3rd Chapter

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                                                                                                                                                                                                                                                        3.

Si guardò più volte allo specchio, assicurandosi che la lampo del vestito fosse stata totalmente alzata e che i suoi capelli fossero in ordine. Il riflesso che guardava mostrava una ragazza dalla pelle fin troppo chiara e due occhi forse fin troppo verdi. I suoi capelli castani erano raccolti in uno chignon ordinato che lasciava uscire due sottili ciuffi laterali arricciati e il vestito nero che aveva deciso di indossare delineava le sue curve , mostrando un po’ di schiena.

Infilò le décolleté beige e subito dopo aver preso la giacca e la borsa dall’attaccapanni, uscì, già innervosita per una serata forse un po’ troppo signorile per una ragazza semplice come lei.

Sorrise, guardando la porta dietro di lei chiudersi.

“Fingeresti di divertirti anche solo un secondo? Per favore!” supplicò Brad al suo amico, appartato in un angolino con il suo drink alcolico da più di una mezz’ora.

Non aveva riferito parola con nessuno e non aveva accolto nemmeno un ospite, cercando di dimostrare in qualche modo che il ruolo del testimone non si addicesse per nulla a lui.

Più si guardava intorno e più la nausea aumentava.

“Senti, già è tanto che io mi sia conciato in questo modo!” sbottò, agitando il suo drink, facendo tintinnare il ghiaccio dentro il bicchiere.

“E’ un semplice completo blu, non ci trovo niente di male! E poi non ci sei abituato?”
“Si ma solo mentre lavoro, in questo momento starei facendo la mia solita uscita al Funky Buddah per una birra, come sai bene.”
Brad però sorrise vedendo la sua fidanzata entrare nel salotto e si diresse verso di lei lasciando Louis da solo.
Finito il suo drink si diresse verso il piano bar e ne ordinò un altro, sedendosi su uno degli sgabelli in attesa.

Ad attirare la sua attenzione fu una mano posizionata rudemente sulla sua spalla, che riconobbe subito e che gli fece roteare gli occhi al cielo prima di girarsi.

“Ecco il mio ragazzone!” esclamò il padre rivolgendosi verso Julian Ford, un imprenditore di fama internazionale, nonché suo cliente abituale. Era un uomo robusto, dai capelli brizzolati e un lieve accenno di bianca grigiastra, vestito di un completo grigio di pessimo gusto e una cravatta dalla fantasia anni ottanta. Un look strano per un imprenditore di quel livello.

“E’ un piacere conoscerti Louis, tuo padre mi ha parlato moltissimo di te e del tuo abile talento nei casi matrimoniali più intricati” lo lodò l’uomo, stringendo la mano ad un Louis piuttosto annoiato.

Il giovane gli sorrise cordialmente, prima di afferrare il bicchiere sul bancone alla sua destra e portarselo alla bocca.

“Sono così orgoglioso di te, guardati: giovane, bello e ricco! Sei fossi andato a lavorare come attore a quest’ora non saresti di certo qui con degli uomini di affari come noi!” insistette il padre, dando più pacche sulla sua spalla.

“Già, che fortuna! Ora, con permesso, vado ad eseguire il mio compito di testimone, è stato un piacere” mentì alzandosi dallo sgabello e camminando a passi veloci verso la porta di uscita.

Alison pense la macchina e scese velocemente, spaventata perché tutti erano già arrivati e il parcheggio era gremito di automobili costose. Camminò nell’erba finché non arrivò al viale alberato di casa Green, stringendosi nel suo spolverino e cercando di non provocarsi una storta con i tacchi.

Entrò in quella che era  una veranda aperta sul salotto e, vedendo gli sposi impegnati con altri invitati, decise di ritornare in giardino.

Si avviò verso la porta e nel momento in cui allungò la mano verso la maniglia, si trovò di fronte un paio di occhi azzurri che la fecero sussultare.

“Scusami, non ti avevo vista” la ragazza non ebbe il tempo nemmeno di replicare che il proprietario di quelle parole era già andato via.

Dal suo tono sembrava irritato e la curiosità invase l’animo da giornalista della ragazza, che si avviò verso il giardino spogliandosi della giacca.

Andò alla ricerca di quel ragazzo, trovandolo seduto su una panchina. Decise allora di avvicinarsi, notando che era l’unica panchina semi-libera.
“Scusa posso sedermi?” chiese gentilmente
“Se proprio devi.” rispose duramente.
 La ragazza non ne rimase sorpresa, aveva notato che il ragazzo era infastidito da qualcosa, così rimase in silenzio per alcuni minuti.
“Come mai sei qui tutto solo? Non ti piacciono le feste di fidanzamento?”
“No, per niente. Sono un avvocato divorzista, perciò”
Alison non si scompose molto, e ricominciò con una serie di domande.
“Allora perché sei qui? Come conosci i ragazzi?”
Louis prima si girò per guardarla, poi sbuffando rispose “Sono il migliore amico di Brad, non che suo testimone”
“Oh davvero? Io invece sono una sua collega” rispose lei sorridendo.
Si limitò ad annuire con la testa in maniera poco interessata.
“Non sei felice per loro?”
“Guarda sinceramente a me sembra tutta una stupidaggine. Molti mariti e mogli si recano da me dopo anni di matrimonio perché  si sono stufati, e ho sempre sconsigliato vivamente a tutti di fare un gesto così incosciente”
Alison rimase un po’ basita da quelle parole perché non aveva mai conosciuto una persona tanto fredda e triste nella sua vita.
“Mi dispiace per quello che pensi, in fondo non tutti i matrimoni finiscono con un divorzio o con un tradimento. Devi considerare anche che  molti amano il proprio consorte. Non devi essere così pessimista”
Louis, stufo dell’argomento matrimoni, decise di alzarsi e di andarsene  liquidando la ragazza con un semplice “D’accordo, non sarai di certo tu a farmi cambiare idea su questo. Ci vediamo”
Lei rimase seduta sulla panchina, pensando a quanto quel tipo fosse stato rude e acido con lei. Non aveva fatto nulla d’altronde, non lo aveva di certo ferito. O forse si? Molteplici domande si susseguirono nella sua mente, mentre si alzava per entrare a conoscere la dolce consorte descritta fino a quel giorno dal suo collega.


Si sentì così solo e incompreso durante il tragitto fino al lago.
Era il suo lago, l’unico che nelle sere d’estate in cui non sapeva che fare o in cui era particolarmente emotivo, lo tirava su di morale.
 Non aveva persone fidate a cui poteva aggrapparsi, a parte Brad.
Doveva crearsi da solo un poco di felicità, che non sapeva come avere da una persona in carne ed ossa, così si sedeva sulla sponda, tirando fuori il suo Iphone e iniziando a scrivere sulla cartella degli appunti. Si sentiva libero, ma non poteva mostrarsi così davanti a tutti.
Dopo essere rimasto appartato per circa quaranta minuti, ricevette il messaggio di Brad in cui si chiedeva dove fosse sparito il suo testimone, dato che presto avrebbero fatto il brindisi.
Stanco e di malumore si recò nuovamente alla villa, dove sfoggiò uno dei suoi peggiori sorrisi falsi solo per non rovinare al suo migliore amico la “festa”.


Close As Strangers // Louis Tomlinson FanfictionWhere stories live. Discover now