Parte 10

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Per Natale mi regalarono molte cose. Tra cui dei colori a matita e degli acrilici. Gli mandai una foto e lui rispose che mi avrebbe insegnato ad usarli. Fui contenta di quella sua tacita promessa. Ma non mi resi conto che era un movente per vederci ancora. Quella sera mi regalarono una penna a china e un telefono e passammo la serata tra una risata e un bicchiere pieno. I miei fratelli ridevano ed io ero felice con un segreto misterioso ancorato allo schermo nuovo del cellulare e una cartella sul desktop che portava il suo nome. Salvai le chat e lui sparì per qualche ora per poi scrivermi che stava male. Mi sembrò strano e gli chiesi delle spiegazioni, quasi come se me le dovesse. Dimenticavo che nessuno dei due doveva niente all’altro, che ancora non ci appartenevano e che per me, non ci saremmo mai appartenuti. Disse che l’aveva lasciata ma a quel punto non era più lui che stava male, ma io. Mi sentì la causa della sofferenze di due persone e smisi di rispondergli. Mi mandò gli screen e dopo il mio silenzio mi cercò con più insistenza. Io lessi ciò che si erano scritti. Tra insulti e vittimismo avanzavano le sue bugie. “dico tante cose” mi aveva detto poco tempo prima e da quei messaggi capì che “cose” significava “cazzate”. Mi immedesimai, inevitabilmente, in quella ragazza. Io non sapevo niente di loro ma avevo saputo dividerli. Io non conoscevo il suo nome, ne la loro storia. Lui non mi raccontava mai niente di lei. Era come se lui la rimuovesse, quando stava con me. Ma a leggere i messaggi capì che rimuoveva me, quando stava con lei. I miei sensi di colpa si trasformarono in rabbia quando in uno screen lessi che lei non si spiegava questa rottura, che fino a qualche giorno prima, lui, le aveva professato amore. Io mi sentì come tradita e mi chiesi se quel giorno io e lui ci eravamo già conosciuti. Mi sentì tradita ma non mi spiegai il perché. Era lei la sua donna, io ero solo un’amante. Una scappatella e non potevo permettermi la stessa gelosia che invece si permetteva lui quando gli parlavo dei miei amici. Lui se la permetteva, a quel punto ero io a mettere in chiaro le cose. Non si può essere gelosi di qualcosa che non ci appartiene, così gli avevo risposto, ma in quel momento, la gelosa ero io.



Non si può essere gelosi di qualcosa che non ci appartiene. Lui non mi apparteneva e io non appartenevo a lui, eppure eravamo entrambi gelosi. Io, da parte mia, mi sforzavo di nasconderlo. Lui, da parte sua, lo evidenziava. Non si può essere gelosi di qualcosa che non ci appartiene. Ma le persone non sono “qualcosa” e un “qualcuno” non ci può appartenere. Le persone non sono cose. Quindi eravamo gelosi, proprio perché non potevamo appartenerci. Forse siamo gelosi perché non potremmo appartenerci.

L'Alba di Caøs ed ÅrmoniåDove le storie prendono vita. Scoprilo ora