XIV

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"Vi auguro di sognare qualcuno che non c'è più. Qualcuno che vi dica che tutte le cose che non gli avete detto, lui le sapeva lo stesso."


Verso Novembre Stefano venne avvicinato da un ragazzo, un tale Armando.

Egli aveva intuito la natura di Stefano ed era interessato a lui.
Il ragazzo, dal canto suo, non riusciva a capire come uno sconosciuto fosse stato capace di leggergli dentro tanto intimamente.
Armando era un ragazzo alto e moro, sempre con la battuta pronta e lo corteggiava tantissimo, cosa che metteva Stefano in grande imbarazzo.
Gli disse di averlo visto per la prima volta nell'aula di latino, ma Stefano era troppo attento alla lezione per accorgersi degli sguardi furtivi di Armando.

Ormai non frequentava più il gruppo di Michele da tempo, quattro dei sette componenti del gruppo erano diventati maggiorenni e avevano lasciato il dormitorio, mentre gli altri si erano divisi con il passare delle settimane e ormai restava ben poco del gruppo affiatato di un tempo.
Nessuno seppe mai della prima esperienza gay di Stefano ed egli stesso si trattenne dal confessarlo a qualcuno, visto che non aveva più amici stretti con cui parlare.
Armando era premuroso e si curava del suo benessere, ma non era Michele.
Stefano provò con tutte le sue forze ad oltrepassare quel muro, a dare una svolta alla sua vita ma non fu altro che una prima esperienza di due adolescenti.
Ad inizio dicembre i due si salutarono con la promessa di restare amici, anche se poi non fu davvero così.

🔸

Michele l'aveva invitato a Milano per natale, gli aveva detto che viveva in un appartamento grande e che voleva dividerlo con lui.

Stefano aveva intuito che le cose con Stacey non stessero andando per il verso giusto, perché l'unico invitato per natale era stato lui.
Inoltre la ragazza era diventata più schiva e riservata, quasi si isolava dal gruppo e Stefano era convinto che non ricevesse nemmeno più notizie di Michele.
Ne ebbe la conferma pochi giorni prima di lasciare il dormitorio, quando le chiese spiegazioni nell'aula magna.
"Sto bene Ste', che vuoi che abbia."
Il ragazzo era un cervellone di natura e aveva passato ore ad arrovellarsi per capire cosa avesse la sua amica, prima di arrivare alla conclusione ultima di chiederlo direttamente a lei.
"Michele mi ha invitato per Natale."
La vide sussultare e capì che davvero le cose tra loro erano messe male.
"Che cosa vuoi che ti dica? Passa un buon natale."
Era così sconsolata la sua voce, così tristi le sue parole.
Stefano le toccò la mano e la strinse, sapeva bene quanto poteva far male amare Michele.
"Mi ha detto che non gli manco, che non pensa a me quando va a dormire e che non si ricorda più il mio profumo. Si è scusato ed è finita lì, non ho nemmeno risposto alla sua lettera."
Il ragazzo si crucciò.
Tante le domande che gli affiorarono alla labbra, tutte messe a tacere dalle lacrime che Stacey stava versando copiosamente.
Se la strinse al petto, cullandola per lungo tempo, pensando a quanto fosse paradossale tutto ciò.
Amavano la stessa persona e nessuno di loro due poteva averla.

🔸

Prima di partire per Milano, Stefano ricevette la visita di Fiona, era da tanto che non veniva a trovarlo.
Restarono per ore a parlare, nel loro posto speciale e cioè sui gradini che affacciavano fuori dal dormitorio, dove tutto sembrava più vero, più libero.
"Mi spiace per come sono andate le cose tra Stacey e Michele, ma hai pensato all'eventualità di rivelarti? Potrebbe essere una buona opportunità ora che andrai da lui."
Fiona era razionale come lui, ma in quel momento risultava l'unica persona con senno.
Stefano era troppo coinvolto emotivamente e non si sentiva in grado di fare una confessione simile.
"Perché non sei venuta per tutto questo tempo?"
Chiese lui, virando totalmente il discorso, cosa che non sfuggì a Fiona, che però lasciò perdere.
"Mi ero iscritta a un corso di inglese che mi ha tenuta impegnata per tantissimo tempo, sinceramente non vedo l'ora di andare all'Università, tutta questa mediocrità di pensiero abbassa il mio quoziente intellettivo."
Scoppiarono a ridere insieme, quasi fino alle lacrime e quel pomeriggio volò come un gabbiano che pesca una preda.
Stefano si sentì meglio, il cuore meno pesante, avere qualcuno al proprio fianco è qualcosa che spesso si sottovaluta, ma il ragazzo sapeva bene cosa significasse avere Fiona nella sua vita.

Due giorni dopo Stefano partì verso Milano.
Era teso e molto ansioso, anche se era stato accompagnato da un tutore dell'Istituto, perché minorenne.
Il suo accompagnatore era un anziano signore che si appisolava facilmente.
Aveva passato almeno una ventina di minuti a picchiettare sulla sua spalla per farlo smettere si russare, poi si era arreso.
Era la prima volta che prendeva un aereo e questo accrebbe la sua ansia, anche se era affascinato dal panorama che si stagliava fuori dall'oblò, accanto al suo posto di volo.
Si trovavano sopra le nuvole, e sopra di loro il cielo era dell'azzurro più intenso che il ragazzo avesse mai visto.
Cercò di non pensare al momento dell'atterraggio, così cominciò una lettura lasciata in sospeso settimane prima.

🔸

Michele controllò l'orologio per l'ennesima volta, di lì a breve l'aereo sarebbe atterrato.
Era stranamente in ansia, non vedeva Stefano da quattro mesi.
Forse era cambiato, o forse era sempre lo stesso di prima, ma Michele sapeva che non sarebbe stato come prima.
In quei mesi si era costruito una vita che prima non aveva, che non poteva nemmeno sognare e questo, solo grazie alla madre che l'aveva abbandonato in fasce.
Talvolta disprezzava tutto quello che vedeva, dalla casa che aveva comprato ai vestiti che aveva indosso, perché comprati con i soldi di sua madre, ma poi stringeva i pugni e andava avanti, cercando di non rimuginarci troppo sopra.
Venne distolto dai suoi pensieri perché vide le persone avviarsi al varco d'uscita: l'aereo di Stefano era appena atterrato.
Guardò tutti i passeggeri, visi su visi di persone che non aveva mai visto.
Quando poi uscì finalmente lui, Michele si sentì a casa, proprio lì, proprio in quel momento.
Alzò la mano per farsi notare e vide che era accompagnato da Roberto, che era stato suo tutore al dormitorio.
L'uomo gli fece firmare un consenso nella quale assicurava di prendere Stefano in carica e di assumersi la sua tutela fino al primo di gennaio.
Quando le formalità furono svolte e Roberto congedato, Michele si concesse di voltarsi verso Stefano.
Aveva messo su un po' di peso e non risultava più scarno ed emaciato.
"Ciao, benvenuto a Milano."
Gli disse e lo vide sorridere.

CoscienzaWhere stories live. Discover now