastano che siano scuri.-

Circa un ora dopo era già in cammino con un nuovo colore di capelli scuri che la rendevano indifferente fra le persone. Pensava che scappare sarebbe stato semplice, ma non lo era affatto. Sospirò spingendo, la porta di un supermercato nel quale fece una scorta di qualsiasi cibo trasportabile nello zaino e dopo aver pagato, in contanti, si diresse verso la camera del motel,anonimo e povero com'era costretta a vivere da mesi. I soldi che aveva trovato nella borsa rubata ai suoi aguzzini erano quasi del tutto finiti. Pochi soldi per scappare in treno, dirigersi in un posto sperduto e vivere in un motel lurido: il sogno di qualsiasi ventenne. Dette un'occhiata in giro, attraverso la piccola finestrella che dava sulle scale di emergenza. Il posto sembrava tranquillo. Sembrava.

Ma il pericolo era in agguato. In qualsiasi momento poteva essere riconosciuta. Rapita. Rinchiusa. Un'altra volta. Non poteva. Non avrebbe permesso che le portassero via la sua libertà, un'altra volta. Riposò per alcune ore, vestita dei propri abiti e con lo zaino affianco pronta a qualsiasi evenienza. Il suo cuore tremava nella cassa toracica, mentre il freddo le mangiava le ossa, stando in allerta ad ogni piccolo rumore o scricchiolio. Il respiro le si bloccò in gola. Verso le tre del mattino capì di non essere più sola. Tutto attorno a sé era troppo silenzioso. Aprì gli occhi sobbalzando, la sua mano corse verso lo zaino e lei si precipitò a nascondersi sotto la finestra. Non si sentiva un solo rumore mentre una risatat riecheggiava fuori dalla porta.

-Ti abbiamo trovata, rossa.-

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