Capitolo 59

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Se avessi dovuto paragonare le emozioni che provavo nello stomaco con quello che invece sembrava essere il mondo attorno a me non le avrei potute descrivere come più contrastanti. Anche se attorno a noi c'era la notte più buia, sole poche stelle in cielo ad illuminarla mentre ci dirigevamo di nascosto verso il luogo dell'incontro, nel mio stomaco sentivo migliaia di farfalle color rosa svolazzare allegramente.
Completamente senza senso forse, o forse no.
Qualche ora prima sembravo pronta a dar battaglia, adesso sembravo una gattina che aveva voglia di giocare e di ricevere coccole. Tutta colpa di Namel.

Ci eravamo svegliati sapendo bene di doverci preparare per l'incontro di quella sera, ma durante tutta la giornata lui non aveva fatto altro che guardarmi strano . Mentre mi cambiavo, mentre bevevo, mentre parlavo con le guardie, mentre provavo ad allenarmi con i miei poteri; lui era sempre lí ad osservarmi. Alla fine avevo dovuto metterlo con le spalle al muro per capire come mai continuasse a fissarmi come un ossesso in piena crisi emotiva.
-" se stai anche solo lontanamente pensando di lasciarmi a casa hai sbagliato di grosso, sappilo Namel"
-"Adéle?"
-" non fare il finto tonto con me, é tutto il giorno che mi fissi e l'ho notato, cosa credi?! Quello sguardo furbo non mi piace per niente. Cosa stai organizzando?"
-" assolutamente niente"
-"Namel... non mi freghi"
Si limitó a sorridermi e ad andarsene.
Se pensava che l'avrebbe passata liscia si sbagliava. Avrei scoperto cosa nascondeva.
Non lo avevo lasciato da solo nemmeno un secondo, curiosa come non mai.
Somir si era messo in mezzo svariate volte provando a farmi distrarre in continuazione; il pazzo era d'accordo con il mio fiancéé. Bene.
Mi ero sentita circondata tutto il benedetto giorno.
Avevo provato ad interrogare anche Somir che mi aveva sorriso furbamente e se ne era andato anche lui.
Ma a cosa stavano pensando quei due?
Alla fine, verso le 6 la sera, ancora non avevo scoperto cosa quei due avevano pianificato, e la cosa mi dava sui nervi. Non mi piacevano i segreti. Inoltre il fatto che Somir sapesse tutto ed io no mi dava sui nervi; quel suo sorrisetto saccente mi scatenava gelosia repressa. Ebbene si, ero gelosa di Somir. Perché lui poteva sapere ed io no?
Se Namel aveva in mente qualcosa, qualsiasi cosa, perché non mi stava rendendo partecipe?
Se mi voleva nervosa per l'incontro delle 22 con gli altri, ci stava riuscendo bene. Ero pronta a dar fuoco a tutto.

Esasperata da quei due, mi ero seduta di peso sulla poltrona bevendo penso circa quattro tazze di té di fila, ed avevo mangiato come minimo tre fette di crostata al limone.
L'aciditá zuccherina del ripieno di quella crostata era niente rispetto a quella che sentivo nello stomaco, ma alla fine sembrava avermi leggermente calmata.
Ma proprio quando pensavo di potermi distrarre, un colpo forte proveniente dalla camera di Namel mi fece sobbalzare.
Posai la tazza sul piattino mordendomi le labbra.
-"calma Adéle... stai calma"
Un altro colpo ed una imprecazione di Somir.
-" ...non ti agitare..."- mi dissi -"la curiositá non fa bene alla logica"
Un altro colpo e la risata di Namel.
Risata? Namel rideva?
Ok, ne avevo abbastanza.
Posai il té sul porta vivande ed a passo di marcia mi avviai su per le scale. Arrivata davanti la sua porta la spalancai ritrovandomi Somir al centro del suo ufficio e brancia incrociate.
Lo guardai, non vedendo Namel.
-" cosa state combinando voi due da questa mattina?"
-" assolutamente niente"
-"Somir"
Un altro colpo dalla stanza di Namel.
Sorpassai Somir come una furia, mille scene diverse nella testa.
-" fossi in te aspetterei altri trenta minuti prima di entrare"- mi avvisó Somir
Che ci doveva fare Namel con tutto quel tempo?
Mi venne un groppo alla gola e deglutii.
Misi quasi tremante la mano sulla maniglia.. e mi bloccai.
Di cosa avevo paura? Forse la mia parte umana temeva qualcosa di ovvio, ma non osavo dirlo a voce alta.
Spalancai la porta.

Namel stava in piedi, al centro della stanza. Una stanza completamente circondata di preziose stoffe rosse broccate che mai erano state lí, una bottiglia del suo miglior vino aperta e almeno bevuta fino a metá. Sembrava agitato, quasi ubriaco avrei detto a giudicare dalla bottiglia, e mi fissava deglutendo. Guardai il nostro letto, intatto, ricoperto a sua volta da una stoffa color vino con ricamato uno stemma dorato che non mi sembrava di aver mai visto.
Mi voltai verso Namel confusa più che mai, per ritrovarmelo in ginocchio davanti a me.
-" Adéle, mi vuoi sposare?"

Mi morsi il labbro mentre Namel mi spinse davanti a sé per farmi entrare per prima. Divenni rossa.
Mi aveva fregata, mi aveva davvero fregata.
L'anello d'oro con lo stemma della sua famiglia al mio anulare.
Ero fregata, completamente, assolutamente...
Sospirai.
Namel mi baciò silenzioso il collo ed avvertii il suo sorriso felice.
... felicemente fregata.

The Coven - Born Witch (Nata Strega) Where stories live. Discover now