Capitolo 5

1.3K 97 10
                                    

Ian

Cazzo.
Perchè non sento nulla?
Nulla all'infuori del peso nel petto che sta diventando ingestibile.
Dovrei essere arrabbiato, triste, confuso...
Dovrei provare qualcosa.
È normale per gli esseri umani: tutti soffrono, tutti cadono.
Che razza di problemi ho?

Prenderei a pugni il muro per il nervosismo, se non fosse che detesto queste forme di perdita di controllo.
Ho gestito con cura la situazione, mi sono trattenuto fino a quando l'ultimo dei ragazzi non è stato sistemato per dormire; ma adesso è tutto scomparso.

Cado sul materasso ancora vestito; dovrei farmi una doccia.
L'improvviso bussare alla porta mi è del tutto indifferente.
-Posso?- la testa familiare di Drew fa capolino per tastare il terreno.
Non so cosa si aspetti da me in questo momento.
Non dico nulla, non mi sembra necessario; faccia pure quello che vuole.
Rimane per un po' in silenzio a fissarmi, ma io non ho voglia di studiare la sua espressione.
La voragine sembra crescere ogni minuto di più, non vuole lasciarmi stare.

-Starai così per tutto il tempo?- mi domanda frantumando il nostro silenzio, effettivamente era abbastanza fastidioso.
Sbuffo seccato.
Non gli ho chiesto di venire, non ho bisogno di lui.
Non ho bisogno di niente.
-Non lo so; qualche problema?- il mio tono non è nemmemo troppo pungente, solo sterile.
Non penso ci rimarrà male; potrebbe uscirne illeso se girasse immediatamente i tacchi e tornasse nella sua camera.
-Sento la puzza di sudore fino a qui-
-Ormai io non la avverto più- commento fissando il soffitto crema.
-E poi che t'importa? Vuoi dormire con me?- mi alzo sui gomiti per guardarlo meglio, non so in che altro modo fargli capire che non voglio compagnia.
-Ah, se me lo chiedi così!- non perde tempo e si lancia sul materasso, facendolo smuovere per la botta.
Il mio corpo segue l'ondeggiare incostante della superficie, senza contrastarla.

-Ian, davvero, puzzi da morire- ride da solo, il suono inevitabilmente si diffonde per la stanza.
Guardarlo ridere è come vedere me ridere, un'immagine che fino a poco fa non riuscivo nemmeno a richiamare alla mente.
Vorrei sentirmi così.
Vorrei poter festeggiare la riuscita del piano.

Scuoto il capo, è inutile pensarci.
-Sai che c'è? Vado a farmi una doccia- mi sollevo, con non poca fatica, e mi dirigo verso il bagno.
Mi farà bene.
-Grazie a Dio!- esulta il mio gemello, ancora rannicchiato sul letto.

In breve l'acqua calda ha già alleviato la tensione dai miei muscoli, ma non il vuoto nel mio cuore.
Non posso far a meno che rievocare dei ricordi; è quello che faccio sempre.
È quello che sono.
Un ammasso di ricordi.

-Non ci provare! Avevi detto solo una doccia- esclama Alexa ridendo, sa quanto me che non intendevo solo quello.
-Ma noi stiamo facendo la doccia- replico provando ad allungare di nuovo le mani verso il suo corpo nudo.
Non riesco proprio a resistere.
-Mi chiedo come tu abbia fatto a convincermi- borbotta incrociando le braccia proprio all'altezza dei seni, impedendomi la visuale.
Che bastarda.
-Ti ricordo che posso manipolarti come e quando mi pare, tesoro-
Lei rotea gli occhi in disapprovazione.
Faccio scorrere le dita tra i suoi lunghi capelli castani, morbidi per il balsamo appena passato.
-Hey- continua a fingere di essere infastidita.
-Li sto solo sciacquando- mormoro in mia difesa, per poi sottoporli al getto d'acqua, che li rende ancora più setosi sotto i miei polpastrelli.
Mi avvicino di più, forse un po' troppo, per poterli stringere meglio.
-Gentile da parte tua- le scappa un sorriso e riesce a rubarne uno anche a me.
Sono rare le mattine così tranquille.
-Chiudi gli occhi-
E stranamente lei esegue senza protestare.
Mollo la presa dalle sue ciocche per portarla sul viso e condurlo sotto il doccino.
Ho quasi l'impressione di poter modellare il suo volto mentre passo le mani con delicatezza prima sulle palpebre serrate, poi sugli zigomi e per ultimo sul mento, che non mi lascio scappare nemmeno quando Alexa torna ad osservarmi.
-Devo aver trascurato questa parte, perchè mi sembra che tu abbia del sapone proprio lì- indico le sue labbra con il pollice.
Lei scuote un po' il capo, quasi esasperata.
-Ottieni sempre quello che vuoi, eh?-
-Sempre- sussurro un istante prima di baciarla.
Sa veramente di sapone; un sapore strano che non riesco a individuare nè come gradevole nè il contrario.
Lo sento proprio sulla lingua, insieme al suo, di gusto.

Mi sveglio di scatto, colto dalla pressione dell'acqua sulla pelle e dalla schiuma sulle labbra.
Spengo il flusso e quasi scappo da quella infernale cabina di vetro.
Incontro la mia immagine nello specchio sopra il lavandino.
Volevi soffrire? Essere triste? Incazzato?
Eccoti servito.
La voragine sta sparendo e ho paura di cosa rimarrà al suo posto.

Drew mi ha pazientamente aspettato nella stessa posizione in cui l'ho lasciato in precedenza.
Anche lui deve essere stanco.
-Ti va di parlarne?-
Indosso i vestiti puliti in silenzio, fingendo che non abbia detto nulla.
Solo quando lo raggiungo sul letto non posso fare a meno di rispondere.
-Non c'è molto da dire-
-Puoi anche dire poco- mi incalza senza distogliere lo sguardo.
Faccio un respiro profondo; non so nemmeno da dove iniziare.
Non sono nemmeno sicuro di volerne parlare, ma in questo momento lui sembra proprio l'unico in grado di ascoltare.
-Alexa si è sacrificata per me, per noi. Ha visto il futuro, sapeva che io non sarei stato in grado di uccidere Adam o di avvertire il suo inganno.-
Mi blocco, il vuoto è sempre più piccolo, adesso sono posseduto dalle mie emozioni.
È come se per tutto questo tempo la mia mente avesse innalzato una barriera per impedire l'accesso ai sentimenti, in modo da tenermi sano, almeno per un po'.
-Mi chiedo come abbia fatto a stare con me sapendo che non sarei riuscito a proteggerla-
Mi faccio schifo da solo.
-Io penso che lei sia rimasta contenta di aver visto il tuo lato umano- il mio gemello mi accarezza il braccio destro, nella speranza di calmarmi.
-Sarebbe stato più umano salvarla-
-No, hai fatto la scelta giusta- ne è così certo.
Come diavolo fa ad essere così calmo!?
A riuscire a starmi vicino?
Quello che ho fatto è imperdonabile.

-L'ho mandata a morire, Drew! È colpa mia!- non so bene quando mio fratello abbia iniziato ad abbracciarmi, forse prima della comparsa delle lacrime che non riesco a trattenere.
-È colpa mia- nonostante la voce rotta, il messaggio mi trapassa il cranio forte e chiaro.
E si ripete, ancora e ancora.
È solo colpa mia.

Drew mi accarezza i capelli con lentezza, fermandosi qualche volta, aspettando che il mio respiro si regoli.
-Non è così, Ian- continua a dirlo, ma si sbaglia.
Avrei potuto fare qualcosa.
Io posso sempre fare qualcosa.
Ma non ci ho nemmeno provato.
-Ho sempre saputo di essere una persona orribile, sempre. Sapevo che avrei distrutto con le mie stesse mani il rapporto con Alexa, alla fine, rompo sempre tutto.-

Drew non dice nulla e, forse, è la scelta migliore.
Sarebbe da idioti dire che non è vero, che in realtà sono una brava persona e che ogni cosa si sistemerà.
Questo non funziona con me.
Sono decisamente abbastanza intelligente per autocriticarmi, giudicarmi e pure condannarmi.
-Ian- la sua voce è troppo dolce, più di quanto io possa sopportare.
-Non penso che tu abbia rotto qualcosa, questa volta-
Come fa ad esserne così sicuro?
Scuoto il capo, non sa di cosa sta parlando.
-Tu provi sempre a rompere qualcosa, questo è innegabile- continua a stringermi, senza allentare la presa.
-Ma credo anche che tu abbia intorno persone che non te lo permettano. Hai provato a rompere con me ancora prima di conoscermi, eppure adesso siamo qui-
Non avrei mai pensato che io e lui saremmo stati così uniti.
Sia mentalmente che fisicamente: posso sentire il suo ginocchio perforarmi il fianco, domani non riuscirò nemmeno a muovermi.

-Tutto si risolverà, in qualche modo- sussurra incatenando lo sguardo nel mio.
Rimango sempre sorpreso.
È assurdo per me poter vedere amore negli occhi di chi mi conosce davvero.
Amore vero, non indotto da una serie di trucchetti psicologici.
È strano, ma non penso di non meritarmelo.

-Dobbiamo sul serio dormire così?- borbotto cambiando discorso, ho già abbassato le mie barriere a sufficienza per questa sera.
L'abbraccio di Drew si rafforza, incastrandomi ancora di più contro il suo corpo.
-Perchè, ti dà fastidio?- mi ribecca sorridendo.
-Sei più appiccicoso di Alexa!-
In risposta appoggia la testa sulla mia spalla.
-Evita di muoverti, per favore- lo dice con il suo tono formale, come se stesse parlando con nostra madre.
-Certo, devo stare fermo a fare il tappetino-
-Sarebbe meglio, sì- ammette dopo un po'.
Ha bisogno di dormire.

Questa volta è il mio turno di accarezzargli i capelli e rassicurarlo.
Non sono una vittima.
Non lo sono mai stato.
Il tempo per piangermi addosso è sempre stato poco.
Ma adesso non importa; la voragine è appena sparita.

Progetto 27|| Broken SoulOnde histórias criam vida. Descubra agora