XVI

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25 Dicembre 2000.

La mattina di Natale era un momento magico per Stefano, o almeno, lo era stato fino alla morte di sua madre.
Da quando lei l'aveva lasciato tutto il suo mondo aveva preso un colore diverso.
In quell'occasione però, era molto felice, perché sarebbe stato con Michele e non chiuso in istituto.
Sapeva anche che quest'ultimo non aveva mai passato un vero natale in famiglia, così si adoperò per fargli una bella sorpresa.
"Sembro una pazza innamorata" si disse, mentre gli preparava la colazione in cucina.
Era consapevole del fatto che tutto avrebbe potuto prendere una piega ridicola, ma ugualmente si impegnò per far funzionare le cose.
Preparò il latte caldo per due, e mise a scaldare dei cornetti congelati che Michele aveva in freezer.
Una volta caldi lì aprì, spalmandoci la crema di nocciole che il ragazzo adorava, tanto che Stefano si chiedeva ogni volta da dove Michele prendesse la prestanza fisica, con i quintali di crema di nocciole che consumava.
Mise tutto a tavola, compreso caffè, succhi di frutta e varie altre cose, poi andò a chiamarlo.
Quando Michele scese dabasso rimase molto sorpreso, Stefano gli aveva preparato la colazione.
Nessuno mai l'aveva fatto, prima di lui.
Senza dire una parola si sedette a tavola, con lo sguardo un po' perso, tanto che Stefano si spaventò.
"Ho fatto qualcosa che non va?"
Chiese poco dopo, disturbato dal suo mutismo.
"Nessuno aveva mai fatto questo per me." disse semplicemente e non ci fu bisogno di altre parole.

🔸

Finita la colazione Stefano andò in camera sua per prendere il suo regalo, tornando in sala da pranzo lo vide intento a sparecchiare.
"Aspetta "
Lo fermò immediatamente.
Gli tolse i piatti dalle mani, mettendoci il suo regalo.
"Buon Natale."
Disse poi, andando a sedersi.
Michele era estremamente sorpreso, il ragazzo gli aveva detto di non aver nulla per lui, giorni prima.
Il regalo era una raccolta di poesie e aforismi sulla vita.
Michele lesse ad alta voce una frase che Stefano aveva sottolineato:

"Io sono con te
in ogni maledetto istante
che ci vuole dividere
e non ci riesce."

Stefano arrossì, Michele invece stemperò l'imbarazzo con una battuta.
"Ma che sei frocio?"
Lo disse ridendo, non seriamente, ma Stefano ci rimase male ugualmente.
"In realtà ho avuto una fidanzata, ma è finita prima di venire qui."
Lo disse più per smentirlo, che per vergogna, anche se Armando non era proprio una "ragazza".
"Ah." Michele sentì una strana sensazione, che dapprima non riuscì a decifrare.
"Come mai non me ne hai parlato nelle lettere?"
Chiese, quasi arrabbiato.
Poi si domandò perché mai doveva arrabbiarsi se Stefano era stato con qualcuno.
"Non pensavo fosse importante."
Il minore non si aspettava una tale reazione.
Era sempre stato molto sincero con Michele e davvero gli sembrava una cosa senza importanza.
Anche se una piccola parte di sé preferiva nascondere tutto per pudicizia.
"È quella Fiona?"
Chiese subito dopo Michele, quasi adirato.
Non concepiva perché fosse tanto furibondo per qualcosa di tanto futile e l'unica persona con la quale poteva sfogare la rabbia era proprio di fronte a lui.
"Oh, no, cioè, tempo fa ci siamo baciati ma non è successo altro."
Michele era al limite, come un toro che vede rosso, ma decise di non darlo a vedere.
"Quante spasimanti."
Rispose cinico, mascherando l'ira.
"Ma che ti prende? Sembri una fidanzata gelosa."
Lo provocò allora Stefano.
E fu quello, il momento esatto in cui Michele si rese conto di esserlo davvero.

🔸

I giorni a seguire furono abbastanza freddi.
L'inverno a Milano aveva tinto di bianco gran parte del paesaggio e nessuno dei due ragazzi era abituato a un inverno tanto rigido.
Il camino era quasi perennemente acceso, nel vano tentativo di smorzare un po' il gelo.
Dopo il Natale, l'argomento ragazze era stato un tabù e nessuno dei due aveva abbastanza coraggio per parlarne.
Stefano in primis, perché realmente non comprendeva le ragioni del grande, né la sua ira senza motivo.
Poteva solo pensare che ce l'avesse con lui, perché era l'unica persona sulla quale poteva sfogarsi.
In un primo momento aveva anche pensato che fosse frustrazione, del resto lui gli aveva parlato di ragazze e lui aveva appena lasciato Stacey.
Michele, dal canto suo, cercava di capire che tipo di gelosia fosse, verso Stefano.
Alla fine si convinse che era solo geloso di non essere il suo migliore amico, ed era arrabbiato perché Stefano l'aveva escluso con tale facilità, quando per lui il primo pensiero era sempre per il più piccolo.
Non ci aveva pensato due volte a invitarlo a casa sua per le vacanze natalizie e si sentiva ferito dalla leggerezza del suo amico.
Certo, era ancora piccolo per capire certe cose, ma era abbastanza intelligente da percepire il disappunto di lui.
"A che pensi?"
Stefano riemerse da una fila di libri che aveva portato con sé da Trapani, tomi e tomi di concetti che Michele dubitava potessero entrare in un esserino tanto minuto.
Il più grande si accostò al camino, godendo del suo calore che lo avvolgeva come un manto.
"A Stacey."
Disse. Era più facile parlare di lei che dei suoi reali sentimenti.
"Ti manca?"
Michele sorrise. Era davvero un ingenuotto.
"No."
Nel voltarsi vide lo stupore sul volto del più piccolo, i suoi tratti gentili smorzati da una smorfia di diffidenza.
"Ah. Pensavo ti mancasse."
Non era così.
Era una grande verità, che talvolta lo faceva sentire molto in colpa.
"L'ho lasciata proprio perché non mi mancava. Certe volte dobbiamo scegliere, anche se è molto difficile che qualcuno non ne soffra."
Si guardarono negli occhi lungamente, Stefano era perso nel guardarlo.
Michele era appoggiato al camino con un braccio e il rosso vivo del fuoco gli contornava metà del corpo; l'altra metà era in ombra.
La parte illuminata era tutto quello che Michele rappresentava.
Bellezza.
Prestanza fisica.
Virilità.
La parte in ombra, tutto quello che Stefano non avrebbe mai potuto vedere, quella parte nascosta che era strettamente di Michele e che a lui era vietata.
"In questo caso Stacey."
Concluse alla fine il più piccolo.
Purtroppo l'amore non si sceglie e Stefano lo sapeva proprio bene.

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