XXV

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Bastarono solo due giorni a Michele per scoprire il colpevole dell'aggressione.

Conosceva troppo bene Stefano e riusciva a vedere quando si sentiva a disagio davanti a qualcuno, inoltre aveva anche ascoltato alcune frasi degli aggressori, quando pensavano di non essere visti.

Ma la prova finale l'ebbe quando non riuscì a trovare il suo amico.

Michele era consapevole di avergli chiesto molto, quando gli aveva detto di tornare alle lezioni, ma era un passo necessario per scovare il bastardo che l'aveva umiliato.

Quel pomeriggio trovò Stefano alla fine del corridoio dell'ala sud, dove di solito si svolgevano le lezioni di matematica. Per quanto il più piccolo fosse secchione, venti minuti chiuso in classe da solo erano davvero troppi anche per lui.

Si accostò alla porta semichiusa, con le orecchie ben dritte.

                                                                                      🔸

Stefano sapeva che quel momento sarebbe arrivato. Era nell'aula deserta con Giorgio e i suoi due fantocci. Era l'unico corso che seguiva con loro, per cui già da quando era iniziata la lezione aveva cominciato a provare un disagio senza precedenti. Per fortuna la lezione era proseguita senza troppi intoppi, malgrado tutto erano troppo vigliacchi per avvicinarsi davanti al professor Ferri, noto per l'intolleranza verso i trasgressori delle regole.

Egli infatti, era soprannominato il rigido, per le punizioni esemplari che impartiva agli alunni inclini alla disobbedienza.

Ma ora la lezione era finita e benché avesse cercato di uscire per primo, si era ritrovato accerchiato dagli amici di Giorgio, mentre quest'ultimo rimaneva seduto composto e sorridente al suo banco.

"Allora principessa, finalmente sei uscita dal buco" Giorgio scosto rumorosamente la sedia, che stridette contro il pavimento lucido dell'aula. Misurò i passi, lenti e precisi, come un leone prima di attaccare la preda.

"Devi essere andato troppo a fondo l'altra volta, si è ingoiato anche la lingua" disse una delle due amebe al suo fianco. Stefano indietreggiò, ma venne fermato dall'altro, che ancora non aveva aperto bocca.

"Vi prego, lasciatemi stare, sono solo bugie quelle che hanno messo in giro"

La risata dei tre, si spanse nell'ambiente e nell'anima di Stefano, che si vergognò per aver appena rinnegato se stesso.

"Mi prendi per un coglione? Non ti ho messo a novanta solo perché stava arrivando la bidella, ma ti sarebbe piaciuto, credimi."

Un rumore dietro la porta d'ingresso fece sussultare tutti, Stefano si voltò e imprecò sottovoce.

"Finalmente ho una prova per farvi a pezzi" Michele entrò spavaldo e con un sorriso maligno sulle labbra, Giorgio non parve minimamente intimorito, anche se era più piccolo di età e statura, era evidente che fosse fin troppo sicuro delle sue possibilità.

"E tu chi saresti, la sua puttanella?" Giorgio provocò Michele, ma fu un evidente mossa sbagliata perché quest'ultimo scattò verso di lui, afferrandolo per il collo. Lo strinse fino a che le nocche non gli diventarono bianche, fino a che la faccia di Giorgio non divenne viola.

Stefano era esterrefatto dall'indifferenza del suo amico, sembrava perfino godere dalla violenza che stava usando.

Quando lo lasciò, il ragazzo crollò al suolo come una foglia secca, premendosi le mani al collo e tossendo. Michele cominciò a prenderlo a calci in faccia, nello stomaco, ovunque il suo piede riuscisse a colpire.

Gli altri due rimasero inermi a fissarlo, da bravi suppellettili quali erano.

"Te lo dirò una volta sola, quindi ascoltami prima che ti rompa i timpani. Stefano è off limits. Se tu o qualsiasi altro bastardo vi avvicinate, gli parlate o lo sfiorate soltanto, io vi farò a pezzi. Tutto chiaro?" accompagno le sue parole ai pugni, una volta posizionato a cavalcioni su Giorgio.

Michele sentiva un'adrenalina che non aveva mai provato nella sua vita, era come se la violenza gli desse modo di sfogare tutto l'odio che aveva ingoiato per anni, come se quel mostro malato che sentiva sotto le dita fosse pronto a esplodere. Vide il sangue zampillare copioso dal naso di quel ragazzo e annusò l'aria pregna del suo odore ferroso. Sentì le proprie nocche scricchiolare ma non si fermò, quello era il suo momento di gloria, quello dove avrebbe sfogato tutta la bile dei suoi primi vent'anni. Per quella madre che l'aveva buttato come spazzatura, per quel padre mai conosciuto, per quella vita di merda che era destinato a vivere. Per un amore che non avrebbe mai osato provare, per tutti i giorni di dolore che aveva subito.

"Basta!" un urlo lo ridestò, riportandolo gradualmente alla realtà. Stefano era agghiacciato da quello a cui aveva appena assistito, non aveva mai visto una tale violenza e mai avrebbe immaginato di vederla scaturire dalle mani di Michele. Aveva gli occhi rossi, sangue sulle mani e sul viso e sembrava assolutamente felice di quell'atto deplorevole.

Stefano crollò al suolo, le gambe diventarono molli, non in grado di reggerlo dopo tutta quella violenza inaudita. Si chiese se si fosse sbagliato sul suo conto, se in realtà il suo amico non avesse qualcosa di molto oscuro, nascosto nell'anima.

Il trambusto che avevano scatenato fece accorrere molti curiosi, poi qualcuno chiamò la preside che entrando in aula cominciò a piangere. Gli studenti la guardarono ammutoliti, nessuno di loro l'aveva mai vista così fragile.

                                                                                            🔸

Michele venne allontanato quello stesso giorno, con il divieto di non ritornare, così Stefano dovette salutarlo, ancora una volta diviso dal cancello d'ingresso dell'istituto.

"Mi dispiace, ma stavolta non smetterò di scriverti, te lo prometto" Stefano sorrise, ma si chiese se dopotutto volesse davvero risentirlo. Non riusciva a dimenticare i suoi occhi iniettati di sangue, una violenza che non gli apparteneva e che in fondo, aveva scatenato lui. Aveva portato il climax talmente in alto che Michele aveva finito per esplodere, una volta scoperta la verità.

"Va bene" disse semplicemente, anche se aveva tantissime altre cose da dirgli. Restò muto nella speranza di non doverlo rivedere, perché la verità era che adesso aveva paura di lui.




Note:
Cari lettori, questo capitolo è stato molto cruento sia da leggere che da scrivere, ma era estremamente necessario per il futuro della storia.
Voi cosa ne pensate?
Per me è importante leggere i vostri pareri, mi aiutano a migliorare e portarvi storie sempre più avvincenti.
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