2.

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Il suono del cancello che si apriva era l'unica cosa che accertava al suo inferno una sorta di routine. Non c'erano orologi in quel posto e l'unico modo per capire il passaggio del tempo era il cambio dei soldati lungo la porta e il cibo che gli veniva servito su piatti di acciaio. Cibo vecchio di anni, pensò Zoe. Si tirò in piedi a fatica, trascinandosi dietro le pesanti catene di argento attaccate ai suoi polsi. Era stato una tortura osserlarle ai polsi, sebben non bruciassero più come i primi girni, queste la indebolivano molto, non riusciva neanche a muoversi per la piccola cella. Si ritirò nell'angolo più piccolo, nascondendosi dietro la massa serica dei suoi capelli. Erano ritornati rossi dopo appena pochi giorni. Settimane.

L'ultima volta era riuscita a scappare. Era stata brava, pensò.

Le porta di acciaio si aprì di poco, il vassoio del cibo le fu gettato all'interno con poco garbo. Apettò che si richiudesse prima di avvicinarsi e fiondarsi sulla piccola quantità d'acqua in una bacinella. Veniva servita come un prigioniero. Poca acqua, del pane raffermo, avvolte gli stessi avanzi della associazione. Viveva come un animale. Un animale chiuso in gabbia. Nella sporcizia, nel freddo, nella solitudine. Veniva trattata come una bestia.

Non aveva mai capito il perchè, sequestrata e poi ingabbiatata, torturata da prelievi del sangue, radiografie. Non aveva mai capito il perchè l'Associazione si fosse fissatat su di lei. I membri erano dei soldi, quasi scelti, che colpivano con forza ogni volta che lei si rifiutava di porgere le braccia. Non erano umani e consideravano men che meno lei. Era solo una bestia, una cavi ada laboratorio. Tutto qui.

Gli occhi viola del soldato si alzarono dallo schermo. Le immagini del calore corporeo rappresentavano 3 uomini rinchiusi in una cella. Due macchie rosse/arancioni dei quali si muovevano su e giù, riconosceva in loro i suoi uomini, alti e muscolosi, catturati poco prima. Ma il più piccolo di color arancio chiaro, se ne stava da solo in un angolo della cella, rannicchiato su se stesso, probabilmente a soffrire il freddo.

-L'ultimo sembra un bambino. Sembra che quei pezzi di merda non facciano differenze per i loro fottuti espeerimenti.-Indico col dito l'immagine, al suo sotto-comando James.

-Potrebbe essere anche una donna, una ragazzina..la figura é piccola e minuta.-rispose, voltandosi verso di lui. James era un bell'uomo dai capelli biondi e grandi occhi verdi, era uno degli uomini più gentili al suo comando. Si risentì un poco del suo aspetto rozzo e da bad-boy. I suoi capelli neri erano sempre indomabili e sparati in tutte le direzioni, dandogli l'aspetto di un uomo che si é appena svegliato in una marea di rovi. I suoi occhi erano viola, un segno immortale del suo essere. Indomabile come un dio e feroce come il lupo che gli apparteneva nell'animo, Dastan era il capo del branco d'assalto pericoloso e letale, era un guerriero che combatteva per proteggere i suoi cari e il suo popolo. Scosse la testa, osservando l'immagine, come se soltanto guardarla potesse riconoscere quella figura minuta.

-Voglio una squadra pronta. Voglio 20 uomini, che si tengano pronti. E mi serve una piantina della struttura.-dettò ordini mentre usciva dalla stanza a passo veloce. Nel palazzo istituito come loro fortezza, si avvertivano le voci dei suoi soldati. Soldati come lui. Soldati che avevano già trovato una compagna. Altri che si divertivano a modo loro. Camminò dritto per la sua stanza, gettando un occhiata agli uomini sparsi nei corridoi. I suoi passi erano pesanti e tutti si voltarono a guardarlo. Molti di loro erano assieme a delle donne, prostitute assunte per farli sfogare e divertire. Una di queste si avvicinò a lui con i capelli sciolti sulle spalle un vestitino a tubino rosso che arrivava appena sotto il sedere e un rossetto rubino sulle labbra enormi, con trucco pesantissimo sugli occhi e le ciglia strapiene di mascara. Allungò una mano dalle unghie laccate per toccargli i pettorali duri e scolpiti. Dastan sussultò inorridito. In molti pensavano che lui fosse omosessuale. Aveva sentito molti dei suoi guerrieri parlarne sottovoce: lui che non si portava mai una donna a letto, lui che viveva solo per la battaglia, lui che se ne stava per conto suo..

-Tesoro, vuoi..-

-No! Non mi serve nulla..-tuonò allontanandosi. La sola idea di stare con una di loro gli faceva ribrezzo, aveva aspettato anni per trovare la sua donna e non avrebbe rovinato tutto per una sciacquetta. Era quello il suo obbiettivo nella vita. Trovare la sua donna. Uno strano presentimento inondò il suo stomaco, che fosse la volta giusta per trovarla?

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