Capitolo 50

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Alexa

Alcune volte mi tremano le mani.
È per questo che ho scelto di passare il pomeriggio con Renee, so che lei non se ne accorgerà.
Raramente presta attenzione a queste cose.
Non è che lo fa perché non le importa, è solo che ha tanti pensieri per la testa. Lei fa sempre credere agli altri di essere una stupida, ma in realtà nella sua mente si affollano i pensieri più disparati; lo capisco dal modo in cui muove gli occhi, come se saltasse da un'idea all'altra, ininterrottamente.
Per questo le piace cucire o tagliare i capelli, è il suo modo per lasciare che i pensieri fluiscano liberi attraverso le sue dita, senza che lei debba starci troppo dietro.

Ian mi avrebbe già scoperto.
Dopo ieri, mi osserva come se fosse il mio guardiano; pur non essendo invasivo, percepisco il suo sguardo accompagnarmi in ogni movimento. È come una carezza leggera, costante, e se non avessi nulla da nascondere gliene sarei davvero grata.
Solo adesso posso concedermi un momento di quiete, lontano dalla sua indole indagatrice.
È questione di tempo prima che lo noti.
E so che dovrei anticiparlo e parlargliene, ma ogni volta che sento le parole pronte in gola il mio unico istinto è quello di rimettere.
Non ci riesco.
Non importa quante cose io abbia affrontato in questi mesi, ammettere la verità mi sembra una tortura ben peggiore delle frustate.
Ammettere di essere caduta così in basso.

-Non ti assicuro di poter fare un lavoro eccezionale come al solito, ma di sicuro migliorerò la situazione- commenta rompendo il nostro silenzio, che per qualche motivo stava diventando fin troppo rumoroso.
-Ma avevi detto che ti piacevano!-
-Amore, era la prima volta che ci vedevamo dopo secoli, che dovevo dirti?-

Faccio un respiro profondo e mi abbandono sotto lo spiraglio di luce che si intrufola da una finestra rotta.
Non possiamo uscire dall'edificio, questo è il massimo della superficie che posso godere.
Solo al pensiero di tornare sottoterra mi si annoda lo stomaco, e le mie mani ricominciano a fremere.
Sanno che c'è solo una soluzione per questo.
E la pillola di metadone che ho preso ieri è completamente passata inosservata dentro al mio corpo.
Ne avevo nascoste due nel reggiseno prima di uscire dalla Base, e appena Ian ha iniziato a baciarmi sapevo che non potevo tenerle lì a lungo.
E quando ho sentito le prime fitte alla schiena sapevo che avrei dovuto prenderle subito, anche se detestavo il pensiero di sprecarle in questo modo.
In bagno, nella fretta di recuperarle, una è caduta dietro il lavandino.
E per un attimo mi sono sentita morire.
Una sola pillola non sarebbe mai stata abbastanza.
E il pensiero di aver buttato via l'altra per un movimento brusco mi tormenta ancora.
Sono una stupida.

-Che c'è? È tornato il mal di testa? Certo che tu ed Ian ne avete di malesseri, siete una coppia di vecchi- commenta e inizia a pettinarmi i capelli, in un modo così familiare da farmi dimenticare tutto il resto.
Scordo l'imbarazzo che ho provato quando le ho chiesto di accompagnarmi in infermeria per una finta emicrania, nella speranza di trovare qualche medicina più forte.
Dimentico quanto mi senta uno schifo per tutta questa storia.
E lascio andare pure la conversazione di qualche ora fa con la prigioniera.
Non voglio più vederla.
La mia compagna di stanza continua a passare la spazzola tra le mie ciocche castane; non è mai stata delicata, anzi, ha una mano piuttosto decisa, ma non importa, mi ricorda i pomeriggi passati in camera da ragazzine.
-Ian sta peggio di quanto sembra, vero?- chiedo, dando voce all'unico pensiero che non è riuscito ad abbandonare la mia mente.
Sarò sempre preoccupata per Ian.
Molto più di quanto io lo sia per me stessa.
-Non lo so, Alexa, lui non è proprio una persona che ammette le sue difficoltà. Ho visto Drew preoccupato, però-
-Questa sera proverò a parlare con quel testardo allora, e- sobbalzo all'improvviso, mi basta sentire il suono delle forbici vicino alle orecchie.
La mia reazione spaventa pure Renee, che fa un passo indietro temendo di avermi fatto male.
Cazzo, che mi prende?
Mi concedo un respiro profondo, un piccolo attimo per rimettere i pensieri in ordine. La mia presa è troppo debole ultimamente, li sento scivolare via dal mio controllo in ogni situazione, pronti ad appigliarsi ad un qualsiasi dettaglio.
-Scusami, è stato un riflesso involontario- mormoro quasi imbarazzata. È solo che non voglio tornare indietro a quella sera.
Lo stridere delle lame delle forbici, le ciocche che mi cadevano addosso, la vista annebbiata e il sapore delle mie lacrime.
Per un attimo mi sembra di essere ancora lì. A guardarmi mentre uccido quella che ero.
-Sei sicura di volerlo fare?-
Ho forse altra scelta? L'ho mai avuta?
Cosa sarebbe successo se non l'avessi fatto?
Il mio sguardo vuoto fa scattare in alto le sopracciglia della ragazza, ancora più turbata di prima.
-I capelli intendo. Forse non sono poi così male- le sue tecniche di dissuasione non funzionerebbero nemmeno con un bambino di cinque anni.
-No, tagliali pure. Voglio un nuovo ricordo-
È questa la differenza tra me ed Ian.
Lui si lascia ossessionare dal passato, prova inutilmente a cambiarlo. Io lo seppellisco sotto strati e strati, così tanti livelli da non poter più vedere la base.
Entrambi siamo destinati ad impazzire.

Progetto 27|| Broken SoulWhere stories live. Discover now