CAPITOLO 4- MILLA 🌙

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Era stata una mattinata tranquilla. Mi ero alzata, avevo fatto il mio solito rituale : giardino, salutare il mio familiar prima che andasse a dormire, colazione e, per fortuna, niente incontri di pseudo politica vampira con Namel.
Tutto stava andando per il verso giusto, e finalmente stavo trascorrendo una giornata per il verso. Il pranzo era stato sostanzioso e per la prima volta ero riuscita a distogliere la mente da qualsiasi pensiero.
Stavo bene, finalmente.
Solo quando mi resi conto che stavo pensando a questo realizzai di quanto avessi avuto la necessità di un po' di tempo per me. Non si può solo lavorare, stressarsi e mai rilassarsi. Sia la mente che il corpo hanno bisogno di tempo e riposo.

In quel momento, stavo giocando a scacchi con il maggiordomo, perdendo palesemente. Ogni mossa, lui, sembrava prevederla con facilità. Quasi metà delle mie pedine erano dal suo lato della scacchiera, sconfitte,  le quali sembravano nella mia testa  stessero guardandomi, gridando ' come hai potuto farci questo!'.
Il cavallo in particolar modo nella mia immaginazione fervida stava scuotendo la testa, come se potesse negare l'ovvio : a scacchi facevo veramente schifo.

Incrociai le braccia sospirando e mi buttai di peso con la schiena nella poltrona,studiando la scacchiera. Il maggiordomo se ne stava lì, un lieve sorriso ad ornargli il viso.
Ingannatore. Traditore. Quando gli avevo proposto una partita a scacchi aveva avuto il coraggio di dire 'volentieri, ma temo di non essere abbastanza bravo'.

Abbastanza bravo un corno. Mi sta distruggendo.

Incominciai nervosa a tamburellare il piede a terra, mentre pensavo a come fare per sbrigliarmi da quella rete di mosse che avevo a disposizione. Lui, sorrideva ancora.
Quando si rese conto che l'avevo notato, dette un colpetto di tosse per focalizzarsi sulla scacchiera, quasi come se davanti avesse avuto il più bel pezzo d'argenteria che quella villa avesse mai visto.

Mi tirai su, sporgendomi oltre la scacchiera col viso.

-"non ci casco più." - dichiarai

-"non ho idea di cosa stia parlando Signorina" - rispose lui serio.

Gli puntai il dito contro.

-"non ci provare. Ho notato il tuo sorrisetto compiaciuto. Scommetto che non ti stai impegnando nemmeno un po"

Una domestica vicino a noi che stava spolverando il camino soffocó in malo modo una risata.

-"oh no, Signorina. Lei sopravvaluta le mie capacità. Sto facendo veramente fatica a rispondere alle sue mosse."

Abbassai le spalle, scuotendo la testa.

-"tsk tsk" - dissi, continuando a guardarlo incredula - "e pensare che credevo di potermi fidare di te"

Mi gettai con fare teatrale di nuovo sulla poltrona.

-"tradimento" - quasi quasi potevo vincere l'Oscar.

Il maggiordomo sospirò, sorridendo debolmente.

-"mi scusi Signorina. Ci ho davvero provato.... A farla vincere, intendo... Ma..."

-"ma faccio pietà. Si. Lo so. Apprezzo lo sforzo"

Amara sconfitta.

In quell'attimo di pace, il rumore della porta d'ingresso che si spalancava di colpo ed alcuni voci concitate interruppero la mia calma giornata.

Mi sembrava strano.

Kelpie entró di corsa nel salotto, quasi sbraitando. Era talmente nervoso da esser quasi completamente rosso in viso.

-"che succede?" - chiesi alzando un sopracciglio.

Lui per risposta agitó le braccia continuando a sbirciare di continuo verso l'ingresso, dove sentivo ancora vociare.

The Coven - Born Witch (Nata Strega) Where stories live. Discover now