XV

108 15 7
                                    

Stefano era senza parole.
Quando poi Michele lo abbracciò si rese anche conto che non stava respirando.
Lo sentiva molto teso, quasi in imbarazzo, mentre lui era praticamente di sale.
Non riusciva a formulare alcuna frase, stretto nelle braccia di lui, forse non c'era bisogno di parlare.
Michele sentì strane sensazioni, di solito non era così impacciato con le persone, così si sciolse dall'abbraccio.

Il viaggio in macchina fu silenzioso a dir poco, con Stefano intento a guardare fuori dal finestrino e Michele che cercava di guidare in modo sicuro, dato che era neopatentato.
Il più giovane fu bombardato di immagini di Michele, della prima volta che l'aveva visto fino a come era diventato in quel momento.
Gettò un'occhiata al suo autista e si imbarazzò: chissà se era stata davvero una buona idea accettare il suo invito.

🔸

L'imbarazzo creatosi in auto svanì non appena i ragazzi varcarono la soglia di casa di Michele.
Stefano rimase sbalordito dalla grandezza di quella dimora, aveva perfino un giardino!
Non aveva mai visto una casa indipendente, solo condomini, case su case accumulate come scatole di scarpe.
"È bellissimo qui, non mi aspettavo fosse tanto grande."
Confessò, sinceramente colpito da quello che i suoi occhi stavano osservando. Ora comprendeva l'umore di Michele in quelle lettere, era facile sentirsi di troppo in un posto del genere.
Attraversarono l'ampio salone, superando un enorme divano in pelle e si ritrovarono in cucina, anch'essa molto grande e funzionale. Possedeva ogni tipo di elettrodomestico e tutto risultava moderno e scelto con gusto. Quanti soldi gli aveva lasciato sua madre, in realtà?

Michele cercò di essere disinvolto, ma Stefano intuiva il suo disagio, lo vedeva in ogni suo gesto, dal prendere la macchinetta del caffè ad aprire il frigorifero per prendere un po' di latte.

Quando Stefano gli fece notare che lui non prendeva caffè era ormai troppo tardi, la macchinetta era già sul fuoco da diversi minuti.
"Ma che ci sta succedendo, sche'?"
Chiese d'un tratto il più grande.
Da quando si conoscevano era sempre lui quello che andava dritto al punto e per fortuna era qualcosa che non era cambiato.
"Non ci vediamo da quattro mesi e ora vivi...qui!"
Il ragazzo allargò le braccia per spiegare meglio il concetto e Michele se la bevve.
Ma il giovane sapeva che non era proprio quella la verità. L'imbarazzo iniziale era dato dall'attrazione che Stefano provava per lui, dalla sua voglia di stringerlo e non lasciarlo più andare via.
E come si frenano le mani di una persona innamorata, se non con un tremolio di anima e pensieri?
"Devo darti una cosa, un regalo."
Michele fece per allontanarsi e Stefano rimase solo con la sua testa contorta e il rumore del caffè che gorgogliava nella macchinetta.

🔸

"È per te."
Il ragazzo scartò il pacchetto, che era incartato con grande cura e rimase sbalordito.
"Perché?"
Riuscì solo a chiedere.
"Perché voglio vedere tutto quello che mi descrivi nelle lettere."
Stefano si rigirò tra le mani la macchinetta istantanea e frenò l'impulso di gettarsi tra le sue braccia per quel gesto tanto gentile.
Quando mai aveva avuto tante attenzioni da qualcuno?
"Io... Mi dispiace, non ho nulla per te."
Non ci aveva minimamente pensato, troppo preso dai preparativi per il viaggio.
"In realtà questo sarebbe il tuo regalo di natale, ma non ce l'ho fatta ad aspettare."
Stefano frenò l'impulso di piangere.
"L'ultima volta che ho avuto un regalo sincero è stato da mia madre."
Si guardarono a lungo, persi nel silenzio della stanza, poi Michele gli si avvicinò impacciatamente, abbracciandolo.
Il più giovane perse il controllo del proprio corpo, il cuore galoppava, le mani tremavano incontrollate.
"Mi prendo io cura di te."
Si sentì dire all'orecchio.

🔸

Michele gli fece fare il giro della città e ogni giorno lo portava in un posto diverso, tracciando una mappa di tutti i posti che gli aveva promesso nelle lettere.
Stefano gli prese un regalo di nascosto, mentre il più grande era indaffarato con una commessa troppo impicciona.
Sperò con tutto il cuore che il ragazzo apprezzasse il regalo.


13 Dicembre 2000, anniversario della morte di Tara.

"Parlami di lei."
I ragazzi erano a casa di Michele, scalzi e seduti per terra nel salone, circondati dai cuscini.
Intorno a loro tutto era silenzioso, tranne il camino che avevano di fronte, che inondava di luce e calore le due anime sedute al suo cospetto.
"Era bella, la più bella."
Cominciò Stefano.
Michele si sorprese della sua sicurezza nel parlare, di solito era timido e impacciato, ma quando si trattava di sua madre era completamente un altra persona.
"Era mulatta, non tanto alta, ed era sempre un po' triste. Non so molto sul suo passato, mi diceva sempre che bisognava guardare avanti.
Mi faceva sempre dei regali pensati con il cuore, non come mio padre e quella stupida maglietta sportiva!"
Cominciarono a ridere.
"Dai che era magnifica! Sei tu che non capisci nulla di calcio!"
Era così bello quando rideva, pensò Stefano.
"Mi ha insegnato l'amore verso il prossimo, mi ha insegnato che forse quel passato che non vuoi vedere ti schiaccia."
Michele lo guardò profondamente.
"Pensi che sia stato per quello? Il suo suicidio intendo."
Il più giovane ci rifletté su lungamente, prima di rispondere: "Non lo so, ma potrebbe essere. Lei non parlava mai di certe cose con me, ha sempre tentato di proteggermi."
Michele si sentì chiamato stranamente in causa, così cominciò a parlare della sua situazione.
"Proprio come la mia, a quanto pare."
Si alzò, prendendo qualcosa dal comodino accanto al divano, era una lettera.
La porse a Stefano che la rigirò tra le mani.
"Leggila." lo invogliò il più grande.
A Stefano parve un'intromissione nella vita del suo amico, ma del resto era stato lui stesso a incitarlo a leggerla, quindi si decise ad aprirla:

"Ciao Michele,
sono quella persona che a quest'ora odierai.
Non so se sia una buona idea scriverti, l'avvocato mi ha consigliato di lasciar perdere, ma come posso lasciarti senza nemmeno una spiegazione?
Dopo diciotto anni finalmente potrai avere le risposte che meriti.
Sento che tu debba averle.
Ti dirò, la mia vita non è mai stata facile, mio padre era un alcolista e mia madre è scappata in Inghilterra, tanti anni fa.
Tuo padre è morto, proprio come tuo nonno.
Sappi che sei stato frutto dell'amore più sincero, un amore che non avrebbe potuto avere seguito, ma che si è consumato fino all'ultimo respiro.
I soldi che hai sul conto li ho sottratti a lui, che è morto prima di sapere della tua esistenza.
Per come la vedo io è il giusto risarcimento per quello che ti ho fatto passare, anche se non basterebbe tutto l'oro del mondo. Usa questi soldi per essere felice, perché è tutto quello che resta di me, che non ho avuto il privilegio di crescerti.

Sophie.


Quando Stefano finì di leggere, era in lacrime.
Piegò la lettera con cura, rimettendola nella busta.
"La maggior parte delle volte sogno di vederla bruciare nelle fiamme, quella lettera."
Confessò Michele.
"Lei ti amava, è palese."
Il ragazzo cercava le parole giuste da dire, ma la situazione era davvero troppo complicata.

"L'avvocato mi ha detto che ho una specie di parente, in america, una cara amica di mia madre. Se volessi sapere tutto dovrei andare da lei, ma non so se sono pronto." Il più grande si torturò le mani, in cerca di una forza che aveva sempre avuto, ma che ora veniva meno.

"Ti va di cenare fuori?"
Chiese poi Michele, cambiando totalmente discorso.
Stefano fece per continuarlo ma il più grande lo zittì, così si alzò e andò a cambiarsi per uscire.



Note:
Mi scuso per l'indecente ritardo, i capitoli sono scritti da molto, ma non riuscivo a pubblicare, Wattpad mi bloccava la pubblicazione!
Spero che ci siate ancora, nel caso battete un colpo 😂

Coscienzaजहाँ कहानियाँ रहती हैं। अभी खोजें