XVII

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31 Dicembre 2000.

"Dicevano che sarebbe arrivata l'Apocalisse e invece..."
Stefano cominciò a ridere fortemente.
Erano entrambi a casa, la TV sul canale principale, pronta per il conto alla rovescia di fine anno.
"Era l'inizio del duemila, non la fine!"
Michele si grattò la testa, imbarazzato dalla gaffe commessa.
"Siamo tutti pronti per salutare il nuovo anno..."
La voce alla TV si faceva sempre più insistente, anche se Stefano aveva altro da guardare.
Michele aveva una bottiglia di spumante tra le mani e sorrideva; sembrava davvero felice.
"Tre...due...uno..."
Stefano si voltò verso la TV, proprio nel momento in cui Michele fece saltare il tappo della bottiglia.
Il più giovane venne schizzato completamente da Michele, che felice come non l'aveva mai visto, si divertiva a bagnarlo.
"Smettila, sono zuppo!"
Urlò tra le risa, tentando di strappargli la bottiglia dalle mani.
Nel lanciarsi entrambi finirono per scivolare sullo spumante versato in terra e caddero rovinosamente.
Continuarono a ridere mentre alla tv partivano canzoni festose.
Michele si rese conto di essere davvero emozionato, non aveva mai pensato al Natale come qualcosa da festeggiare, ma Stefano aveva dato un senso alla parola unità, perché in quel piccolo lasso di tempo che separava il duemila dall'anno successivo, i due ragazzi erano stati una cosa sola.

🔸

Le vacanze erano finite.
Per Stefano tornare al dormitorio fu davvero un supplizio, quasi niente lo legava a quel posto, ormai.
Salutò Michele velocemente all'aeroporto, mentre già intravedeva il suo tutore durante il viaggio.
Michele firmò altre carte, proprio come aveva fatto all'inizio, solo che questa volta si stava sbarazzando di lui.
Si guardarono, un po' tristemente, poi Stefano si allontanò con Roberto, il tutore.

Il viaggio fu stressante e noioso al contempo.
Stressante per la scomodità dei sedili e noioso per l'assoluta assenza di svaghi.
Quando atterrarono in Sicilia, Stefano era praticamente uno zombie.
Passò nell'ufficio della direttrice, che si accertò personalmente dello stato fisico e mentale del ragazzo.
Subito dopo Stefano andò nella sua stanza per disfare le valige.
Ancora sentiva l'odore di Michele sui maglioni, quasi vedeva le impronte di lui sulle sue cose.
Aveva deciso di salutarlo frettolosamente per non fargli vedere quanto gli sarebbe costato andarsene, quanto era triste lasciarlo andare ancora.
Così ora si ritrovava con un pugno di mosche.

Poche ore dopo qualcuno venne a fargli visita, qualcuno che Stefano non si aspettava per niente: suo padre.
Matteo era molto dimagrito, sembrava l'ombra di se stesso.
I capelli erano rasati e aveva delle strane cicatrici sul volto.
Si incontrarono nel cortile, che a fine pomeriggio era semideserto.
"Perché non c'eri?"
Non un come stai, nemmeno un ho pensato a te, niente di niente.
"Ho passato le vacanze di Natale con Michele."
Matteo si crucciò, ricordando poi il ragazzo.
"Ero venuto a prenderti, ma tu non c'eri."
Incalzò poi l'uomo.
Aveva passato un brutto quarto d'ora quando l'inserviente gli aveva comunicato che suo figlio non si trovava in istituto, aveva sentito la nuca pizzicare e il mostro bussare alle porte della sua anima, ma per fortuna si era trattenuto.
"Mi dispiace, non sapevo saresti venuto, mi dispiace davvero."
Ed era sincero.
Non aveva minimamente pensato alla possibilità che suo padre avrebbe deciso di passare le festività con lui, del resto l'aveva rinchiuso per non averlo tra i piedi.
"Non importa."
Stefano lo vide molto strano, cupo, per certi versi inquietante.
Si chiese come passasse le sue giornate, se stesse cercando in qualche luogo la sua felicità, ma a vederlo in quel momento, proprio non sembrava.
"Stai bene papà?"
Gli chiese sottovoce, quasi timoroso di ricevere una brutta risposta.
"Sono solo stanco. Sento queste cose, nella testa, che cerco ogni giorno di sopprimere."
Si tastò la testa, come per rendere la frase più veritiera.
Stefano si preoccupò sinceramente.
Certo, suo padre non era mai stato normale, ma era la prima volta che lo vedeva ridotto in quel modo.
Probabilmente la sua frase era rivolta a Tara, quella donna era tutto il suo mondo.
"Andrà bene papà, un passo alla volta."
Lo rassicurò, posando una mano sulla sua.

🔸

Febbraio, 2001.

Stacey venne svegliata da un assordante rumore di stoviglie.
Nell'alzarsi si rese conto che era Stefano l'artefice di quel baccano malefico.
Stava suonando due coperchi e solo lui sapeva da dove li aveva reperiti.
La ragazza nascose la testa sotto il cuscino, insultando il ragazzo.
Stefano però non si perse d'animo e le si buttò addosso, tirandole le coperte, troppo eccessive per l'aria quasi primaverile.
"Ho freddo!"
Urlò infastidita la ragazza, preda di una furia atroce verso quel ragazzino che altro non era che un manico di scopa.
"Sei troppo freddolosa, sarà che oggi invecchi?"
Stefano cominciò a ridere, mentre pian piano Stacey fuoriusciva dalla sua trincea di cuscini.
"Non ci credo... Non ci posso credere!"
I due si guardarono, scoppiando a ridere di gusto.
"L'avevi dimenticato?"
La ragazza annuì, facendo una smorfia.
Stefano ancora su di lei cominciò a prenderla a cuscinate.
"Non ci credo, non ci credo!"
Stacey era già stanca e la giornata era appena cominciata.

Più tardi, in cortile, tutti i ragazzi le fecero una sorpresa, con il beneplacito della preside.
Riuscirono a far entrare uno stereo in dormitorio e mettere tutte le sue canzoni preferite.
Fu un regalo a lei molto gradito, che si commosse davanti a tutti.
Era una ragazza sempre solare, quasi esplosiva nella sua estrosità e Stefano fu felice di vederla serena dopo tanto tempo.

🔸

I tempi dei saluti arrivarono in fretta anche per lei, che verso marzo lasciò il dormitorio.
Stefano scrisse una lettera a Michele, per avvisarlo degli ultimi avvenimenti:

"Ehy socio!
Non ci scriviamo da tanto, così volevo aggiornarti sulle ultime cose successe.
Stacey e Gianluca hanno lasciato il dormitorio e Lorenzo si appresta a fare lo stesso.
Inoltre ho conosciuto un paio di ragazzi nuovi, sono molto simpatici e spigliati, un po' ti somigliano.
Tu come mai non mi hai scritto? Milano è troppo impegnativa per uno come te?
Spero ti vada tutto bene, e mi dispiace non averti scritto prima, ma ero un po' indaffarato con lo studio e bloccato dalle mie paure.
Dopo averti salutato in aereoporto mi sono sentito un po' come la prima volta che sono arrivato al dormitorio, ma tutto passa.
Ora tutto è tornato come prima, anche se adesso che Stacey è andata via, non ho davvero più nessuno qui.

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