Capitolo 4

1.3K 103 11
                                    

Alexa

Dove mi trovo?
Questo posto è strano.
Sto fluttuando, non mi capita spesso.
Qui manca la gravità, ma anche il tempo.
Tutto si muove ma rimane fermo, un eterno cambiamento senza evoluzione.
Il siero deve proprio avermi dato alla testa.
O forse è l'effetto delle droghe? Sono un po' in ritardo però.

Come faccio ad uscire da qui?
Non ho tempo da perdere.
Il mio piano si è appena concluso, adesso devo solo cercare di sopravvivere abbastanza a lungo, fino a quando non avrò trovato una soluzione.

Soluzione.
Soluzione.
Soluzione.

Com'è possibile che qui ci sia l'eco?
E soprattutto, come fa ad esserci l'eco dei miei pensieri?

La vita non ha soluzioni.

Un'altra visione, fantastico.
Quante morti dovrò ancora vedere?
La voce mi è familiare, ho solo un vago ricordo del suo avvertimento.
Mi aveva detto di stare attenta, che alcune di loro mentono.

Non c'è una strada giusta, nè una sbagliata.
La morte non è sempre un errore.

Mi sento così debole.
Devo trovare un modo per interagire, ma ogni mia forza sembra allontanarsi dal mio corpo ogni istante di più.
Sarebbe bello poter dormire.
Anche solo riposare per un po'.
Sono stanca.
Perchè devo sempre essere io a risolvere i problemi? Salvare tutti?
Ho solo bisogno di una pausa.
Per poco, davvero.
Sarà una questione di minuti e...

I miei arti stanno perdendo consistenza, non sono mai stata così leggera.
Così libera.
Sarà solo un attimo.

È troppo presto per te.
Non riesci ancora a gestirlo.

Vengo violentemente attirata verso il basso, costretta a proteggermi con le braccia per non sentire l'aria schiaffeggiarmi il viso.
Sto precipitando.

Se prima il mio corpo era etereo, una volta toccato il suolo riesco a percepire il dolore attraversarmi le ossa.
È reale, nonostante io sappia di essere in una visione.
Che cosa significa tutto questo?

Destra.
Sinistra.
Ancora! Ancora! Ancora!
Attenta lì.
Forse non dovresti entrare.
Non fidarti.
E se fosse la fine?

Ci sono troppe strade.
E io.
Voglio solo.
Riposare.

●●●●●●●●

Mi sveglio di soprassalto, subito accolta da un lancinante mal di testa.
Sono costretta a ricadere sul materasso a causa del senso di sbandamento.
Riconosco il soffitto dell'infermeria, realizzato in finto marmo.
Perfino tenere gli occhi aperti è difficile.

-Ben svegliata, Alexa- riconosco la confortante voce di Kira, sebbene non abbia le forze per alzare il capo e guardarla.
-È andato tutto bene- si avvicina al lettino in modo che io riesca a cogliere ogni suo sguardo.
Sembra sincera e io non mi trattengo dal sospirare.
-Se ti senti stordita, è normale, passerà presto- noto la sua gentilezza forzata, puramente formale, del tutto anomala nella sua persona.
Che ci sia qualcun altro in stanza?

-Mi fa male la gamba- mormoro, anche solo cercare di muoverla mi causa delle fitte insopportabili.
Kira mi dà le spalle, si sta disinfettando le mani.
-Oh, quello non c'entra con il siero- borbotta lasciandosi scappare una nota seccata.
Guardo i miei polsi fasciati di bianco, le ferite pizzicano a contatto con le bende.
Scosto le lenzuola ruvide per analizzare la situazione personalmente; spero di non essere messa così male.

Una ventata fresca mi fa rabbrividire, la sento percorrere le gambe nude.
Nude.
Qualcuno mi ha spogliato e insaccato in una maglietta larga, dimenticandosi dei pantaloni.
-Sono stata io a vestirti, immagino che tu riesca a ricordare com'erano ridotti gli abiti i precedenti- Kira sembra sempre più amareggiata, non so per quanto riuscirà a reggere questa messa in scena.
Certo che ricordo del pazzo che ha fatto a brandelli la mia camicetta per guardarmi le tette.

Mi guardo intorno, assicurandomi che non ci sia nessuno.
La coscia è ancora gonfia, i punti sono abbastanza freschi.
Il bendaggio è proprio accanto alla cicatrice del colpo del proiettile.
Sembra passata una vita.
E in un certo senso lo è stata.
Una vecchia vita.
Con una famiglia.
Io ed Ian in lotta con i nostri sentimenti.
È tutto diverso adesso.

-Per quanto ho dormito?- non riesco a smettere di guardare il segno della mia precedente avventura.
Vorrei tornare indietro.
Darei tutto, anche rivivere quel dolore lancinante, per poter trascorrere quei mesi di pace.
Farei le cose in modo diverso.
Non mi perderei in stupide insicurezze da ragazzini, non lascerei ad Ian gestire completamente la situazione.
Sono più grande adesso.
Sono l'Alexa che ho visto nello specchio in una visione.
Non volevo diventare come lei, ma è quello che sono ora.

- Nove ore e mezza-
Provo ad alzarmi, ma l'ormai familiare mal di testa ritorna a farsi sentire.
Adesso ho pure le vertigini.
-No no ehy, ehy, torna a letto, non sei ancora in forma- la ragazza mi spinge con un'inaspettata forza contro lo schienale del lettino.
La mia gamba urla per la mossa brusca; non mi è consentito nemmeno sfiorarla.
L'unica cosa che sento bruciare più del dolore è la rabbia verso quell'uomo.

-Tieni, questi sono i risultati delle tue analisi, è tutto sotto controllo- mi porge una cartellina, in prima pagina ci sono tutti gli aggiornamenti minuto per minuto sui test che hanno effettuato su di me.
Non ci capisco niente.
Giro pagina, fingendomi interessata, come se l'emicrania non mi stesse logorando.
Sul secondo foglio c'è un messaggio.
"Hanno aumentato la sicurezza, ci sono le telecamere ovunque.
Ti giuro che va tutto bene, il mio esperimento ha funzionato, le tue facoltà cognitive non dovrebbero essere state alterate.
Rispondi "ho un po' di fame" se ti senti te stessa."

Sollevo lo sguardo dalla raccolta di documenti e la vedo fremere, aspettando la frase.
Se io non fossi me stessa, se in qualche modo fossero riusciti ad alterare la mia personalità, lei sarebbe nei guai.
-Ho un po' di fame- in realtà il mio stomaco non è per niente disposto a interagire con alcunché, e immagino che lei lo sappia.
Sorride, lasciandosi scappare un'espressione sollevata.
-Vado subito a prendere qualcosa dalla dispensa, siamo in piena notte, non penso di trovare qualcosa di meglio di qualche biscotto.-
Annuisco e appena lascia la stanza continuo la lettura:
"Devi stare attenta, adesso loro si fideranno di te quasi ciecamente. Pensano che il siero ti abbia reso del tutto fedele, ma dovrai subire un altro interrogatorio, devi pensare a cosa dire."

Vorranno una spiegazione per ogni cosa.
Vorranno sapere dove sono i ragazzi adesso.

"Potresti fingere un'amnesia, ma non ti metterebbe in una buona posizione, saresti sempre braccata.
Immagino che non sia la migliore delle opzioni."

Non posso rivelare la loro posizione, sarebbe un suicidio.
Ho bisogno di tempo per trovare una scusa, uno stratagemma, qualcosa.

Due colpi decisi alla porta mi fanno trasalire, il mio primo istinto è nascondere la cartellina sotto il materasso.
Kira non può finire nei guai, ma se è vero che mi stanno guardando, non posso attirare l'attenzione in questo modo.
Forse potrei...
Casualmente.
Lasciare la presa.
E farla cadere.

La porta si spalanca subito dopo.
Appena in tempo.
-Sono contento di vedere che ti sei svegliata- il nuovo arrivato fa il suo ingresso, non posso far altro che celare le mie emozioni stringendo il lenzuolo.
È qui per farmi l'interrogatorio?
Proprio lui.
-Ciao Adam- .

Scusate il ritardo■

Progetto 27|| Broken SoulWhere stories live. Discover now