42nd Chapter

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42.

Nella sua testa le parole di quel ragazzo, che aveva sempre considerato suo amico, gli rimbombavano ripetutamente. 

Dopo aver liquidato Alison con una scusa, lasciò che ritornasse a casa. La piccola ruga che le attraversava la fronte, segno di preoccupazione, era ben visibile mentre si allontanava  con l’utilitaria.

Non sapeva come fare: era stata una di quelle giornate storte che fanno pensare di star vivendo una brutta vita e non solo un giorno “no”.

Troppe cose tutte insieme rischiavano di mandarlo in crisi, ma per fortuna riuscì a mantenere tutti i pensieri in ordine, combattendo contro l’ansia e il nervosismo che lo stavano mettendo a dura prova. 

Cosa avrebbe fatto se Alison avesse scoperto qualcosa riguardo alla sua vecchia vita? Sarebbe fuggita via, lasciandolo a combattere contro qualcosa che già sapeva lo avrebbe sopraffatto.

Non poteva permetterlo. Teneva troppo a lei: la sua ancora di salvezza.

Il pensiero di ritornare su un palco lo emozionava, certo, ma oramai aveva rinunciato a quel sogno adolescenziale che lo aveva spinto fuori da ogni cognizione. Anche se avesse accettato la proposta di Harry, non sarebbe mai riuscito ad amare quel passatempo tanto quanto precedentemente. 

Era sempre stata una scusa la recitazione: aveva bisogno d’amore e in quel momento l’unica cosa che lo rendeva felice era stare su un palcoscenico immedesimandosi in qualcun altro che non fosse se stesso.

Il teatro rimpiazzava quel vuoto che ora era stato colmato grazie ad Alison.

Felicità portava il suo nome, ma soprattutto, amore portava il suo nome! 

Non riuscì a togliersi i pensieri dalla testa nemmeno una volta tornato a casa.

Lo stato d’animo in cui si trovava era un mix tra confusione, rabbia e tristezza. 

L’aveva lasciata andare a casa con una semplice scusa: “Ho mal di testa, ne riparleremo. Adesso andiamocene”

Descrivere quella giornata con l’aggettivo “brutta” sarebbe stato solo un eufemismo. 

Non aveva capito molto riguardo quel ragazzo: il suo nome era Harry ed era un vecchio amico di Louis. Probabilmente un amico che serbava molto rancore per motivi alquanto sconosciuti.

Era rimasta scioccata dal modo in qui l’aveva definita una “poco di buono” e continuava a rimuginare su alcune frasi che avrebbe potuto dirgli in risposta. 

Alcune idee su chi fosse quel ragazzo gli passarono velocemente nella mente: un amico malato che aveva bisogno di aiuto? Un ragazzo sofferente di disturbi psichici non irrilevanti forse? 

Tante domande e nessuna risposta.

Voleva parlare con il suo ragazzo: non avevano ancora chiarito il fattaccio della cena e in più questa novità aveva portato solo guai.

Una volta rientrata nel suo appartamento si tolse il giubbotto e le scarpe, avvicinandosi poi al divano.

Prese il telefono in mano e digitò incerta i numeri. Avviò la chiamata, sentendo poi che aveva risposto.

“Ehy Lou”

“Ciao piccola” 

Un suo sospiro ruppe il momento di quiete.

“E’ stata una giornata intensa, non credi anche tu?” chiese Louis, cercando di alleggerire l’aria di incertezza che si era creata.

“Si un po’… Senti mi dispiace essermi arrabbiata con te in quel modo stasera” 

Alison abbassò il capo, mentre con le unghie si pizzicava i calzini bianchi leggermente consumati.

“E’ stata anche colpa mia. Non avrei dovuto rovinare una cena importante. Insomma era importante solo perché c’eri tu a renderla tale…insomma…”

“Lou” un sorriso si aprì sul volto di Alison, notando il ragazzo incepparsi nelle parole.

“Si?”

“Dovresti magari chiamare tua madre, non so… andarla a trovare… scusarti come minimo” 

“Non lo so, non ho molta voglia di pensarci adesso”

“Promettimi allora che domani ci penserai”

“Forse…”

“Lou. Prometti.” Il tono serio lo costrinse a dire un si un po’ soffocato.

“Ali, mi lascerai un giorno?” quella domanda così diretta, ma necessaria, fece accendere un campanello d’allarme nella testa della ragazza.

“Ma cosa ti salta in mente! Io non ti lascio andare via. Ora che ti ho trovato non ti libererai di me tanto facilmente”

“Umh, okay”

“Ehy, sai che non ti lascerò. Smettila di pensare a queste cose”

“Sono un casino, come fai a sopportarmi?” l’insicurezza traspariva nella sua voce.

“Ti sopporto solo perché mi fai i complimenti per come cucino” 

Una risata fuoriuscì dalla cornetta, facendo accapponare la pelle ad Alison: avrebbe scelto quel suono come la colonna sonora della sua vita… per sempre. 

“Ti amo perché riesci a trovare sempre del buono in me. Vorrei imparare come fare… un giorno magari potrai insegnarmelo”

“Un corso accelerato solo per te, che ne dici?” 

“Proposte indecenti al telefono? Oh Alison come mi sei caduta in basso!”

Alison scoppiò a ridere, mettendosi una mano sul viso. La sua risata provocò quella del suo ragazzo e presto si trovarono a ridere e a bisticciare come due ragazzini.

“E’ tardi e sto morendo di sonno! Ora da bravo vai a letto e riposati.”

“Okay mamma” 

Amava far ridere la sua ragazza, adorava come l’enorme sorriso e i bianchissimi denti le illuminavano il volto, e quella sera anche solo immaginando quella visione lo stomaco gli si contorse.

“Buonanotte amore mio”

“Buonanotte mammina”

HELLO THEEERE

ciao carciofini!

Abbiamo superato le 9000 visite e siamo elettrizzate! woaaah!

Allora, come va? Qualcuna di voi andrà a roma questa domenica?

Avete mai personificato delle fontane? Beh io e Chiara in questo momento lo siamo, decisamente. (abbiamo appena finito di vedere If I stay capiteci)

Anyway, vi amiamo, fateci sapere!

Lucrezia&Chiara

Close As Strangers // Louis Tomlinson FanfictionWhere stories live. Discover now