Capitolo 18

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Hunter's POV

Tolgo gli auricolari dalle orecchie e mi fermo un secondo davanti al cancello del campus, piegandomi in avanti e posando le mani sulle ginocchia.
Sto sudando e ho il respiro affaticato.
Correre mi ha aiutato ad alleviare la rabbia che provavo prima; infatti adesso mi sento molto meglio.
Sono sparito per un po'.
Me ne sono andato per i fatti miei.
Prima ho camminato, poi ho iniziato a correre, fino ad arrivare qui.

Il cielo si sta scurendo prima del previsto. Sono quasi le sei e per di più c'è un temporale che si sta avvicinando precipitosamente.
Mi rimetto in piedi e cammino lentamente verso il campus; nel mentre riprendo fiato.

Devo assolutamente farmi una doccia.
La seconda della giornata, per essere precisi.
Entro nel dormitorio e saluto un paio di compagni di corso, poi salgo le scale accendendo il telefono.
Leggo un messaggio da parte di mia madre in cui mi chiede semplicemente come sto, e le rispondo. Quando spengo il cellulare ed alzo lo sguardo, sono di fronte alla porta della mia stanza. Ma seduta davanti a me, per terra, c'è Dana.

«Che ci fai qui?», le chiedo, per poi guardarmi intorno.
«Ti stavo aspettando. Dov'eri?», si alza in piedi.
«Da nessuna parte. Che vuoi?»
«Beh, volevo sapere perché prima sei venuto da me.»
«Non lo so, non me lo ricordo. Probabilmente per qualche motivo inutile.»
«Motivo inutile?», domanda incrociando le braccia al petto.

Per terra, vicino a dov'era seduta lei fino a poco fa, vedo una busta di plastica bianca.

«Sì, se non me lo ricordo forse non era cosi importante. No?»
«Hunter, è possibile riuscire ad avere una conversazione con te senza trasformarla in un litigio? Ogni volta così!»
«Vuoi semplificarti la vita, Dana? Vattene.»
«Oh, ti piacerebbe», dice schiacciando il suo indice contro il mio petto. «Ho capito che tu vuoi sempre avere ragione, Hunter. È perciò per questo motivo che odi parlare con me, perché sai perfettamente che non te la darò vinta solo per il tuo bel faccino.»
«Ho un bel faccino?», adesso sono io che incrocio le braccia al petto. Stacca il suo dito dal mio corpo.
«Non è questo il punto! Tu odi avere torto e sai bene che discutere con me ti farà quasi sempre apparire dalla parte del torto. Guardaci adesso! Stiamo litigando per cosa? Perché tu sei sempre maleducato!»
«Non ho bisogno della maestrina che mi sgridi per rieducarmi, intesi? Ho vent'anni di esperienza, e sentirmi fare la predica da una ragazzina qualunque, non mi va. Sono stato chiaro, Dana?»

Mi sta guardando.
La sto guardando.
E lei si sta incazzando.
Ma io già lo ero.
Mi sta eccitando.

«Bene! Benissimo! È questo quello che vuoi? Che me ne vada? Okay! Continua così, Hunter, e rimarrai solo per il resto della tua vita!»

Si piega e raccoglie la busta di plastica. Non riesco a capirne il contenuto. Dana si muove di un passo per andarsene ma le stringo un braccio e la fermo. Si volta verso di me e mi pietrifica con i suoi occhi scuri. Fanno paura.

«Che vuoi?»
«Che cosa c'è in quella busta? Mi spieghi perché eri qui fuori ad aspettarmi? Non potevi parlarmene domani?», dico allentando il tono di voce.
«Pensi che abbassando la voce tutto torni come prima? Oh, scusa! Non urli più ed allora anche io devo smettere di farlo, no?»
«Dana, stai dando spettacolo.»

Vedo un paio di persone guardarci confuse. Anzi, sembrano divertite.
E a me non sta bene.

«Entra.», dico aprendo la porta e spingendo Dana dentro.

Vedo Troy seduto alla scrivania, mentre finge di studiare qualcosa con il telefono in mano.

«Troy, per piacere, esci. Devo risolvere una questione con Dana.»
«No, "Troy", non ti scomodare! Me ne vado io.», dice lei provando ad uscire.
«Dana!», tuono.

Lei mi guarda di nuovo con quello sguardo di prima. Potrei chiamarla Medusa. Ha due occhi in grado di pietrificare chiunque la guardi.

Troy borbotta qualcosa e si infila le scarpe, poi senza aggiungere altro esce dalla porta ed io la sbatto. Involontariamente. Giuro.

«Perché eri qui fuori ad aspettarmi? Non potevi aspettare domani?»
«Uhm, sai, non me lo ricordo. Probabilmente era qualcosa di inutile.»
«Oh mio Dio, Dana!», urlo frustrato mettendomi entrambe le mani sul viso.

Le volto le spalle e sbuffo.
Lancio poi il telefono e gli auricolari sul letto e mi tolgo le scarpe.
Lei è ancora in piedi al centro della stanza, con il suo stupido sacchetto in mano e un fazzoletto sotto al naso, appena tirato fuori dalla tasca della felpa.

«Volevo cercare di capire cosa ti fosse capitato prima, okay?», il suo tono di voce sembra essere tornato normale. «Te ne sei andato subito. Io cosa ne sapevo che sarebbe venuto Peter? Io nemmeno lo conoscevo Peter! Ci ho fatto amicizia in quel preciso istante!»
«Ero evidentemente di troppo, e me ne sono andato. Tanto difficile da capire?», borbotto sedendomi sul letto.
«Potevi almeno darmi il tempo di parlarti. Perché eri lì, Hunter?»
«Hai l'influenza, volevo solo sapere come stavi.»
«Sto bene, grazie», quasi sussurra. «Se stessi male non sarei uscita dalla mia camera per venire da te a chiederti spiegazioni.»

Cala un silenzio piuttosto imbarazzante.
Fino a un minuto fa ci stavamo urlando contro ed adesso pace e amore. Non capisco veramente chi dei due sia più strano. Se io, che prima la odio e poi voglio abbracciarla, o lei, che viene fino a qui per vedermi e poi inizia a sgridarmi.

«Che hai lì?», domando, indicando col mento il sacchetto di plastica.

Dana si avvicina, si posiziona davanti e me e me lo porge. Io alzo lo sguardo e poi lo riabbasso sul sacchetto.
Lo apro e vedo un dvd di Grease.

«Mh», rido. «Sono proprio obbligato a vederlo, uh?»
«Adesso sì, non puoi più scappare.», sorride.
«C'era una condizione però.»
«Guardarlo insieme.»
«Oh sì.», sorrido.
«Va bene», sorride anche lei, ma poi emette un piccolo sbuffo. «Vedi? Una normale e pacifica conversazione tra due esseri umani. Non ci vuole molto.»
«Sei tu la bipolare.»
«Davis, però, tu mi stuzzichi eh!»
«Dài, calma calma tigre. Ti va di rimanere qui? Il tempo di darmi una sciacquata e poi possiamo vedere il film dal mio computer.»
«Ehm, ora? Non vorrei passarti l'influenza in qualche maniera. Meglio un altro giorno.», dice imbarazzata.

Mi alzo in piedi e la guardo dall'alto.
È bello sapere che sia così bassa.

«In quale maniera? Puoi farlo solo se mi baci, sai?»
«O potrei starnutirti in faccia. Mh?»
«Niente baci e niente starnuti. Faccio la doccia, cinque minuti e sono da te.»
«O-okay.»

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Buonasera, scusate se pubblico tardi il capitolo ma mi sono scordata di farlo oggi pomeriggio. Voi come state? Domani è la festa della mamma ed io e mia sorello faremo una torta, credo. Voi, invece? Che ne pensate del capitolo? Un bacio ❤️

-Alessia

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