XIX

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L'ispettore cominciò con uno schema all'apparenza semplice, ma che man mano diventava sempre più intricato, con l'aggiunta di dettagli.
Il primo omicidio risaliva a molto tempo prima, la donna uccisa viveva da sola e l'unico nipote viveva molto lontano da lei.
Il secondo omicidio era stato efferato, tanto quanto il primo, con la differenza che si trattava di un uomo.
I cinque omicidi successivi erano pressoché identici, tranne per le vittime.
Questo serial killer amava uccidere a prescindere dal sesso, dalla nazionalità o dall'orientamento sessuale.
L'ispettore si passò per l'ennesima volta la mano nei folti capelli corvini, che già a quarantatré anni, presentavano striature bianche.
"Lovati, che cosa ne pensi?"
Il giovane poliziotto era diventato famoso per il suo intuito e in poco tempo aveva guadagnato la fiducia di colleghi e superiori.
"Non so capo, sembra un deviato mentale, ma più che altro, un uomo solo."
Solo?
L'ispettore si grattò il mento, la barba cominciava già a spuntare malgrado si fosse rasato quella stessa mattina.
"Da cosa lo deduci?"
Chiese poi a Lovati.
Il giovane si avvicinò alla grande lavagna bianca, piena di nomi, date e luoghi.
"Ha ucciso di notte, di pomeriggio e in piena mattinata. Da questo possiamo dedurre che non abbia famiglia o che comunque abbia molto tempo libero a disposizione.
In più uccide persone a caso, quindi deve avere qualche disturbo della personalità o qualcosa del genere."
L'ispettore annuiva compiaciuto.
"Ne deduciamo anche che sia un uomo, date le impronte di scarpe lasciate sulla scena del crimine."
Prese un pennarello, cerchiando l'informazione appena descritta.
"Uomo, senza famiglia e probabilmente senza lavoro se può permettersi di girovagare a qualsiasi ora."
Lovati annuì.

🔸

"Fiona! Quanto mi sei mancata!"
Stefano abbracciò l'amica calorosamente, tanto che la ragazza arrossì.
"Cavolo Ste', non ti ho mai visto così allegro ed espansivo."
"Sono felice."
Rispose semplicemente lui.
Fiona sorrise, sinceramente contenta per lui.
"Mi hanno ammessa all'esame per saltare gli anni, sai?"
Stefano spalancò la bocca, estremamente stupefatto.
"Devo prima finire il terzo anno e poi potrò dare l'esame per andare direttamente in quinta."
Stefano però, stavolta si crucciò.
"Non pensi di affrettare i tempi?"
Chiese, stranamente scettico.
Il sorriso della ragazza morì di colpo.
"No. So di valere più di questi quattro ignoranti e se non vado all'Università non mi libererò mai."
Liberarsi?
Di cosa?
"Smettiamola di parlare di me, dimmi, chi ti ha ridato il sorriso?"
Stefano arrossì violentemente.

"Mi frequento con qualcuno, in effetti."

Fiona mostrò la sua approvazione attraverso un sorriso ampio e dolce, era davvero felice che Stefano stesse cercando di accettarsi.

"Michele, lo senti ancora?" Gli chiese, perché il punto era tutto lì. Michele era stato l'input iniziale che aveva spinto Stefano a scendere nel profondo di se stesso e capire cosa volesse, in realtà. Michele era stato il primo amore di Stefano, per un periodo era stato tutto il suo mondo.

"Michele... beh, sinceramente non so più cosa pensare di lui, è diventato scostante, mi scrive una volta ogni sei mesi, se va bene." Fiona si crucciò. Forse il ragazzo era troppo preso da un mondo che non aveva mai realmente conosciuto, non era del tutto strano che non avesse tempo per scrivergli.

"Mi sembra che questa situazione ti rattristi parecchio, sei sicuro che non ci sia altro?"

Stefano voltò lo sguardo su di lei. Solo ora notava che la ragazza aveva cambiato paio di occhiali, che curava di più il viso e che aveva anche cominciato a truccarsi. Stava fiorendo sotto i suoi occhi e lui non se ne era nemmeno reso conto.

"Cavolo, sei bellissima. Scusami se non l'avevo notato prima." la ragazza arrossì violentemente, consapevole di avere ancora un debole per quel ragazzo che si ostinava ancora ad andare a trovare. Ormai le loro strade erano quasi destinate a separarsi, eppure lei non smetteva di andarlo a trovare, perché era l'unica persona che ancora la capiva, o che almeno cercava di farlo.

"Grazie, ma la mia domanda l'hai ascoltata?" insinuò lei, tornando al discorso principale. Stefano fece mente locale, mentre un sospiro malinconico gli sfuggì dalle labbra sottili.

"Amerò sempre Michele, non credo che riuscirò mai a cambiare questo." Fiona non rispose, perché in fondo al cuore lo capiva. Anche lei non riusciva a staccarsi da quel ragazzo magrolino e dall'animo puro.


                                                                                         🔸



Agosto 2002

Ciao Michele, ormai ho capito che non hai più voglia di avere a che fare con me, ciò però non impedisce alle mie mani di scriverti oggi, dopo più di un anno. Ho pensato spesso al motivo che ti aveva portato lontano da me, forse ho fatto qualcosa che ti ha dato fastidio o semplicemente ero solo un amichetto che hai accantonato alla prima occasione utile. In questa lettera vorrei solo sapere perché, perché mi hai abbandonato come tua madre ha fatto con te, come mio padre ha fatto con me. Non vedo nemmeno lui, da un tempo tanto lungo che nemmeno lo ricordo. Spero solo che tu stia bene.

Stefano.

Ps. Buon compleanno.


Il ragazzo richiuse la lettera in una busta, dove segnò mittente e destinatario, poi la mise da parte per il mercoledì successivo, quando avrebbe potuto spedirla.

Le cose erano cambiate moltissimo da un anno a quella parte, i suoi giorni non erano più sereni e spensierati come una volta, forse per quello aveva deciso di scrivere a Michele, perché era stato l'unico punto davvero felice della sua vita dopo la morte di Tara.

Sospirò, uscendo dalla sua stanza, nella remota speranza che almeno oggi i bulli l'avrebbero lasciato in pace.

I pochi amici che era riuscito a farsi, li aveva persi tutti dopo che aveva lasciato Riccardo, tre mesi dopo la loro relazione, con la motivazione di non provare niente per lui, se non attrazione fisica.

Questo, probabilmente, fu il più grande errore che commise il ragazzo, perché Riccardo aveva sparso la voce della sua omosessualità, per vendicarsi del torto subito.

Erano mesi ormai, che i bulli lo prendevano di mira, con conseguenze anche abbastanza gravi, in alcuni casi. Malgrado si dicesse in giro che si stessero creando gruppi a favore dei diritti degli omosessuali, a Trapani sembrava ancora una cosa fuori dal mondo, una bestemmia, un deprecabile modo di vivere la propria esistenza.

"Ehy, signorina, dove sono i fiorellini che ti ho regalato ieri?"

Stefano stava attraversando il cortile, quando Giorgio del terzo anno gli si fece vicino.

"Sono appassiti" sussurrò lui, scatenando l'ilarità del biondino.

Era un ragazzo prestante, abbastanza muscoloso e accerchiato da due fedeli amici che non lo lasciavano nemmeno per pisciare. Stefano era consapevole di dover chinare la testa davanti a loro, se ci teneva alla vita.

Giorgio si avvicinò a lui, che cercava in tutti i modi di non guardarlo negli occhi, come le prede che non osano sfidare il predatore.

"Vieni con noi, non protestare, sai cosa potrebbe succederti se ti ribelli, principessa."

Stefano annuì e si fece scortare ovunque volessero portarlo.

CoscienzaWhere stories live. Discover now