Capitolo 20

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Dana's POV

«Dana? Mi stai ascoltando?»
«Come? Oh, sì scusa Mandy. Ero in sovrappensiero.»
Mi squadra da capo a piedi. «Hunter?»

Sì.

Ruoto gli occhi al cielo. «Forza, continua il discorso. Che stavi dicendo?»
Sospira rumorosamente e riprende parola: «Dicevo che il prossimo weekend devo tornare a casa per il venticinquesimo anniversario dei miei genitori, ma non ho ancora fatto loro un regalo. Qualche idea?»
«Ne hai parlato con Aron?»
«Sì, ma mio fratello è inutile. Non ha idee, nulla. Zero!»
«Beh, cosa hanno in programma di fare?», chiedo addentando l'ultimo pezzo di toast che Mandy ha comprato.
«Cena di famiglia al ristorante.»
«Perché non organizzate una festa a sorpresa prima della cena?»
«Come?»
«Io posso chiamare mio padre e chiedergli di prestarti quella sala che abbiamo usato qualche Capodanno fa. Tu chiami tutti i vostri parenti e dici ai tuoi genitori che devono accompagnare te ed Aron in questo posto perché... Non lo so! Ti inventi qualcosa. E poi, boom! Sorpresa!»
«Già, sarebbe un'idea carina», dice masticando. «Parlerò con Aron, domattina.»
«Perfetto.»

*

È quasi mezzanotte e Mandy è sgattaiolata fuori dalla stanza più di un'ora fa per vedersi con Cody.
Io invece sembro sua madre: sveglia ad aspettarla.

Sono a letto, coperta dal piumone fino al naso. Mi sento meglio, ma sono ancora influenzata.
È da un po' che penso al numero di Hunter, schiacciato nella cover del mio telefono. Non so se utilizzarlo.
Già non l'ho fatto una volta.
Non farlo una seconda mi farebbe risultare incoerente. Perché in realtà io ci tengo a trascorrere del tempo con lui.
Anche se sembriamo cane e gatto.

Prendo il foglietto e lo rigiro tra le dita. La luce suffusa nella stanza mi fa fare strani pensieri.
Hunter mi piace, è vero, ma siamo in continua lotta. Come potremmo andare mai d'accordo, io e lui?
E chissà se io gli piaccio.
Mi ha lanciato alcuni segnali, certo, ma nulla di concreto tanto da farmi capire al cento per cento le sue intenzioni.

Salvo ugualmente il numero in rubrica.
Non devo fare molto altro.
Solo scrivere un "ehi".
Oppure... "Ciao".

Non lo so.
Mi sento così a disagio.
Magari è con i suoi amici, o magari sta parlando con il suo compagno di stanza. Non mi va di interromperlo.
E non voglio nemmeno che mi prenda in giro con i suoi amici.
Non so se lui sia il tipo da farlo o no.

Digito "ehi" sulla tastiera.
Ora non mi resta altro che schiacciare il tasto per inviare. Non penso ci sia bisogno di una laurea, ma solo di tanto coraggio.
Al mio tre.
Uno, due, tre...
...Quattro, cinque, sei.
Non ci riesco.
Vorrei parlare con lui adesso, ma mi vergogno a farlo dal telefono.
E nonostante io non provi alcun tipo di imbarazzo quando stiamo faccia a faccia, adesso non riesco a non avvertire questo strano senso di disagio che mi sta invadendo.
È solo una chat, Dana.
Allora perché sembro avere la tachicardia?

È come parlare dal vivo, ma con uno schermo davanti. Beh sì, forse non è esattamente la stessa cosa. Però ci si avvicina parecchio, ed è di sicuro meglio di niente.

Prendo un bel respiro e chiudo gli occhi. Li riapro.

Invia.

~~~
Buongiorno, mi annoio e dunque ho deciso di pubblicare adesso anche se il capitolo 19 l'ho pubblicato solo ieri sera tardi ahahah. Come state? Che dite? Opinioni sul capitolo?
Un bacio

-Alessia

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