Capitolo 42

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Drew

-Era da tanto che non passavamo una serata tranquilla insieme- ammette mia madre una volta allontanate le labbra dal bicchiere di vino.
È vero.
Non che prima fossero così frequenti, ma alcune volte capitava che la sera ci incontrassimo nel salotto vicino alla sua camera da letto, poco prima che lei andasse a dormire. Mi chiedeva della mia giornata, della musica e degli studi, e parlavamo un poco fino a quando non si alzava dalla poltrona con la scusa di avere tante cose da fare il giorno dopo, per cui era necessario ritirarsi presto.
Alcune volte, come oggi, Brian ci raggiungeva dopo aver svolto le ultime faccende e aver congedato i camerieri, portandoci lui stesso del tè caldo.
-La nostra vita è decisamente più...caotica di come era qualche mese fa- la voce di Brian è accompagnata dal suono delle tazzine di porcellana che tintinnano al contatto con i piattini finemente decorati. Lo osservo, incantato dai suoi modi eleganti, le sue mani reggono la teiera decise, senza tremare. Non è mai incerto, i suoi movimenti sono sempre fluidi e naturali.
-Se questo è il prezzo da pagare per avere mio figlio di nuovo a casa, sono disposta ad accettarlo-
Avvicino la tazzina alle labbra in fretta, così che le parole non sfuggano al mio controllo.
È praticamente sparita da quando ci sono i ragazzi.
Non era solita a trascorrere giornate in casa nemmeno prima, ma adesso non si ferma neanche per dormire.
Una volta prima di uscire mi ha detto che era necessario che lei stesse fuori città a lungo per sbrigare diverse faccende e assicurarsi di tenere gli estranei e i sospetti lontani dalla nostra casa.
Forse questo è l'ennesimo tentativo di sottrarsi alle sue responsabilità.

Sospiro al sentire il sapore dolce del tè preparato da Brian. Perché oggi sono così cattivo con lei?
Dal momento in cui ho deciso che questa sarebbe stata la situazione perfetta per dirle come stanno le cose, non ho fatto altro che vederla come un nemico, e non come mia madre.
Mi sto già preparando per la guerra prima ancora che il conflitto sia iniziato.
Non voglio ferirla, ma so che lei non avrà lo stesso riguardo nei miei confronti.
Sto solo provando a giocare ad armi pari, ecco tutto.
Non c'è nulla di male in questo.
Ma quando abbasso lo sguardo sul contenuto della tazzina, mentre il liquido scuro si increspa sotto il mio respiro, penso che vorrei solo scappare da qui.

-A proposito, posso sapere perché Ian non è qui con noi?-
-Il signorino non è tornato a casa, il ragazzo con cui è uscito dice che sta bene ma che passerà la notte fuori. "Deve risolvere qualche casino" ha detto- nonostante la buffa imitazione del tono di Maverick, la sua voce non riesce a nascondere una nota preoccupata.
Nemmeno a me piace l'idea che Ian non sia tornato.
Nessuno di noi due sarà tranquillo finché non riceverà notizie da lui in persona.
Mia madre si limita a storcere le labbra, pensierosa, ma non ci rende partecipe di quello che le passa per la testa.
Guardo Brian posare la teiera sul vassoietto, ancora abbastanza piena, nel caso in cui la padrona di casa ne volesse un po' finito il vino.
È piuttosto improbabile che accada, ma lui è sempre pronto anche alla più remota possibilità: c'era un periodo in cui mi continuava a ripetere che il peso di una piccola accortezza fatta in tempo è appena percepibile, ma la sua assenza pesa cento volte tanto.
E non credo che questo suo precetto parli di tè e biscotti.
-Sono certa che Ian sappia quello che fa- esclama alla fine del suo giro di pensieri.
-Sicuramente-
Rimaniamo in silenzio, ognuno riflette sulle parole dell'altro, nella speranza di farsi conforto.
Sono preoccupato per il mio gemello, ma so che sta bene.
Lo sentirei se non fosse così.
O almeno è quello che si dice sempre sui fratelli gemelli: che hanno una specie di sesto senso, un legame che non si ha con nessun altro membro della famiglia.
O forse con nessun altro in generale.

Senza poter far nulla per evitarlo, penso a Nick.
A quanti di questi legami lui abbia con diverse persone. Quello che viene considerato un attributo speciale, un'eccezione, per lui è la normalità.
Sente cosa provo e conosce le mie intenzioni ancora prima che io apra bocca.
L'immagine del pomeriggio in giardino appena trascorso si fa largo nella mia testa. Vorrei sfuggirne, ma il suono delle nostre risate ha già iniziato a riecheggiare, quasi porgendomi una distrazione dalle solite domande di mia madre a Brian sulla gestione della casa.
Avrebbe dovuto allenarmi tutto il giorno, ma la situazione è andata diversamente nelle ultime ore di luce prima dell'arrivo della sera.
L'ho rincorso fino a quando non avevo più fiato, incapace di stargli dietro. L'ho perso di vista quasi subito dopo la partenza, e dopo l'unica cosa che potevo scorgere ogni tanto erano i suoi capelli biondi tra il verde delle siepi. Solo un per un attimo, un piccolo luccichio che svaniva una volta girato l'angolo. Non sarei mai riuscito a raggiungerlo, e a giudicare dagli sguardi degli altri atleti in giardino, nessuno sarebbe stato in grado.
Accettato il fatto che Nicholas fosse un fulmine, non mi ero ancora arreso all'idea di inseguirlo per tutta la giornata.
Non potevo batterlo nel suo talento, ma conoscevo quel giardino molto meglio di lui.
Così, con calma, avanzando tra i viali rigogliosi e curati, ho iniziato a pensare al tragitto che aveva imparato a memoria. L'aveva percorso così tante volte che non rallentava più per la paura di scontrarsi contro qualche albero. Ma visto il poco tempo a disposizione per memorizzare l'ambiente, lo schema rimaneva sempre lo stesso.
A passo svelto, troppo stanco per ricominciare a correre, mi ero diretto nella direzione opposta, nella speranza di beccarlo alla fine del percorso. Prima o poi ci saremmo incontrati, lui veloce come un treno in corsa, io che mi reggevo appena in piedi.
Detesto ammetterlo ma Ian aveva ragione quando ha detto che non possedevo la preparazione necessaria.
Di certo non sono agile o atletico come loro, ma non ho nemmeno la loro celerità nell'eseguire gli ordini, il mio primo istinto sembra essere bloccarmi. I miei muscoli diventano di pietra e mi è impossibile continuare, soprattutto se l'indicazione arriva all'improvviso.
E più Nick cercava di spiegarmi che a quest'ora sarei già morto, più mi rendeva nervoso.
Non sono abituato a tutto questo.
E una parte di me pensa che non dovrebbero esserlo nemmeno loro.

Progetto 27|| Broken SoulWhere stories live. Discover now