Capitolo 22

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L'aria quella notte sembrava essere più gelida del solito, col vento che soffiava forte e muoveva le cime degli alberi, creando un frastuono di foglie assordante. Mi coprii meglio col cappuccio del cappotto pesante, stringendolo di più contro il viso ; la forza delle raffiche mi faceva quasi lacrimare gli occhi, obbligandomi a guardare a terra invece che davanti a me per controllare dove andavo.
Kelpie al contrario sembrava non esserne affetto; camminava tranquillo, furtivo, spostandosi tra le vie oscure della foresta senza troppi problemi.

Qualche ora prima, mia nonna aveva creato due ombre, due copie seguendo lo stesso incantesimo che avevo usato tempo addietro per fuggire dalla villa. Non ci era voluto molto, ma non sapevamo quanto avrebbero durato. Ai tempi, le nostre copie avevano resistito 3 giorni prima di scomparire e svelare la nostra assenza a Namel, ma ora non ne ero sicura.
La mia magia ai tempi era più stabile e potente di adesso; per quello che ne sapevo, potevano resistere solo un'ora prima di svanire.
Dovevamo fare in fretta.

Milla ci aveva ricoperto con una strana polvere prima di lasciare la Coven. Serviva a coprire il nostro odore ed a nascondere la nostra magia, cosicché potessimo entrare in città indisturbati.
Tutto sembrava andare alla perfezione, ma non potevo evitare di scattare sull'attenti ogni qual volta un rumore strano nel sottobosco mi faceva sussultare, colta alla sprovvista; non potevo non temere per la nostra incolumità mentre passavamo pericolosamente vicino alla Villa.
Se l'incantesimo di Milla non avesse funzionato a dovere, Namel e i suoi vampiri si sarebbero resi conto della nostra presenza immediatamente, ed allora sarebbe ripartita la fuga.

Ma io e Kelpie avevamo un piano. Se ciò fosse accaduto, saremmo scappati da un'altra parte, o dalle sirene o verso le montagne; non saremmo tornati immediatamente alla Coven per proteggere chi ci stava aiutando.
La nostra assenza sarebbe stata la loro salvezza.
Dubitavo che le sirene ci avrebbero accolto a braccia aperte, soprattutto dopo come erano state attaccate da Namel la notte dell'Iniziazione.
Il mio tridente era ancora da loro, e mai ero andata a recuperarlo, troppo presa ad occuparmi della Strega Nera.
Speravo di non dover andare da loro anche per Kelpie.

Pur essendo uno spirito d'acqua ed essendo le Sirene parte dello stesso elemento, i due membri non andavano tanto d'accordo. Gli spiriti come Kelpie, della Unseelie Court, non erano ben visti da chi apparteneva alla Seelie Court, più dediti alla magia bianca ed a mantenere  buoni rapporti con gli uomini.
Da ciò che mi aveva raccontato Kelpie, molti membri di varie razze della Unseelie si nutrivano di umani o anche di altre creature e spiriti, quindi era difficile la convivenza tra le due corti per ovvi motivi.
L'idea era dunque di fuggire verso le montagne, almeno per me. Non gli avrei fatto rischiare la vita.

Nessuno di noi osava parlare, temendo che perfino un respiro troppo pesante potesse far saltare la nostra copertura.
Kelpie mi teneva saldamente per mano guidandomi lungo il percorso, lanciando ogni tanto uno sguardo dietro di sé per verificare che nessuno ci seguisse.
Era in tensione; lo vedevo dai modi di fare, di camminare. Non lo avevo mai visto così.
Di solito Kelpie era un tipo leggero, sprezzante delle norme e delle regole, un vero e proprio spirito libero. Non lo avevo mai visto combattere sul serio, ed avevo sempre dubitato che ne fosse in grado.
Quella notte però, nel suo sguardo, c'era tutto tranne che incertezza; tutto tranne che leggerezza.
Pur nel mio stato riuscivo a captare la magia che scaturiva il suo corpo.
Ero sicura che se davvero fosse stato necessario, avrebbe usato la sua magia.

In quella lunga camminata, persa tra i miei pensieri, non mi resi conto di esser già giunta alle porte di Alv Adastaer, che col suo profilo oscuro già ci minacciava nella notte.

Kelpie mi strinse la mano, quasi a rassicurarmi; mi limitai a fare un cenno della testa.
Proseguimmo, camminando silenziosamente per le vie scure della città ritrovandoci velocemente nella piazza, vuota. La casa di Mirhist era lì, la sua immensa magione.
I ricordi di quando mi ero risvegliata lì la prima volta, di quando avevo scoperto di essere una strega e Reincarnazione tornarono alla mente, e desiderai con tutta me stessa di avergli dato ascolto quando avrei dovuto.
Forse, se avessi ascoltato il suo consiglio ed avessi cercato le altre Reincarnazioni immediatamente, come aveva suggerito lui, non sarei mai arrivata a quel punto. Invece ai tempi lo avevo ignorato.
Il mio comportamento aveva sì salvato tanti in seguito, ma aveva fatto uccidere un ragazzo che aveva già passato le pene dell'inferno.

Per un istante, non mi sentii all'altezza di entrare in quella casa e di chiedere aiuto. Se mi avesse chiuso la porta in faccia ed avesse avvisato Namel della mia presenza in città, lo avrei capito.
E forse lo avrei anche accettato senza giudicare.

Con Kelpie, ci avvicinammo alla porta d'ingresso. Lo osservai posare la mano sulla maniglia, che sotto il suo tocco parve diventare acqua, muovendosi mantenendo distrattamente la sua forma. I poteri di Kelpie potevano fare quel genere di cose?
Senza maniglia, la serratura venne meno, ed entrammo indisturbati.
Quando la porta si chiuse dietro di noi, la serratura scattò di nuovo, avvisandoci che la maniglia era tornata al suo stato solido.

I corridoi erano esattamente come li ricordavo, nella loro maestosità, e tutto sembrava essersi fermato a quel giorno.
Tutto sembrava essersi fermato a quel tempo, quando ancora qui ero la benvenuta.
Ogni porta, ogni oggetto, ogni dipinto mi faceva provare le stesse identiche emozioni di allora: meraviglia, stupore, timore, ma curiosità allo stesso tempo.
Quasi mi parve di sentire di nuovo la magia scorrere in me, potente come allora, bianca, buona.
Quasi mi parve di essere di nuovo una ragazzina catapultata in un mondo sconosciuto, che imparava a muovere i primi passi e che cominciava a scoprire la sua storia. Quella stessa sensazione di leggerezza che mi ero portata dietro dalla mia vita da umana, però, era oramai scomparsa, macchiata inevitabilmente da ciò che ero diventata.

Seguii Kelpie per alcuni corridoi. Anche lui sembrava perso nei ricordi, mentre sfiorava alcuni oggetti che si lasciava poi dietro durante il tragitto.
Entrambi, sapevamo che quel periodo della nostra vita era finito, terminando in un giro di turbolenze e violenze che ci aveva cambiati profondamente.

Una porta socchiusa dalla quale usciva, sul pavimento, una scia di luce, ci avvisó della presenza di qualcuno. Ma noi sapevamo già di chi si trattava.... E molto probabilmente lo sapeva anche lui.

Ci avvicinammo silenziosi a quella porta, senza il coraggio di spingerla, avvolti da mille dubbi.

-"potete entrare"

Disse una voce da dentro, che noi riconoscemmo immediatamente.
Quanta nostalgia.

Spinsi delicatamente la porta, entrando seguita da Kelpie, che guardingo la richiuse dietro di noi.

Se ne stava lì, in piedi alla finestra, con un libro in mano che molto probabilmente aveva letto più e più volte a giudicare dalla copertina logora e dalle pagine gialle coi bordi scuri, tendenti al marrone. Un libro vecchio forse quanto la sua casa, ma non quanto lui.
Era raro trovare libri antichi quanto gli elfi.

Ci osservò serio, chiudendo il libro con una mano portandoselo al petto.
Mi guardò da capo a piedi.

-"il rosso non ti dona, Adéle" - mi disse serio, riferendosi ovviamente ai miei occhi.

-"ciao, Mirhist"

The Coven - Born Witch (Nata Strega) Where stories live. Discover now