Capitolo 5

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Hunter's POV

Esco dalla doccia e mi lego un asciugamano in vita, strizzo i capelli a terra e cammino lentamente verso lo spogliatoio maschile.
Manca un quarto d'ora alle sette di sera e se ne sono andati quasi tutti dalla palestra. Avevo voglia di farmi due vasche, quindi mi sono gettato in piscina. È da tutto il giorno che penso alla conversazione con Dana di ieri pomeriggio. È veramente maleducata.
Io cercavo solo di essere gentile. Poi non è colpa mia se i miei modi di fare e il mio tono di voce sono tutt'altro.

«Davis, hai dieci minuti per smammare. Intesi?», dice il custode passandomi davanti con le mani dietro la schiena.
«Esco subito.»

Mi asciugo velocemente e mi cambio con una tuta grigia e una felpa nera piuttosto vecchia. Strofino l'asciugamano sui capelli per non averli fradici, e poi lo getto nel cesto dei panni sporchi vicino agli armadietti.

«Buona serata, signor Lewis!», urlo per farmi sentire dal custode.
«A domani, Hunter.»

Metto il borsone in spalla e le scarpe, poi esco dalla palestra in modo silenzioso. Ormai nel campus non c'è quasi nessuno; tutti stanno cenando oppure se ne stanno nelle loro camere a studiare. Ottobre è alle porte e anche il cielo ha iniziato a scurirsi prima. I lampioni già illuminano l'erba e i tavoli e le panchine sono già vuoti da un pezzo.

Cammino di fianco alla sala comune e mi converrebbe entrare da qui per arrivare subito al mio dormitorio, ma è pieno di gente. Le luci sono tutte accese e qui sì che i tavoli sono pieni. Pieni di libri, quaderni, matite. Sedie scaldate da fondoschiena ormai indolenziti dalle troppe ore seduti per studiare. Sento il chiacchiericcio anche da fuori, e non ne capisco il motivo. Per studiare serve concentrazione, silenzio, pace.
Lì invece tutto il contrario.

Decido di allungarmi la strada: passare per il cortile del retro ed entrare dalla mensa.
Accendo il telefono e noto che sono le sette esatte di sera, qui inizia a soffiare un po' di vento.
Smetto di guardare le vetrate che danno alla sala comune, e mi avvio verso la mia camera.

«Hunter.», sento pronunciare alle mie spalle.

So chi mi sta chiamando.
Mi fermo e mi volto verso Dana.
È in tenuta da casa, non sembra prestare molta attenzione al suo look.

«Guarda chi si rivede», dico con un ghigno. «Come posso aiutarti, angioletto?»
«Non chiamarmi più così. Te lo chiedo per favore, odio i nomignoli. Davvero, non li sopporto. Ho un nome, quattro lettere, D-A-N-A, chiamami così.»
«Sei venuta a dirmi questo? Perché potevi risparmiarti la strada, sai, Dana?»
«Non... Non sono venuta a dirti questo.»
«Sentiamo allora.»
«Volevo scusarmi per come ti ho parlato ieri. Non sono una persona molto dolce nei modi di fare e per me la prima impressione è tutto. Mi sei sembrato subito sgarbato e presuntuoso, quindi ho agito di conseguenza», ridacchia un attimo e poi fa un passo in avanti verso di me.

Si sta torturando le mani.

«Non so nemmeno perché ti sto dicendo tutte queste cose, ci conosciamo a mala pena ed io non sono solita a fare conversazioni di questo tipo con dei conoscenti. È che la mia amica Mandy mi dice sempre che sono troppo impulsiva. E forse è vero, perché mi sono comportata subito in modo brusco con te. E un altro esempio della mia impulsività potrebbe essere anche che io sia andata a cercare un semi-sconosciuto per chiedergli... Scusa?»

Sono perplesso.
Perché ha dato così tanta importanza al tono di voce che ha usato con me?
Io non voglio una gatta morta, e il suo continuo voler battibeccare con me mi stava eccitando.

«Ehi, senti, non c'è da chiedermi scusa. Puoi dirmi quello che vuoi in tutti i toni di voce che vuoi, tanto a me non importa più di tanto.»
«Ah no?», incrocia le braccia al petto. «Allora perché sei venuto a parlarmi dopo l'incidente? Non eri costretto a farlo e ti sei pure subito i miei discorsi inutili.»
«Perchè-», non posso credere che sto per dirlo. «La tua amica è molto carina.»

Vedo la sua fronte aggrottarsi e le sopracciglia scure che si abbassano.

«Vero, molto molto carina. Anche simpatica, solare ed intelligente. Quindi tutto il tuo contrario.»
«Gli opposti si attraggono.», tento.
«Non in questo caso. Lei ha già qualcuno con cui uscire e il suo nome è Cody.»
«Cody?», chiedo trattenendo una risata. «Aspetta, quel tipo con cui parlava ieri? Oh dio, ho già vinto.»
«Bene! Allora vai e prenditela, Signor ho tutte le ragazze ai miei piedi.», sbuffa.
«Tu sei compresa tra quelle ragazze?», sorrido.
«Neanche sotto tortura mi vedrai tentare di conquistare la tua attenzione. Io non ho bisogno di ragazzi per perdere la mia dignità-»
«Forse perché l'hai già persa.»

Wow, sono davvero uno stronzo.

«Scusami?»
«Ti sei vista? Sembri mia nonna con questo cardigan di... Cos'è? Lana?»
«Mi scusi, Re, ma il vestito da principessa è a lavare e per studiare sulla mia scrivania ho deciso che per oggi i tacchi li lascio nella scarpiera.»
«Sei forte con le parole.», la sfotto.
«A differenza di qualcun'altro qui», mi guarda da capo a piedi. «Sai, è stato un errore venire qui. Ritiro tutto. Non ti chiedo scusa e, anzi, ti mando persino a fanculo. Buonanotte Hunter, spero tu abbia degli incubi.»

Si volta e comincia a camminare mentre rido tra me e me.

«Ciò significa che ti sognerò?», urlo quando è un po' più lontana.

Senza voltarsi, si ferma.
E mi mostra il dito medio.

~~~
Ciaoo, i battibecchi tra questi due continuano ad andare avanti. Che ne pensate? Voi come state?
Un bacio 🥰

-Alessia

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