Capitolo 25

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Drew

Non faccio in tempo ad aprire la porta che Ian si è già infilato nella mia camera. Mi sono dovuto alzare di scatto, prima che il suo bussare incessante turbasse i sogni di qualcun altro. Avverto ancora sulle spalle il calore delle coperte che man mano viene eroso dall'aria fredda proveniente dal corridoio.
Mi reggo alla porta, incapace di trovare un equilibrio da solo. È successo tutto così in fretta che quasi sono inciampato sui miei stessi piedi, scendendo dal letto. Immagino che non mi abbia strappato via dalle lenzuola senza un valido motivo.
O almeno è quello che spero, con lui non si può mai sapere.
Non ricordo nemmeno cosa stessi sognando.

Lo osservo a lungo camminare avanti e indietro, perso in pensieri che non sembrano riguardarmi. Eppure una parte di me non riesce a trattenere il sorriso che stupidamente si forma sulle mie labbra.
Sono contento che si fidi di me.
Era quello che desideravo fin dall'inizio: che avesse qualcuno da cui andare nel caso ci fossero problemi.

All'improvviso alza lo sguardo, congliendomi sul fatto.
- Che c'è? Aspettavi qualcun altro?- borbotta scrollando il capo e ritornando alla sua marcia pensierosa.
Seppure solo per un attimo, riesco a scorgere i suoi occhi arrossati, che inutilmente cercano di sfuggire al confronto con i miei. Stringo la maniglia della porta, costringendomi a sorvolare sul problema per potere mandare avanti la conversazione.
Lo conosco abbastanza da aver imparato, a mie spese, che cercare di intervenire per aiutarlo in modo diretto è un'impresa suicida, porta solo allo scontro.
Devo solo rimanere al suo gioco fino a quando non si sentirà pronto per parlarmene.
Nonostante ignorare certe cose non sia proprio nella mia natura.

-Certo, non lo sai? C'è sempre un traffico incredibile in questa zona della casa. Sono molto popolare-
Lui sbuffa, ridendo brevemente.
-Solo perché somigli a me-
Poi si gratta il capo, improvvisamente serio.
-Ti ho svegliato?- domanda quasi retorico, conosce già la risposta, vuole solo il permesso per rimanere.
-Non importa, non avevo molto sonno comunque-
-Bugiardo.- mi ribecca sorridendo.
Poi la sua espressione cambia per l'ennesima volta da quando entrato, illuminandosi.

-A proposito, non avevi qualcosa da confessarmi?- posa il suo sguardo assorto su di me, ancora poggiato alla porta.
In risposta alle sue parole, il mio stomaco si contorce, contrariato.
Non penso sia il miglior discorso da fare quando lui è in queste condizioni: la sua imprevedibilità è di un altro livello questa sera.
Ho paura di non riuscire a gestirlo, di sbagliare tutto di nuovo.
-Allora?- più mi incalza, più il ritmo del mio cuore accelera.
-Non sono sicuro sia il momento giusto- sussurro nella speranza che gli basti.
Chissà come reagirebbe se gli parlassi di Nick. Il solo pensiero mi fa rabbrividire.

Con mia sorpresa non controbatte, anzi, non sembra nemmeno avermi sentito. Ian è sempre pensieroso, non ci vuole molto per capirlo anche solo da un primo incontro; però è sempre lucido, a differenza di adesso.
L'ho sempre visto avere il controllo dei suoi pensieri e dell'ambiente che lo circonda, sfiorando il maniacale.
Il ragazzo che ho davanti invece, sembra esserne sommerso, alla disperata ricerca di qualcosa a cui aggrapparsi.
-Ho bisogno di bere- annuncia, pare aver già dimenticato il discorso precedente.
Rimango sorpreso, e devo pizzicarmi il braccio più volte per assicurarmi di non essere ancora sotto le coperte, nel bel mezzo di uno strano sogno.
-Alle due di notte?- provo a farlo ragionare, ma so che è una battaglia persa. Posso solo sperare che scarti l'idea in fretta proprio come ha fatto poco prima.
-Ho bisogno di smettere di pensare per un po'- si porta una mano vicino la testa, gesticolando come se potesse rappresentare il flusso dei suoi pensieri. È come se lui stesso fosse incastrato tra i suoi ricordi e le sue sensazioni, incapace di liberarsi.
-Non pensavo bevessi-
Ian sospira, e non so se sia stanco della situazione o solo di parlare con me.

Progetto 27|| Broken SoulWhere stories live. Discover now