Capitolo 8

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Lo morsi con forza. Senza controllo. I miei canini perforarono con fin troppa facilità la sua pelle delicata, entrando nella vena subito dopo.
Lo schizzo di sangue caldo che entró con forza in bocca sul momento mi spinse quasi a staccarmi, quasi soffocando.
Ma la mano di Namel mi spinse con forza ancora più verso il suo collo, obbligandomi così a bere.
Il primo sorso fu quasi nauseabondo, esattamente come l'odore che sentivo con forza e come il sapore che che ricopriva interamente la mia bocca.

Sentii silenziosamente una lacrima scendermi sul viso. Avevo ceduto. Non avevo resistito. Ero diventata anche io un mostro.

Immagini di sangue, dolore, di guerra, si susseguirono una dopo l'altra, come un film. Vedevo la gente morire davanti a me.

Ricordi.

Questi erano ricordi, i suoi. Piansi ancora.

Lo vidi uccidere così tante, tante volte. Più bevevo avidamente, più scavavo nel suo passato a forza.
Vidi la guerra, i Cacciatori. Il giorno della alleanza con loro ed il Consiglio... Tutto come se fosse accaduto a me in quello stesso giorno.

Lentamente, mi staccai da lui. Gli occhi rossi, brucianti in contrasto con le lacrime fredde che rigavano il mio volto.

Troppo sangue. Troppo dolore.

Ripercorrevo quelle stesse immagini di continuo, senza pausa, mentre i canini restavano scoperti, il volto macchiato di sangue.

Con lo sguardo, scandagliai il corpo di Namel, davanti a me, ancora a terra. I due fori sul collo, il sangue che colava sulla sua pelle e sui suoi vestiti.

Mostro.

Ero un mostro.

Le mie mani tremanti si spinsero al mio viso. Sentii le mie stesse unghie pigiare nella mia carne. Il respiro corto, accelerato.

Ero stata io. Ero stata io. Quel sangue... Quella ferita.

I brividi avvolsero il mio corpo, mentre piangevo disperata. L'aria bloccata nella gola. Quel sapore... Quell'odore.....

E di nuovo quelle immagini.
Io non volevo essere così. Non volevo uccidere.
Le mie gambe tremarono così come il corpo.

Vedevo rosso. Solo rosso.

Sentii le mani di Namel posarsi sulle mie sul mio viso,mentre mi guardava con occhi dolci, pieni d'amore.

Non guardarmi così. Non mi guardare.

Non così. Non ero così io. Quella bramosia, quella voglia... Quella perversione.

Non guardarmi ti prego.

-"Adéle... Respira." - mi disse preoccupato, corrucciando le sopracciglia.

Provò ad avvicinarsi. Il panico si impossessó di me.
Scattai in piedi spingendolo via. Gridai.

-"STA LONTANO!"

Mi gettai di schiena contro la porta. Le gambe deboli, non sentendomi in grado di sorreggermi.

Non riuscivo a smettere di tremare.

Cosa ho fatto. Cosa ho fatto.

-"Adéle. Va bene così. Tranquilla..."

Lo osservai alzarsi, facendo qualche passo verso di me. Mi focalizzai sulla sua ferita. Un forte gorgogliare alla gola tradì ancora la mia sete.

No. NO!

Spalancai la porta spingendola via e corsi su per le stesse scale che mi avevano portata lì, in quell'incubo.
Corsi a testa bassa, ignorando tutto e tutti.
Salii il piano di sopra. Volevo nascondermi, dovevo. Lontana da tutto, tutti.
Quei ricordi vividi mi correvano dietro, li sentivo aleggiare sul collo, nella mia mente.

Via! Andate via!

Mi catapultai in cucina, chiudendomi nella immensa dispensa e chiudendomi a chiave.

Mi gettai rannicchiata in un angolino, abbracciando le mie stesse ginocchia.
Dondolai avanti e indietro, preda di un attacco di panico.
La testa. Mi faceva male la testa.

Il sangue.

Il sangue.

Il sangue.... Tutto quel sangue...

I barattoli nella stanza esplosero.

Gridai coprendomi le orecchie con le mani. Di nuovo quei poteri.

Non li voglio! Non li voglio!

Continuai a tremare. Le voci fuori che urlavano il mio nome e cercavano di entrare nella stanza.

Aiutatemi..
Vi prego aiutatemi.

Ancora rosso davanti a me.

Terrorizzata nascosi la testa nelle gambe. Al buio, dove i mostri come me dovevano stare.

E poi la porta si spalancò con forza.


KELPIE POV.

Ero tornato alla villa per parlare di nuovo con Namel di Adéle. Non mi sarei mai arreso, mi sarei sempre battuto per lei. La notte prima avevo avuto modo di parlare da solo con Milla e la nonna di Adéle, e tutti e tre eravamo d'accordo.
Dovevamo portare via Adéle da lì prima che fosse troppo tardi.

Avevo usato  il fiume per giungere alla villa più velocemente, galoppando veloce. Nel petto sentivo il cuore martellare con forza, quasi mi stesse implorando di fare più veloce sempre di più.
Spalancando le porte della villa ed assumendo la mia forma umana, avvertii subito l'odore: sangue, in grosse quantità.

Adéle!

Attraversai l'ingresso dirigendomi immediatamente al salotto, dove però non si trovava nessuno. Un grido disperato ed una forte esplosione mi bloccò sul posto.

La cucina.

I miei passi furono rapidi, veloci, quasi una corsa disperata contro il tempo.
Giunto lì, affannato, vidi il Maggiordomo ed altri della servitù cercare di entrare nella dispensa...e gridavano il nome di Adéle.

Il mio cuore accelleró ulteriormente, bloccando ogni pensiero: l'odore di sangue veniva anche da lì.
Mi spinsi dentro la stanza con furia, scansando in malo modo tutti quanti. Afferrai la maniglia con forza. Sentii il potere sulle mie mani e tirai  scardinando la porta.

La trovai lì, chiusa su se stessa.
Mi catapultai da lei, alzando le mani ma non sapendo dove toccarla. Era ferita? Cosa era successo?

Il suo corpo tremava come una foglia, sentivo da lì i denti sbattere.
Dondolava avanti ed indietro come una ossessa.

-"Adéle..." - la chiamai, con dolcezza, temendo di aggiungere altro.

La sua testa si alzò leggermente... E sgranai gli occhi per l'orrore.

Il suo viso era ancora trasformato: gli occhi rossi, quasi luminosi, segno che si era nutrita da poco, i canini ancora fuori dalle gengive,il sangue ovunque sul viso e sui vestiti.
E le lacrime.. Le lacrime che versava senza nemmeno singhiozzare.

Figlio di p*

Mi morsi l'interno guancia.
Il mio spirito mi spingeva ad alzarmi, usare i miei poteri per fare del male a quell'uomo... Ma Adéle adesso aveva bisogno di altro.
Fanculo il Consiglio, fanculo i vampiri, fanculo tutti.

La presi in braccio, tenendola stretta a me. Talmente era debole che nemmeno si mosse. Nel suo sguardo vedevo solo follia, completamente terrorizzata come era.

Scansai tutti portandola via.
Dovevo usare i miei poteri per correre veloce, più veloce di loro.
Non gli avrei permesso di farle altro male. MAI.

La guardai, sentendo i passi dei vampiri dietro di noi che correvano per raggiungerci, mentre correvo via verso la foresta con Adéle in braccio.

-"ti porto via da qui"

La Coven.
Dovevo correre alla Coven.

The Coven - Born Witch (Nata Strega) Hikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin